«Nessun giallo sulle carte di Moro» di Giovanni Bianconi

«Nessun giallo sulle carte di Moro» Martelli nega la scomparsa dei documenti, ma i giudici aprono un'inchiesta «Nessun giallo sulle carte di Moro» // ministro della Giustizia: gli atti sono in Procura Precisazione di Scotti, subito convocato al Quirinale ROMA. Che fine hanno fatto i documenti del «caso Moro» che stavano al Viminale? Il giorno dopo le rivelazioni sulle carte scomparse al ministero dell'Interno, arrivano pezzi di verità e nuovi interrogativi, una pioggia di precisazioni e di smentite. La giornata è cominciata con Cossiga che convoca Scotti al Quirinale di prima mattina, ed è finita con l'apertura di un'inchiesta alla Procura di Roma dove c'è già l'ipotesi di reato, anche se «contro ignoti»: «violazione della pubblica custodia di cose», articolo 305 del codice penale. Appena letti i giornali, ieri mattina, Cossiga ha chiamato a rapporto il ministro dell'Interno Scotti per ottenere «chiarimenti». L'annuncio è stato dato dal Quirinale alle 8,45, e poche ore dopo è arrivata la smentita del Viminale: «Nel corso dell'audizione alla Commissione stragi il ministro Scotti non ha mai affermato che dal Viminale siano spariti documenti riguardanti il caso Moro»; ha solo «confermato che, sulla base dei documenti esistenti, non risulta trasmessa dall'autorità giudiziaria la documentazione richiesta. Di conseguenza, ogni illazione su comportamenti omissivi dei ministri dell'Interno prò tempore è da considerarsi infondata, e quindi falsa». Il Viminale ha anche comunicato che i «pochi fogli» esistenti nell'archivio con le relazioni di alcuni «esperti» collabo- ratori di Cossiga sono stati inviati alla Commissione stragi. Subito, il presidente del Senato Spadolini ha commentato: «Esprimo soddisfazione per la netta smentita del ministro dell'Interno». E in serata, ecco la precisazione del ministro della Giustizia Martelli: «Non c'è giallo e non c'è mistero. Le carte sono dove devono essere, e cioè presso la Procura della Repubblica di Roma». Tutto risolto, quindi? Non esattamente. Il problema, infatti, resta quello che negli archivi del Viminale non c'è traccia nemmeno della risposta negativa dell'allora procuratore di Roma alla richiesta di atti di Cossi¬ ga, che invece ci sarebbe dovuta essere. Così come Scotti non ha trovato niente sulle riunioni dei vari comitati di crisi costituiti da Cossiga nei 55 giorni del sequestro Moro, che invece - come risulta dalle inchieste giudiziarie - furono verbalizzate. Che le carte processuali siano alla Procura di Roma non è mai stato messo in dubbio da nessuno, gli interrogativi riguardano se e quando una copia finì nelle mani di Cossiga, e dove sono ora quelle carte. Alcuni atti dell'inchiesta giudiziaria, in seguito, sono risultati manomessi: le bobine con le intercettazioni telefoniche sono apparse «ripulite» o «disturbate»; un rullino di fo¬ tografie scattato in via Fani la mattina del 16 marzo 1978, è sparito. Su questo ci fu anche un'inchiesta ministeriale che non ha chiarito tutti i dubbi. Il procuratore della Repubblica di Roma dell'epoca, Giovanni De Matteo, che il 30 marzo '78 ricevette la richiesta di Cossiga, non ricorda se gli atti furono inviati al Viminale. «Ma una risposta - dice - si può trovare negli atti dell'istruttoria». Anche lì dovrebbe esserci l'eventuale risposta negativa a Cossiga, che comunque, spiega De Matteo, «in base alla legge si doveva dare per iscritto e inviare al ministro». Negli archivi del ministero, invece, non risulta. L'ex-sostituto procuratore Infensi, che all'inizio si occupò del rapimento Moro, ora non vuole fare dichiarazioni. Ma nel 1988, in un'intervista a Panorama, disse: «Ci fu una controversia, perché gli atti io non li diedi al ministero. E non li diedi perché il ministero degli Interni non ci fornì nessuna di quelle indicazioni che noi chiedevamo. Siccome il ministero non collaborò... quando venne il vicecapo della polizia Macera a chiedere gli atti, ricordo che non li demmo...». Nemmeno di questi rapporti contrastati tra Procura e ministero (che De Matteo non ricorda, e che altre lettere di Cossiga a De Matteo smentirebbero) c'è però traccia negli archivi del Viminale. Delle riunioni dei tre «comitati di crisi» istituiti da Cossiga durante il sequestro Moro, ha spiegato Scotti alla Commissione stragi, «nulla risulta in merito a verbali o appunti». Eppure al giudice istruttore Rosario Priore, l'allora sottosegretario all'Interno Nicola Lettieri dichiarò che il cosiddetto comitato tecnico si riuniva nella sede del ministero... Quanto al comitato di coordinamento (da intendersi il tecnico-politico-operativo) la verbalizzazione era stata affidata a un funzionario del ministero dell'Interno di nome Pellizzi. Giovanni Bianconi Il presidente della Repubblica Francesco Cossiga era ministro dell'Interno nei giorni di Moro

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