I promissory venezuelani tutti validi

I promissory venezuelani tutti validi Prosciolti in 5 I promissory venezuelani tutti validi Non esisteva la maxitruffa per 700 miliardi fra Venezuela ed Italia che, nell'ottobre scorso, portò alla denuncia di un finanziere torinese, tre funzionari governativi venezuelani ed un fuoriuscito nicaraguegno. Il giudice delle indagini preliminari ha disposto l'archiviazione del fascicolo. Cinque persone (Paolo ravanelli, Juan Parodi, José Rapahael Callejas, José Jimenez Tovar, Ricardo Chalboud) erano state fermate da funzionari della Criminalpol alla Malpensa e successivamente denunciate. Nelle valigie dei sudamericani, che il torinese ravanelli era andato ad accogliere, gli agenti avevano trovato fotocopie di promissory notes (certificati di credito) di una banca venezuelana, il Banco de Desarollo Agropecuario, più noto come Bandagro. La Criminalpol affermò: «Si tratta di fotocopie di documenti fasulli, pronti ad essere introdotti in Italia per fini truffaldini». Nei mesi successivi l'avvocato milanese Romano Cajelli ha compiuto un viaggio a Caracas: «I magistrati di quel tribunale hanno compiuto una serie di controlli al loro ministero delle Finanze acquisendo elementi che inducono a ritenere validi quei certificati di credito». Il pm ha ribadito che «si può affermare che la documentazione sequestrata all'aeroporto di Malpensa trova il suo originale conforme in Venezuela». E il giudice ha disposto l'archiviazione del fascicolo processuale.

Persone citate: Cajelli, José Jimenez Tovar, José Rapahael Callejas, Juan Parodi, Ricardo Chalboud

Luoghi citati: Caracas, Italia, Venezuela