Torna dopo 50 anni il giornale fondato da Maurras

La re-Action Française Torna dopo 50 anni il giornale fondato da Maurras La re-Action Française Nata dal caso Dreyfus, morta a Vichy L A Francia è un grande magazzino teatrale, pieno di corazze, alabarde, scudi, vessilli, parrucche, berretti frigi, aquile imperiali, sciarpe repubblicane. In tjuesto grande deposito della memoria storica vi sono i costumi e i fondali con cui fu messa in scena, dagli anni di Ugo Capeto, la meravigliosa storia di Francia. Qui nulla viene gettato, tutto viene conservato, repertoriato, pulito e restaurato. Quando un uomo o un movimento politico vogliono parlare alla nazione corrono al magazzino del Teatro di Francia e scelgono il costume che più si addice ai loro gusti e al loro talento. Il generale de Gaulle vi andava spesso per cercare ora la corazza di Giovanna d'Arco, ora la parrucca di Luigi XIV, ora la sciarpa repubblicana dei patrioti giacobini, ora il kepi dei grandi marescialli. Come i melomani riconoscono una grande opera dai primi accordi dell'orchestra, così i cittadini francesi, assiepati nel teatro, riconoscono il copione e lo accolgono, a seconda delle preferenze, con fischi o applausi. Qualcuno, negli scorsi giorni, si è introdotto nei magazzini del teatro per impadronirsi dei costumi dell'Action Frangaise. Riappare nelle edicole, a ottantatré anni dal suo primo numero, il giornale di uno dei movimenti più bellicosi e reazionari che abbiano mai agitato le acque della vita politica francese. Non sappiamo ancora con cruale veleno sarà scritto, cruali saranno le sue battaglie, contro cruali nemici scaglierà i suoi fulmini. Ma se vogliamo, come il pubblico del loggione, riconoscere le sue battute dobbiamo rileggere rapidamente le scene del dramma di cui fu protagonista. L'Action Frangaise ha una preistoria: il caso Dreyfus. : Quando nel 1895 il piccolo capitano ebreo fu trascinato di fronte a un tribunale militare e accusato di avere venduto i segreti del suo Paese allo stato maggiore della Germania guglielmina, la Francia si divise in due campi ferocemente contrapposti. Non tutti i nemici di Dreyfus credevano che egli avesse veramente tradito, ma tutti o quasi videro in lui il simbolo della Francia che odiavano. Volevano la sua condanna perché volevano la morte della Repubblica laica, parlamentare, affarista, blasfema, chiacchierona, imbelle. Volevano il sacrificio di Dreyfus per celebrare finalmente la loro vendetta contro coloro che avevano decapitato il re, insanguinato i gigli di Francia, umiliato i ministri della fede e, da ultimo, approfittato di una guerra perduta, quella contro i prussiani nel 1870, per instaurare a Parigi la Repubblica degli affari e degli scandali. Fra gli «antidreyfusards» vi era un giovane di 28 anni, Charles-Marie-Photius Maurras. Era nato nel Sud, aveva letto Baudelaire e studiato Schopenhauer, si era iniziato alla filosofia sui testi del positivismo e si era addestrato alla letteratura accanto ad Anatole France di cui era divenuto segretario. La dimestichezza con uno scrittore ebreo non gli impedì di vedere in Dreyfus l'incarnazione dei mali francesi. All'individuali¬ smo internazionalista della III Repubblica egli cominciò ad opporre nei suoi scritti il sogno di una Francia monarchica, rurale, antigiacobina, gelosa custode della propria purezza contro qualsiasi interferenza straniera e attenta conservatrice delle sue piccole patrie provinciali, ma unita nella comune devozione al suo re. Uno dei suoi maggiori testi politici, L'enquéte sur la monarchie, vede la luce nel 1900. Più tardi, in un libro altrettanto importante, De Kiel à Tanger, egli afferma che nelle vicende internazionali la Repubblica parlamentare è imbelle, impotente. Per essere temuta e rispettata, per risalire alle fonti della propria originalità e della propria grandezza, la Francia ha bisogno di un re. Paradossalmente una parte della sinistra condivide, con animo diverso, la sua tesi e sostiene che la Francia repubblicana può essere soltanto pacifista. Grazie al suo stile insolente, alla sua penna vitriolica e alle sue furiose campagne giornalistiche, Maurras diviene l'animatore di un gruppo di intellettuali nazionalisti: