Vento leghista, anzi bufera su Edimburgo

Vento leghista, anzi bufera su Edimburgo GRAN BRETAGNA NNf Il Bossi delle Highlands rivendica il petrolio del Mare del Nord e Sean Connery gli fa pubblicità Vento leghista, anzi bufera su Edimburgo Metà degli scozzesi è favorevole all'indipendenza da Londra LONDRA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Soffia impetuoso il vento «leghista» anche sulla Scozia. Perché, oltre alla sanguinosa ondata terroristica dei nord-irlandesi, il governo Major vede adesso spalancarsi all'improvviso un nuovo «fronte» di secessione: metà degli scozzesi, secondo un sondaggio presentato ieri dalla «Itv», reclama adesso la piena indipendenza da Londra, mentre un altro quarto si accontenta almeno di un'ampia autonomia. Solo un quinto degli intervistati difende gli attuali legami in seno al Regno Unito, che risalgono indietro nei secoli fino al 1707. I clamorosi risultati dell'inchiesta hanno attizzato gli animi ieri pomeriggio ai Comuni, dove già siede un vociante pugno di deputati «nazionalisti» scozzesi che nell'87 avevano raccolto quasi mezzo milione di voti. Se la tendenza registrata nel son¬ daggio verrà davvero confermata nelle elezioni di primavera, gli indipendentisti potrebbero raggiungere un milione e mezzo di voti e triplicare la propria rappresentanza. E con la prospettiva di elezioni molto incerte, sarebbero guai seri per il primo ministro Major. Tanto più che laboristi e liberal-democratici, fiutato il vento, si sono già impegnati, se arriveranno al potere, a concedere una larga autonomia agli scozzesi e a resuscitare il Parlamento di Edimburgo. «E' impensabile. Certa gente sembra vivere nel mondo della luna» ha commentato sconsolato ieri in Parlamento il ministro per la Scozia, Ian Lang. E, interrogato alla tv, il ministro della Difesa Tom King ha detto, lapidario: «Sarebbe una tragedia». Soprattutto per il governo conservatore che oggi può contare solo su 9 dei 72 parlamentari scozzesi, già monopolizzati da laboristi e nazionalisti. Questo risveglio indipendentista non nasce da un nostalgico ritorno al passato degli Stuart, ormai sepolto dai secoli. No, il risveglio nazionalistico si basa su concrete motivazioni economiche e sociali. Perché la Scozia, malgrado le ricchezze petrolifere del Mare del Nord, è stata pesantemente colpita dalla recessione economica con la chiusura delle miniere carbonifere e dell'acciaieria di Ravenscraig. Il Bossi scozzese, il capofila del partito nazionalista, si chiama Alex Salmond e ha facile presa sull'elettorato locale quando sostiene che «con il distacco da Londra noi scozzesi risparmieremo due miliardi di sterline, quanto oggi paghiamo in tasse all'Inghilterra. Tutto quel denaro, unito alle ricchezze petrolifere, servirà a creare migliaia di nuovi posti di lavoro e farà scomparire la disoccupazione». In realtà, il petrolio del Mare del Nord fa gola a Londra, che è de¬ cisa a non lasciarsi sfuggire questa fonte di introiti, calcolata in un miliardo e mezzo di sterline all'anno. E difatti il ministro degli Esteri Hurd e quello dell'Ambiente Heseltine hanno ammonito gli scozzesi che, secondo le leggi internazionali, i pozzi «offshore» appartengono alla Gran Bretagna e non potrebbero essere rivendicati da un'eventuale Scozia indipendente. Questo resta uno scenario futuribile per adesso. I nazionalisti scozzesi attendono ora speranzosi le elezioni, contando sugli impegni già presi dai laboristi a loro favore. E affidano la loro propaganda a Sean Connery, l'ex James Bond dello schermo, che è originario delle Highlands e che ha prestato la sua voce a uno show pubblicitario degli indipendentisti facendo aumentare di colpo i seguaci della Usta capitanata da Salmond. Paolo Paini no

Persone citate: Alex Salmond, Heseltine, Hurd, James Bond, Paolo Paini, Salmond, Sean Connery, Tom King, Vento