Tema in classe: l'Italia non è un popolo

Tema in classe: l'Italia non è un popolo Polemica a Forlì per un concorso con il patrocinio del ministero della Pubblica Istruzione Tema in classe: l'Italia non è un popolo //provveditore legge e chiede l'intervento della magistratura ROMA. La storia parte da Forlì. Un concorso nazionale per gli studenti delle scuole medie superiori. Un tema. Il provveditore che legge il titolo, sgrana gli occhi, lo rilegge, dice: «Cose da pazzi» e decide di presentare un esposto alla magistratura. Che cosa dice il tema? Che gli italiani sono «arrendevoli» alle malefatte dei loro governanti perché «non sono mai stati un popolo» e non hanno «dignità». Che cosa dice il provveditore, dottor Gaetano Ragunì, nell'esposto al procuratore della Repubblica di Forlì? Che il titolo può prefigurare il reato di vilipendio alla nazione. Una storia dell'Italia '92. Il concorso si intitola «Premio Nazionale della Cultura» ed è ben sponsorizzato: patrocinio dei ministeri della Pubblica Istruzione e dei Beni Culturali, collaborano provveditorati agli studi e Regione Lombardia. Ed ecco il tema: «L'Italia, in qualsiasi condizione politica si trovi, è un paese facile da governare. La storia ci conferma che gli italiani sono sempre stati tolleranti oltre misura nei confronti delle malefatte dei propri governanti. Il motivo, secondo noi, è che gli italiani non sono mai stati un popolo e quindi non possono provare quel sentimento che è di chi è orgoglioso di appartenere a un popolo, cioè la dignità». Italiani senza dignità. Non un popolo ma un'accozzaglia di gente, un miscuglio, una banda. Non una nazione ma un'espressione geografica senza orgoglio né spina dorsale. Cose già sentite. Espressioni che ricordano tempi e regimi con una gran voglia di mettere in riga la gente. Ma chi è a sostenerle? Chi ha bandito questo «Premio Nazionale della Cultura» e spedito il tema in tutte le scuole? «Siamo noi: la Federazione degli Istituti di Cultura Germanica, - risponde il presidente, dottor Renato Perteghella, 61 anni, mantovano -. Abbiamo semplicemente proposto questo tema alle scuole, come da anni facciamo con il nostro concorso, ed è successo il finimondo». Sede a Mantova, nove centri in Lombardia e in Emilia, «migliaia di soci» che hanno frequentato e frequentano i corsi di tedesco. Perteghella alza la voce: «Roba da matti: il titolo del tema è piuttosto forte, non lo discuto, ma non è la prima volta che proponiamo agli studenti argomenti, come dire?, rudi. Gli anni scorsi non era successo niente. Quest'anno invece ci sono le elezioni politiche e allora si cerca la polemica ad ogni costo». Le sembra giusto sostenere che siamo un popolo senza dignità? «Ma se lo dicono tutti! Noi siamo 60 milioni di persone che occupano un territorio chiamato Italia. Ma dei 60 milioni solo una piccola minoran¬ za si sente parte di un popolo». E gli altri? «Gli altri praticano di preferenza l'anarchia e ritengono che la patria sia il proprio interesse». E lei, Perteghella cos'è: un italiano verace o uno dei milioni di anarchici? «Io mi sento italiano». Crede che al ministero della Pubblica Istruzione abbiano letto il suo tema? «Non so se l'hanno letto». Non trova che sia più un diktat che un tema? «E perché? E' una traccia, una proposta di lavoro». E se il provveditore di Forlì la spedisce in tribunale? «Sono pronto. E allora il giudice mi dovrà dimostrare che noi italiani siamo veramente un popolo: che non pensiamo al nostroparticulare, che obbediamo alle leggi, ci riconosciamo nello Stato, non rubiamo eccetera». E per il più bel tema un premio: soggiorno di dieci giorni in Germania. (mau. ans]

Persone citate: Perteghella, Renato Perteghella