Jacques Bainville, autore di saggi storici e pamphlets politici, Paul Bourget, poeta e accademico di Francia, Leon Daudet, figlio di Alphonse, romanziere e saggista. Con la collaborazione di Daudet e la benedizione di Maurice Barrès, il più grande romanziere nazionalista dell'anteguerra, Maurras fonda nel 1908 un quotidiano, L'Action Frangaise, e comincia una tumultuosa battaglia contro la classe politica della III Repubblica. Nell'estate del 1914, alla vigilia della guerra, tutta l'irruenza polemica dell'Action Frangaise si concentra contro il maggiore esponente del socialismo pacifista, Jean Jaurès. Dalle colonne del giornale Daudet invoca la sua morte e Maurras lancia obliqui inviti all'assassinio. Jaurès muore per mano di un fanatico, il 31 luglio 1914. La prima guerra mondiale fu per l'Action Frangaise un trionfo e uno scacco. La vittoria fu percepita come un grande successo nazionalista, ma la Repubblica dei deputati e degli avvocati, contro cui Maurras aveva scatenato i suoi fulmini negli anni precedenti, dimostrò di saper combattere. Negli anni seguenti il prestigio del movimento cominciò a impallidire. Un colpo ancor più duro venne nell'autunno del 1926 quando la Chiesa di Roma condannò l'Action Frangaise, mise all'indice i libri di Maurras, rifiutò i sa¬ cramenti ai lettori del quotidiano e le esequie religiose ai membri del movimento, prese severi provvedimenti contro i prelati che lo fiancheggiavano. Pio XI era deciso ad evitare che la politica della Chiesa venisse confusa con quella di un movimento prevalentemente cattolico, ma nazionalista e violento che predicava la ragion di Stato e adorava la patria come una divinità. Gli scandali e le crisi degli Anni Trenta, dall'«affaire Stavisky» alla costituzione del Fronte Popolare, dettero all'Action Frangaise, come ha scritto René Rémond, una «seconda giovinezza». In quella giungla di movimenti patriottici, combattentistici, reazionari e fascisteggianti che fiorì selvaggiamente a Parigi in quegli anni, l'Action Frangaise, con i suoi muscolosi «carneiots du roi», ebbe una parte di primo piano. Per alcuni giorni, dopo la grande manifestazione antirepubblicana del 6 febbraio 1934 (15 morti, 1500 feriti), la Francia fu sull'orlo della guerra civile. Ma la destra, e in primo luogo l'Action Frangaise, - non seppe sfruttare le circostanze. Maurras continuò tuttavia a infiam¬ mare gli animi dei suoi fedeli e a menare fendenti contro i democratici, gli ebrei e i bolscevichi. Quando l'automobile di Leon Blum incrociò il grande corteo funebre per la morte di Bainville, i «camelots» si precipitarono su di lui, lo gettarono sul marciapiedi, lo colpirono a sangue. Qualche giorno dopo il movimento venne sciolto. Era il 13 febbraio 1936. Tre mesi dopo Blum diventava presidente del Consiglio. La seconda guerra mondiale parve dimostrare finalmente ciò che Maurras aveva vanamente previsto alla vigilia della prima: l'impotenza e l'inettitudine di un regime parlamentare. Era troppo patriota per rallegrarsi della sconfitta, ma troppo antidemocratico per non ritenere che la Repubblica avesse pienamente meritato la sua tragica sorte. Si schierò con Pétain, di cui salutò il ritorno come una «divina sorpresa», e incoraggiò con i suoi scritti la politica antisemita del regime di Vichy. Fu quello il maggior capo d'imputazione al processo che gli fu intentato nel 1944. Condannato a vita venne chiuso nella prigione di Riom. Fu gra ziato nella primavera del 1952, morì il 16 novembre di quell'anno. Non è morta apparentemente l'Action Frangaise. Grazie agli umori razzisti e xenofobi di questi ultimi tempi un giornale che veste il suo costume ritorna nelle strade di Parigi. Forse vedremo ancora i «camelots du roi» all'angolo del boulevard Saint-Germain, dove Blum fu aggredito e ferito. Forse vedremo ancora i gigli di Francia all'occhiello dei vestiti parigini. Ma è molto probabile che dietro il costume vi sia questa volta soltanto uno scheletro. Sergio Romano Vedremo ancora sui boulevards «camelotsduroi» e gigli di Francia? Charles-Marie-Photius Maurras, il fondatore dell'Action Francaise. Sopra, lo scrittore Barrès li generale Pétain e Pio XI. Nel 1926 la Chiesa condannò l'Action Francaise