Ultima frecciata di Cossiga ai magistrati di Ruggero Conteduca

Ultima frecciata di Cossiga ai magistrati Il messaggio alle Camere: una lunga requisitoria sulle carenze dell'attuale sistema-giustizia Ultima frecciata di Cossiga ai magistrati «La legge sulla responsabilità del giudice protegge chi sbaglia» ROMA. Occorre al più presto una legge contro la responsabilità dei magistrati perché con la normativa vigente si può giungere a «conseguenze paradossali»: «Può accadere che per una infrazione gravissima, quale può essere quella penalmente assai rilevante, può essere inflitta una modesta sanzione e per una infrazione modesta può essere inflitta, invece, anche la sanzione più grave». Negli ultimi giorni di una tormentata legislatura, alla vigilia della chiusura delle Camere, giunge infine il più volte annunciato messaggio del Capo dello Stato sui temi della giustizia. Cossiga, però, ne tratta in sostanza uno solo: quello, appunto, che si riferisce alla responsabilità dei giudici e alle sanzioni che debbono applicarsi nei loro confronti. Un'iniziativa che potrebbe apparire inutile dal punto di vista pratico, visto che la legge, già approvata in commissione a Montecitorio e attualmente al vaglio del Senato, sicuramente non vedrà la luce in questa legislatura. Ma rilevante dal punto di vista teorico, specie per lo stesso Cossiga, il quale sembra voler essersi tolto un altro sassolino dalla scarpa. E' l'ultima frecciata polemica contro i giudici, contro il Consiglio superiore della magistratura che punisce coloro che sbagliano con sanzioni non adeguate alle colpe, contro, sembra di capire, il giudice bolognese Claudio Nunziata che, dopo essere stato condannato per calunnia nei confronti di un collega con sentenza passata in giudicato, si è visto condannare dal Csm, al termine del procedimento disciplinare, alla sola «censura» e al trasferimento ad altro ufficio. Un'iniziativa, quella di Cossiga, che certamente farà discutere, ma che il Presidente ha voluto segnalare al prossimo Par- lamento. Sono dieci anni, sostiene infatti il Capo dello Stato, che si parla di questo argomento, regolato, ancora oggi, da un regio decreto del maggio 1946. Due disegni di legge furono presentati, ma mai approvati, nella ottava e nona legislatura. In Senato, oggi, dopo il voto favorevole della Camera, giace il «più completo disegno di legge presentato dal governo su "responsabilità disciplinare e incompatibilità del magistrato"». Cossiga, in una lunga dissertazione tecnica, ricorda la sentenza con la quale la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità della destituzione automatica del pubblico dipendente in seguito ad una condanna penale e il suo diritto, invece, ad avere un procedimento disciplinare. E anche il Csm si è attenuto a questa regola. Ciò non significa però, sostiene Cossiga, «che si possa abbandonare il criterio generale che il rispetto delle norme penali costituisce pur sempre il principale dovere del magistrato». E' perciò opportuna l'introduzione nella normativa «di precise disposizioni che prescrivano sanzioni commisurate e proporzionate alla gravità dell'illecito penale commesso, specie qualora si tratti di delitti contro la pubblica amministrazione e l'amministrazione della giustizia». «L'autonomia tra procedimento penale e procedimento disciplinare - osserva Cossiga nel messaggio - consente di prevedere la sanzione della rimozione anche qualora sia stata concessa la sospensione condizionale della pena perché quello che deve assumere rilievo nel giudizio disciplinare è solo l'accertamento dei fatti risultante dalla sentenza penale passata in giudicato». Ruggero Conteduca

Persone citate: Claudio Nunziata, Cossiga

Luoghi citati: Roma