Tex Willer divide i lettori del «manifesto» di Pierluigi Battista
Tex Willer divide i lettori del «manifesto» Nell'ultima avventura l'eroe di Bonelli si comporta da nemico degli indiani Cherokees Tex Willer divide i lettori del «manifesto» «Sostiene la campagna abbonamenti, ma non è più di sinistra» rvi] ROMA r ■ 1 I ci metti anche tu, caro I vecchio Tex Willer? Anche tu, cavaliere dei de* I hnli e degli oppressi, hai finito per farti sedurre dalle sirene della nuova Destra? Ora sei diventato persino un apologeta della deportazione degli indiani Cherokees. E allora, se «la cultura di Tex e quella della sinistra sono perfettamente all'opposto», lascia in pace i lettori del manifesto. Tu, e anche il tuo editore Sergio Bonelli, incautamente invitato a fare da testimonial nella campagna abbonamenti del giornale. E' bastato che l'editore di Tex Willer prestasse il suo volto e il suo nome per sostenere il rilan ciò del quotidiano diretto da Pin tor, e subito ne è risultata offesa l'iper-reattiva sensibilità dei lettori del manifesto. Che sono anche «fumettomani», come scrive il lettore Luca Brasca di Firenze, avidi consumatori delle avventure di Tex, da sempre visto come un eroe nell'immaginazione della sinistra giovanile. E allora, perché tante furibonde proteste? Lo spiega il lettore Ezio Di Sanza di Napoli, che ha quasi posto ai responsabili del quotidiano una sorta di aut aut: o io o Bonelli. Nei giorni scorsi l'editore Bonelli ha mandato in edicola un numero speciale di Oklahoma', in cui Tex, per il furioso lettore napoletano, ha gettato la maschera. Altro che eroe. Tex assiste impas¬ sibile se non complice alla «vicenda di una grande corsa all'occupazione delle terre» che erano dei Cherokees. Ma c'è di più. Nella storia di Oklahoma! «Burt "Aquila" Anderson, un meticcio, e sua madre che è indiana, prendono parte nientemeno che alla grande corsa per conquistare un lotto della terra strappata agli indiani». Per il lettore è un caso bello e buono di «collaborazionismo» di un oppresso verso i suoi oppressori. Ma Tex Willer, che tra le altre cose viene definito «misogino», approva tutto questo. Indegno. Inammissibile. Specialmente, aggiunge il lettore, «nel V centenario della "scoperta" dell'America». «E io che c'entro? Mica sono Tex Willer», replica divertito l'e¬ ditore Bonelli. Quella su Tex di destra o di sinistra gli sembra una disputa oziosa. «So solo che ricevo ogni mese centinaia di lettere di texologi. Chi vorrebbe Tex più duro e chi più sentimentale. Chi si lamenta perché non spara più come una volta e chi parla di eccessiva brutalità». E le lettere di protesta al manifesto? «Banale gelosia - risponde Bonelli -, mugugno di chi non vuole si entri a far parte del clan senza aver superato un certo numero di prove di fedeltà». Resta il fatto che il Tex nemico degli indiani buoni fa sanguinare il cuore di un lettore che si sente tradito. Per fortuna, accanto allo sfogo di Ezio Di Sanza, compare sul giornale un'appassionata difesa di Tex. E' lui il protagonista della «lotta contro il sopruso», scrive un lettore fiorentino. Viene vendicato il Tex dell'avventura, l'uomo della frontiera, capo della tribù Navajo e Ranger del Nevada, nemico degli «scaldasedie» che amministrano il potere. Verso la metà degli Anni 70 Tex Willer fu adclirittura indicato come il paladino dei giovani comunisti. Era il '77, anno di Autonomi e indiani metropolitani, e su Città futura, il settimanale della Fgci diretto da Ferdinando Adornato, si intravedeva in Tex la metafora di un pei «di lotta e di governo»: capo di una tribù indiana, e quindi sensibile alle ragioni dei «nuovi movimenti», ma anche Ranger per conto del governo, e dunque capace di «farsi Stato». Oggi il lettore det manifesto lo liquida come se fosse uno «sbirro». Ma Adornato, che neh"85 ha curato per Laterza Gli eroi del nostro tempo (dove Tex veniva studiato da Alberto Abruzzese, con un saggio di Gianfranco Pasquino su Snoopy e di Salvatore Veca sui Gei Ar), non è d'accordo: «Quel lettore non condivide proprio ciò che c'è di buono in Tex Willer. Da una parte l'eroe che si batte contro truffatori, speculatori e politicanti corrotti. Dall'altra l'uomo che desidera veder rispettate le leggi, vuole che le cose funzionino, che l'etica pubblica non sia trascurata». Chissà se un tipo così sottoscriverebbe la campagna abbonamenti del manifesto. Pierluigi Battista Tex Willer negli Anni 70 fu addirittura indicato come paladino dei giovani comunisti. Ora alcuni lettori di sinistra lo contestano
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