E una donna al timone di Torino

E una donna al timone di Torino E una donna al timone di Torino Per Giovanna Cattaneo pentapartito «rafforzato» TORINO. Interviste per quotidiani e tv, strette di mano, complimenti, chissà se tutti sinceri, dei colleghi del Consiglio comunale. Così Giovanna Cattaneo Incisa, 49 anni, repubblicana, ha trascorso il suo primo giorno da sindaco designato. Sul suo nome c'è accordo dei segretari di maggioranza, un pentapartito rinforzato da verdi-verdi e pensionati (44 seggi su 80). Ora si attendono le conferme delle direzioni politiche. L'elezione dovrebbe avvenire il 10 febbraio. Ma l'intesa lascia l'amaro in bocca all'altra metà, quella liberale, di un polo laico mai così diviso. Il segretario pli Renato Altissimo è duro: «Continuo a ritenere anomala la situazione venutasi a creare a Torino». L'anomalia è presto spiegata: «Alla Regione Toscana un presidente del pds è stato sostituito da un collega di partito, così come è accaduto per i democristiani in Sicilia. Chissà perché in Piemonte devono valere criteri diversi». Per sostituire Valerio Zanone, Altissimo puntava sul commercialista Pier Giorgio Re, già vicesindaco e suo amico personale. Una colonna del pli torinese. E più d'un dirigente era pronto allo scontro frontale con i repubblicani: «Vedremo se de e socialisti preferiranno un nostro candidato o quello di un partito fuori della maggioranza nazionale». Alla fine ha vinto il compromesso: portare una candidatura liberale al tavolo delle trattative, ma non insistere fino alla rottura. E, in caso di «sconfitta», rinunciare alle compensazioni offerte dal pri, rimandando la spartizione di assessorati e posti di sottogoverno all'indomani delle elezioni politiche. Così è accaduto, e già nel partito si annunciano giorni difficili. Al punto che la voce di un possibile cambio di rotta (appoggio alla maggioranza, ma dall'esterno) ha trovato credito fino a quando non è stata seccamente smentita dal segretario Riccardo Formica. Un ruolo decisivo ha giocato l'imminenza delle elezioni politiche. I liberali non volevano essere ricordati come i responsabili di una crisi al buio innescata da Zanone; socialisti e de temevano i contraccolpi di una mancata soluzione. Solo i repubblicani hanno adottato la linea dura: l'ipotesi di abbandonare la maggioranza, coerente con l'atteggiamento nazionale del partito, non li spaventava. Così si spiega il loro successo. Ora, in attesa delle ratifiche formali, già si pensa al dopo. I dubbi riguardano la coesione della nuova-vecchia maggioranza. Malumori liberali a parte, molti guardano al deputato Vito Bonsignore, leader della corrente andreottiana (maggioritaria nella de torinese). Bonsignore ha combattuto per un sindaco del biancofiore: «Mi piace la battaglia, ma leale - afferma -. Non credo che si debba iniziare a lavorare adesso per sfasciare tra 60 giorni. Sarebbe un errore». Un fatto è certo. Dopo il voto del 5 aprile, qualcosa cambierà nell'assetto istituzionale di Comune, Provincia e Regione, enti collegati da un unico patto di governo. Giovanna Cattaneo non lo nega: «Una revisione degli equilibri è scontata. Purché ciò non significhi rimettere in discussione il nome del sindaco». E il capogruppo pri Danilo Poggiolini lo ha ribadito ieri sera, durante il Consiglio comunale convocato per discutere la situazione politica: «Non accetteremmo un mandato a termine». Il dibattito, aperto da Valerio Zanone («rifiuto l'accusa di defezione»), ha visto l'ex ministro della Difesa nello scomodo ruolo di bersaglio delle opposizioni. Critiche anche dalla maggioranza: «Non ho condiviso il tuo atteggiamento, i problemi personali sono prevalsi sulle esigenze della città» gli ha rimproverato il capogruppo de Giovanni Porcellana. Il primo assaggio di una campagna elettorale che per l'ex sindaco non sarà facile: «Era in preventivo» commenta lui. Giampiero Pavido Giovanna Cattaneo Incisa

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