«E' un telefilm leghista»
«E' un telefilm leghista» Accuse dopo la prima puntata di «Piazza di Spagna», vista da sei milioni e mezzo di spettatori «E' un telefilm leghista» /politici contro il serial di Canale 5 ROMA. «Qui la gente che l'ha visto dice una cosa sola: "Basta con Roma"». E' un Giorgio La Malfa esterrefatto quello che, al telefono da Milano, racconta al suo portavoce Oscar Giannino le reazioni della capitale morale alla prima puntata del film televisivo «Piazza di Spagna», andata in onda domenica scorsa su Canale 5 davanti a sei milioni e mezzo di telespettatori. Erano stati proprio i repubblicani ad aprire le ostilità sul loro giornale di partito, criticando la «descrizione acritica e compiaciuta» del sottobosco politico e salottiero di Roma, nei quali si avventura Carmelo Cascone, l'imprenditore messinese interpretato da Enrico Maria Salerno. Ma al di là del ritratto manierato dei nuovi patrizi della Capitale - una serie di bozzetti liberamente ispirati a Martelli, Andreotti, Marta Marzotto e Marina Ripa di Meana - a una parte consistente del pubblico familiare di Canale 5 sembra essere arrivato un messaggio più forte e televisivamente inedito: quel «Basta con Roma» cui faceva cenno La Malfa e che non sfigurerebbe affatto come spot elettorale della Lega. Ma è davvero Umberto Bossi il regista occulto del tele-drammone che Florestano Vancini, il regista vero, ritiene invece ispirato alla «Commedia umana» di Balzac? Prima di dare la parola ai protagonisti, ricordiamo la porzione di trama finita sotto accusa: le peripezie di un palazzinaro siciliano che sbarca nella Capitale da Messina, installandosi nell'attico più esclusivo di piazza di Spagna. Il suo scopo? Entrare nei giri giusti, per mettere le mani sull'appalto del ponte dello Stretto grazie all'appoggio di un amico ministro, manco a dirlo siciliano pure lui. Fin qui parrebbe davvero una di quelle storielle che Bossi racconta nei suoi comizi. Ma il soggetto di «piazza di Spagna» porta una firma a prova di Lega. Quella di Ugo Pirro, uno degli autori più famosi della sinistra cinematografica: «Leghista a me? Col mio passato... Sono partito dal ponte di Messina perché mi sembrava uno spunto valido. Ho scritto la storia quattro anni fa, quando di Bossi si parlava ancora poco. Né si può dire che mi abbia influenzato il fatto di lavorare per una tv milanese, perché all'epoca il progetto interessava alla Rai. La verità è un'altra: ho l'impressione di aver toccato involontariamente qualcosa di molto grosso. E mi riferisco al ponte sullo Stretto». Chiamato in causa, dalla Sicilia interviene Nino Calarco. Che si sdoppia. Prima, come presidente della società «Stretto di Messina s.p.a.» se la prende con il «veterostalinismo» di Pirro. Poi, indossate le vesti meno istituzionali di direttore della «Gazzetta del Sud», dice il fatto suo anche al «leghista» Berlusconi. Calarco uno, il presidente: «Pirro non può trincerarsi dietro la fiction, perché mette in bocca ai personaggi i dati storici del progetto, adombrando l'intervento della mafia. Un intervento impossibile: studio, progettazione e costruzione sono sotto il controllo del Parlamento e l'opera richiede una tecnologia troppo elevata per le capacità della mafia». Calarco due, il giornalista: «Berlusconi ha fatto propaganda alle Leghe e contro il sistema dei partiti, che pure lo ha sempre favorito. I repubblicani lo hanno capito benissimo: la gente arrabbiata che ha visto il film non voterà per La Malfa, ma per Bossi. Perché, invece che del ponte, non hanno parlato degli stadi dei Mondiali?» Giorgio Gori, giovane plenipotenziario berlusconiano di Canale 5, smonta le accuse con calma quasi incredula: «Nessun milanese ha lavorato al progetto, né si può tradurre ogni denuncia di malcostume in un tentativo di propaganda per le Leghe. Ci interessa mantenere un buon rapporto con il pubblico ma anche con i politici. E poi, un po' di pazienza: nelle prossime puntate arriveranno personaggi più positivi. Guardiamo la tv per quello che è: intrattenimento. Ma che dovremmo fare? Soltanto film sugli antichi romani?» Massimo Gramellini La Malfa: «A Milano chi l'ha guardato ha detto subito: Basta con Roma» La soubrette Lorella Cuccarini e (sopra) Serena Grandi, tra le protagoniste del telefilm A fianco Marina Ripa di Meana uno dei personaggi descritti nella prima puntata di «Piazza di Spagna»
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