Ricompare a Varsavia l'aereo fantasma di Gianni Bisio

Ricompare a Varsavia l'aereo fantasma L'incidente a dicembre senza danni ai passeggeri, nessuno sapeva che il DC9 fu cancellato dalla flotta Ricompare a Varsavia l'aereo fantasma Abbandonato fuori pista dall'Alitalia, diventerà un ristorante VARSAVIA. Che fine ha fatto il Dc9-32 dell'Alitalia «Isola della Palmaria», matricola I-Ribn (già I-Dibn), in servizio fino a poco tempo fa sulle rotte europee? Improvvisamente è scomparso dalla flotta della nostra compagnia, senza che si sapesse nulla di dove era finito e perché. Possiamo rivelare che il velivolo ha concluso la sua lunga vita operativa (24 anni) alle 17,57 (ora di Greenwich) del 17 dicembre 1991 sulla pista, gelata, dell'aeroporto di Varsavia. Anzi, fuori della pista, nei campi che la circondano, perché il velivolo, dopo una «toccata lunga», non è riuscito a fermarsi e, uscendo dal nastro d'asfalto, ha avuto un violento impatto con il terreno. S'è rotto il carrello anteriore, che è «rientrato», e l'urto ha scardinato i longheroni d'attacco delle ali. Tutto ciò, fortunatamente, senza il minimo danno per i 90 pas¬ seggeri e i membri dell'equipaggio, pilota era il comandante Grilli, che erano decollati alle 15,39 dall'aeroporto di Fiumicino, in ritardo perché non si trovavano due prenotati. Il volo Az-1212 è stato l'ultimo della lunga carriera dell'«Isola della Palmaria». Un po' di spavento per la frenata, molto violenta, e basta: non sono neppure stati impiegati gli scivoli di emergenza. E ora il «relitto» potrebbe diventare un bar o un ristorante, un'operazione comune nei Paesi dell'Est. Certo è singolare che l'incidente sia totalmente passato sotto silenzio, sia in Italia che in Polonia, anche fra gli addetti ai lavori. Nel rapporto sul volo c'è scritto soltanto «grounded aircraft»: letteralmente messo a terra, sospeso dal volo. All'ambasciata di Varsavia ci dicono che neppure i giornali locali ne hanno parlato: «Lo abbiamo saputo da alcuni passeg¬ geri - ci precisa un funzionario interpellato - peraltro per nulla sconvolti della brutta avventura, e dal fatto che un sacco della nostra posta, contenente i calendari della Presidenza della Repubblica, è stato danneggiato dall'umidità, forse nel trasbordo dal campo in cui è finito». Quel che è certo è che il Dc9 «Isola della Palmaria» ha compiuto il suo ultimo volo il 17 dicembre: l'Alitalia non intende recuperarlo perché la spesa, vista la rilevante «età» del mezzo e la tipologia dei danni che investono la struttura portante del velivolo, non è conveniente. Meglio lasciarlo dov'è. Dopo essere stato «cannibalizzato» per recuperare i possibili pezzi di ricambio, sarà probabilmente spostato e trasformato in un bar o in un ristorante. Nella flotta Alitalia, secondo il più recente annuario «Jp Airline-Fleets», l'«Isola della Paimaria» ha 11 fratelli coetanei, tutti usciti dagli stabilimenti della McDonnel Douglas nel 1968. Altri 7 Dc9-32 risalgono al '67, 9 sono del '69 e 3 del '70. Troppo anziani? La nostra compagnia ha sempre sostenuto che non vi è rischio nell'utilizzazione di aeroplani vecchi «se l'organizzazione che li gestisce - aveva detto l'ingegner Luigi d'Avos, direttore del settore Materiale Alitalia - ha le capacità tecniche di applicare correttamente le tecniche di controllo non distruttivo». Ma questo episodio, intorno al quale il silenzio non ha certo giovato, dovrebbe comunque far accelerare i tempi di sostituzione dei velivoli più datati, non tanto per la loro sicurezza, quanto per il fatto che i costi di manutenzione diventano sempre più alti col passare del tempo. L'aereo-bar potrebbe essere una soluzione. Gianni Bisio

Persone citate: Mcdonnel Douglas

Luoghi citati: Greenwich, Italia, Polonia, Varsavia