Sorrisi e contratti per Li Peng di Andrea Di Robilant

Sorrisi e contratti per Li Peng A Roma isolati episodi di contestazione. Il premier cinese assicura: vogliamo rafforzare la democrazia Sorrisi e contratti per Li Peng Ma Andreotti ricorda all'ospite i diritti umani ROMA. Non poteva andare meglio per il premier cinese Li Peng il primo impatto con l'Occidente, dopo l'isolamento internazionale della Cina provocato dalla strage di Tien An Men due anni e mezzo fa. Cospicui accordi economici, fruttuosi colloqui politici con Giulio Andreotti, incontri con Nilde lotti e Giovanni Spadolini, cena ufficiale offerta da Francesco Cossiga al Quirinale. E in ricordo di questa visita, una lupa di bronzo offertagli dal sindaco di Roma Franco Carrara. Li Peng, del resto, non ha nascosto l'importanza anche simbolica che questa visita in Italia riveste per il suo Paese. E commentando la visita del Presidente del Consiglio in Cina lo scorso settembre - visita che permise al governo italiano di ricambiare l'invito - Li Peng ha tessuto un elogio particolare di Andreotti. «La sua visita ha aperto la porta della Cina all'Occidente», ha detto il premier cinese, secondo quanto ha poi riferito il portavoce di palazzo Chigi Pio Mastrobuoni. «Lei ha fatto per la Cina quel che fece Charles De Gaulle trenta anni fa». I colloqui si sono svolti a Villa Madama in un clima che Mastrobuoni ha definito molto sereno e «senza quegli occasionali irrigidimenti» che avevano caratterizzato gli incontri a Pechino quattro mesi fa. Proprio quest'atmosfera più distesa ha permesso ad Andreotti - lui che preferisce «parlare all'orecchio» quando si tratta di temi delicati - di affrontare con maggior insistenza del solito il tema dei diritti umani. «I popoli non sono un'entità astratta», ha detto il presidente del Consiglio. «All'interno di ogni popolo ci sono situazioni giuste e meno giuste. E bisogna fare in modo che le ragioni del malcontento siano affrontate. Nel campo dei diritti umani è importante che non ci siano grandi differenze tra Paese e Paese». Questo stesso discorso, fatto per altro con delicatezza molto maggiore, suscitò reazioni stizzite da parte delle autorità cinesi durante la visita di Andreotti a settembre. Questa volta sembra che Li Peng non si sia affatto scomposto. Anzi, ha voluto precisare la posizione del suo governo. «In Occidente si è diffuso un malinteso che va chiarito», ha dichiarato il premier cinese, sempre secondo Mastrobuoni. «Il malinteso è che noi in Cina siamo interessati solo alle riforme economiche e non a quelle politiche. E invece noi vogliamo intensificare la democrazia e la legalità nel nostro Paese». E' la prima volta dalla strage di Tien An Men che le autorità cinesi esprimono aspirazioni di questo genere. Ma subito dopo Li Peng ha riproposto il solito leitmotiv del governo di Pechino: le riforme politiche richiedono gran cautela perché la Cina è un Paese in via di sviluppo con problemi enormi. E per realizzare gli obiettivi economici, la Cina ha bisogno di «stabilità politica» - eufemismo che in realtà sta per immobilismo politico. Andreotti ha comunque chiesto a Li Peng la liberazione di una cinquantina di vescovi, prelati e laici della Chiesa cattolica clandestina che sono attualmente detenuti o vivono in libertà vigilata. E Mastrobuoni ha aggiunto che una lista di nomi sarà consegnata a Li Peng prima della fine della visita. Non ci sono stati e non ci saranno contatti tra il Vaticano e il premier cinese - i rapporti con Pechino sono del resto inesistenti. Mastrobuoni ha comunque smentito che Andreotti abbia fatto da mediatore tra Santa Sede e governo cinese per la liberazione dei dissidenti cattolici. Oggi il premier cinese incontrerà Arnaldo Forlani e Bettino Craxi. Ma la giornata sarà principalmente dedicata ai rapporti economici. Vedrà il presidente dell'Iri Franco Nobili e il presidente dell'Eni Gabriele Cagliari poi sarà alla Confindustria, ospite del presidente Sergio Pininfarina. La Ferruzzi ha già firmato ieri un contratto del valore di 180 miliardi che affida alla Tecnimont la realizzazione a Canton di un grande complesso per la produzione di etilene. Rappresentanti dell'Associazione per la pace, l'Arci, la Sini¬ stra giovanile e della Federazione giovani repubblicani hanno manifestato contro Li Peng davanti a Montecitorio. Ma la protesta si è rivelata meno accesa del previsto, con soli due episodi salienti. La polizia ha fermato il consigliere comunale missino Teodoro Buontempo per aver gridato «assassino» al premier cinese mentre si apprestava a deporre una corona di fiori al Milite ignoto. Più tardi il leader radicale Marco Pannella ha accolto Li Peng in Parlamento con voce tonante: «Viva i martiri di Tien An Men! Via i massacratori! Viva il Tibet!». Una settantina di esuli tibetani sono a Roma per protestare contro la visita del premier cinese. Ma durante i colloqui a Villa Madama Andreotti e Li Peng non hanno nemmeno sfiorato il tema Tibet. Li Peng è venuto a Roma accompagnato anche dalla moglie, la signora Zhou Lin, che ieri si è mossa rapidamente per la città, seminando giornalisti e fotoreporter. La first lady cinese era accompagnata da Livia Andreotti. Alle dieci di mattina erano in Campidoglio, ma quando si è sparsa la notizia erano già partite altrove. Sono comparse fugacemente all'Istituto centrale del restauro poi se ne sono perse le tracce. Andrea di Robilant Davanti a Montecitorio si protesta contro Li Peng (a sinistra con Cossiga)