Gli orti restano un sogno

Gli orti restano un sogno Ciriè: il pretore confisca i terreni a Borgaro e condanna gli speculatori Gli orti restano un sogno Ma i 48 «lottizzatovi» abusivi sono assolti E' finito con quattro condanne e 48 assoluzioni il processo per gli orti urbani di Borgaro, in cui 52 persone erano accusate di aver avviato una lottizzazione abusiva sui terreni agricoli di via Mappano lungo la tangenziale. La sentenza, pronunciata ieri sera nella sala consiliare del Comune di Ciriè (i locali della pretura erano troppo stretti per contenere tutti gli imputati), chiude una vicenda iniziata alla fine dell'89, quando il geometra Pietro Pene, 54 anni, via Torino, Bosconero - ha alle spalle quattro condanne per truffa e decine di denunce per abusi edilizi -, aveva acquistato, tramite il procuratore Marco Cavaglià, 33 anni, Rivoli, il terreno agricolo di via Mappano dai coniugi Paola Borello e Giovanni Gennero, 55 e 52 anni, via Commenda a Caselle: 70 mila metri quadri, 40 mila dei quali vennero rivenduti dal geometra a 48 compratori, operai e artigiani della zona, che volevano utilizzare i terreni per coltivare degli orti. «Sognavamo - dicevano ieri gli imputati - pezzetti di terra recintati, in cui costruire baracche per gli attrezzi. Li abbiamo pagati cari e credevamo fosse tutto in regola». Sui terreni non erano permesse né costruzioni né frazionamenti: gli atti d'acquisto, così, si fecero a nome di una cooperativa agricola costituita appositamente. Dopo la realizzazione dei primi box e recinzioni, oltre che di una strada sterrata per collegare i lotti, i vigili urbani di Borgaro ravvisarono l'inizio di una lottizzazione abusiva, inviando una denuncia alla Procura cui seguì, nell'ottobre del '90, il sequestro dei terreni. Per i quattro maggiori prota¬ gonisti della vicenda, il pretore di Ciriè, Antonio Malagnino, ha accolto in pieno le richieste di condanna presentate dal pubblico ministero Angelo Barbieri: 1 anno e 3 mesi di carcere, 70 milioni di ammenda e il divieto di esercitare la professione per 1 anno per il geometra Pene; 9 mesi e 40 milioni per Marco Cavaglià e Giovanni Gennero; 3 mesi di arresto e 25 milioni di multa, concesse le attenuanti generiche, per Paola Borello, oltre al risarcimento di 5 milioni al Comune di Borgaro che si era costituito parte civile al processo. Tutti gli incauti compratori dei terreni, per i quali la pubblica accusa aveva chiesto un mese di reclusione, sono stati assolti «perché il fatto non costituisce reato»: il giudice ha accolto le tesi dei difensori Oderda e Zancan, che hanno dimostrato che i neo-contadini non avevano la consapevolezza di compiere un reato. Per i terreni di via Mappano, il pretore ha però disposto la confisca: una punizione, in ogni caso, per i 48 sprovveduti neoproprietari che sognavano un orticello in cui coltivare pomodori. Dopo la sentenza, i 48 erano visibilmente sollevati: «Temevamo peggio. Quegli òrti, però, li avevamo pagati con i nostri risparmi, fino a 18 milioni ciascuno, e adesso andranno al Comune». Per il geometra Pene, una condanna che si aggiunge a una sfilza di episodi con contorni anche divertenti: negli anni scorsi cercò di affittare ad equo canone i locali di una caserma di artiglieria e di vendere terreni di proprietà dell'Ativa. Giovanna Favro Un anno e 3 mesi al professionista di Bosconero che ideò l'affare Un'altra vicenda giudiziaria per il geometra Pietro Pene (a fianco) questa volta in pretura a Ciriè insieme ai suoi ex clienti