Cisl: sì ai 4 candidati del segretario Manghi ma il Consiglio si spacca

Cisl: sì ai 4 candidati del segretario Manghi ma il Consiglio si spacca Alla minoranza due esponenti Cisl: sì ai 4 candidati del segretario Manghi ma il Consiglio si spacca Il Consiglio generale della Cisl ha eletto ieri a Villa Lascaris tre componenti di segreteria proposti dal segretario responsabile Bruno Manghi: Tom Dealessandri, Giovanni Marchionni e Aldo Roncarolo. Altri due nomi verranno proposti dalla minoranza (che raccoglie la maggior parte delle categorìe del pubblico impiego), dopo una pausa di riflessione. Il «parlamentino» Cisl ha dunque sancito che esistono nella struttura due schieramenti contrappósti. Ma non è stata una decisione indolore. Il braccio di ferro ha reso ingovernabile la Confederazione per due anni, tanto che Manghi si è visto costretto, il 5 dicembre, a convocare il Consiglio, ponendo all'ordine del giorno le proprie dimissioni e la sfiducia alla segreterìa. Cruento il dibattito, morbide le conclusioni. Per evitare «di contarsi», minoranza e maggioranza hanno ribaltato l'ordine del giorno: dimissionari i cinque segretari (Bernard, Dealessandri, Gino, Marchionni, Vizzarì), incarico a Manghi con la supervisione del leader regionale Giancarlo Fanero di formare il nuovo organismo dirìgente in grado di rimettere in sesto e guidare l'organizzazione fino al congresso del '93. Alle varie categorìe, Manghi ha chiesto i nomi di eventuali candidati. Il 20 dicembre ha inviato ai componenti del Consiglio una lettera con acclusa una scheda contenente dieci nomi, da restituire entro il 10 gennaio con tre preferisse. Una sorta di elezioni «primarie» che avrebbero agevolato il dibattito in Consiglio. L'iniziativa non è piaciuta a tutti, anche se per opposti motivi. Due esempi. Ha protestato Giorgio Bernard, dimissionario ma disponibile a ricandidarsi, che non era stato posto in lista, ha protestato Bruno Gino, dimissionario e inserito nell'elenco: «Alcuni sono garantiti nel rientro, altri solo nell'uscita». E si arriva ai giorni scorsi, con un nuovo giro di consultazioni. Dice Bruno Manghi aprendo i lavori a Villa Lascaris: «Ben 96 incontri, individuali e collettivi. Prima con tutti, poi con gli incerti». L'esito? «Farò una proposta». In realtà, al termine del dibattito, ne formula tre: «Quattro nomi, me compreso, di mia fiducia, con possibilità di integrazione da parte della minoranza, da votare subito; oppure o in seguito; o, ancora, sei nomi da votare subito». La controrelazione tocca a Bernard. «In questi mesi - sottolinea - è cambiato il problema. Si è infatti scoperto che Manghi intendeva spianare la strada per il suo successore, Tom Dealessandri. Bene, allora discutiamo di questo argomento. Rinviamo di 15 giorni e cerchiamo un riequilibrio. Ma le cifre devono essere 3-3, non 42. E' un punto irrinunciabile». E il dibattito, iniziato con un'ora e mezza di ritardo per le riunioni separate, prosegue con dichiarazioni prò e contro. Nel pomerìggio, la minoranza chiede una sospensione, mette a punto un documento in cui sollecita le dimissioni di Manghi, che ribatte: «Adesso basta, questo non è all'ordine del giorno». Nuova sospensione, a denti stretti la minoranza accetta il 4-2: «Viene riconosciuto il nostro ruolo». Votazione, passa di misura il 4-2 dilazionato, la seconda proposta di Manghi. Finalmente (sono le 19) si votano i candidati: Dealessandri 75 voti, Marchionni 69, Roncarolo 61. Cario Novara

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