E il «nuovo partito» va a Samarcanda

E il «nuovo partito» va a Samarcanda E il «nuovo partito» va a Samarcanda // «Popolo»: è soltanto un intruglio qualunquista ROMA. Per Samarcanda stavolta la tempesta arriva prima. Fra colloqui al vertice, telegrammi e indignazioni assortite, m Rai è già polemica sul «partito che non c'è» e su una trasmissione che non c'è ancora stata. Si muovono Pasquarelli e Manca, chiedendo modifiche alla scaletta e convocando per domani mattina il consiglio di amministrazione, possibile tribunale di una sentenza immediata. Ma Santoro resiste e assicura che, in caso di un annullamento all'ultimo minuto della puntata, «sono pronto a chiudere con Samarcanda». Il motivo di tanta agitazione è facilmente desumibile dall'elenco delle persone che stasera passeggeranno nella piazza televisiva di Michele Santoro, attorniati da un pubblico esclusivamente femminile: Achille Occhetto, Giorgio La Malfa, Mario Segni ed Eugenio Scalfari. I leader del «partito che non c'è», del quale gli intellettuali Scoppola, Muzi Falcone e Flores d'Arcais stileranno in diretta il manifesto programmatico, seguendo le indicazioni dei telespettatori e di un gruppo di cittadini collegati dalla Galleria Umberto di Napoli e dalla Galleria Vittorio Emanuele di Milano, scelti fra chi vota scheda bianca. Ci saranno anche Maurizio Costanzo e il direttore del Sabato Paolo Liguori, chiamato ieri mattina da Santoro proprio per tacitare i sospetti di un programma a senso unico. Al socialista Manca e al democristiano Pasquarelli, presidente e direttore generale della Rai, di questo progetto non piace quasi nulla. Temono che le voci della piazza e delle Gallerie si fondano in un unico coro contro i partiti di governo. Ad aprire le ostilità è stata la de, con un telegramma del consigliere d'amministrazione della Rai Sergio Binda al direttore generale: «Samar¬ canda rischia di intervenire pesantemente sulla campagna elettorale». Un grido di dolore contro una potenziale «trasmissione antipartiti» che Pasquarelli ha subito raccolto, convocando nel suo ufficio il direttore di Raitre Angelo Guglielmi per un breve ripasso del galateo cui devono ispirarsi i programmi della tv pubblica. Non un «pentalogo», stavolta, ma un tris di regolette da tenere bene in mente in tempo di elezioni: 1) «Dialettica fra chi ha diverse concezioni dei ruolo dei partiti nella società, anche per evitare di influenzare le libere scelte degli elettori»; 2) «Un pubblico che non rivesta il ruolo simbolico e improprio di tribunale giudicante»; 3) «Garanzie di imparzialità, pluralismo e possibilità di contraddittorio». «Mi auguro che oltre a quello che non c'è, facciano vedere anche il partito che c'è», sintetizza in una battuta il presidente socia¬ lista Enrico Manca, che stavolta è schierato al fianco di Pasquarelli e della de, durissima con «l'anarchico» Santoro. Un editoriale del Popolo, tra l'altro, definisce la puntata di stasera «un intruglio qualunquista e movimentista». Il presentatore di Samarcanda regge il colpo: «Non siamo tribuna politica. E gli amministratori della Rai debbono smetterla di muoversi per preoccupazioni di tipo partitico. Quello di stasera è solo 0 primo round di un progetto che comprende anche un 'Taccia a faccia" LegaRete ed uno fra de e socialisti. ! Vorrei sapere perché solo io de-, Ivo dosare gli ospiti col bilancino, mentre a Fatti vostri il pubblico applaude Craxi dalla mattina alla sera. E poi, chi decide quando comincia la campagna elettorale?» Chiunque lo abbia deciso, è già cominciata. Massimo GrameMni

Luoghi citati: Milano, Napoli, Roma