Unamuno «Io socialista»

Unamuno «Io socialista» Trovata una lettera alla madre Unamuno «Io socialista» ~rt\ MADRID J ' ONFESSO che ho vissuto I da socialista». Il 21 otto1 i bre 1884, lo scrittore e fi\s I losofo Miguel de Unamuno è costretto a giustificarsi con la madre, Salomé de Jugo, sgomenta per le informazioni che i gesuiti di Bilbao le avevano fatto pervenire: «Vostro figlio è come stregato dal diavolo». Proprio in quel periodo, Unamuno stava pubblicando Lucila de Clases, in cui annunciava la sua adesione al Partido socialista. La lettera, inedita, è stata ritrovata con alcune altre da Laureano Robles, docente di Storia della filosofia spagnola all'Università di Salamanca. Getta una nuova luce sul pensatore complesso e combattivo che ha teorizzato la ricerca della verità attraverso il dialogo e dell'interrogazione. «Non basta vincere, bisogna convincere», diceva Unamuno, che divenne un punto di riferimento in un'epoca disorientata e sconvolta, in Spagna ma anche in Europa e in America Latina (quando fu esiliato dal dittatore Primo de Rivera insorsero al suo fianco Albert Einstein e Thomas Mann). C'è la necessità di capire e di lottare contro l'ignoranza, in quella lettera accorata alla madre: «Posso immaginare lo stato d'animo in cui ti trovi a causa delle falsità che ti hanno raccontato». Ma è solo l'incapacità di comprendere la causa di questo tuo dolore, sembra voler dire a Salomé de Jugo lo scrittore: «Quando è tanto generale e assoluta, così profonda e completa l'ignoranza della dottrina socialista, mi pare naturale che tu possa incorrere in errore». E si scaglia contro l'oscurantismo dei gesuiti, «persone che non hanno studiato la nuova dottrina e che forse non ne avrebbero la capacità o l'intelligenza». «Sappi - spiega - che tra qualche anno questi pregiudizi sembreranno ridicoli quanto lo sem¬ brano ora quelli che in Spagna si avevano sessant'anni fa del liberalismo». Proprio per questo Miguel de Unamuno si tuffa nel socialismo, che crede di aver capito e a cui dedica tutto il suo impegno per liberarlo dall'ignoranza che lo circonda. Emerge in questo, a detta degli esperti, uno dei tratti caratteristici dello scrittore, che si sentiva sempre in dovere di raccogliere la sfida per migliorare la «conoscenza». Viene in mente la sua passione per Kierkegaard, di cui subiva un tale fascino da impegnarsi nello studio del danese: doveva andare alla fonte originale, ma soprattutto «voleva che il suo amore diventasse consuetudine e regola di vita», come ha scritto Carlo Bo. L'ansia di conoscere, però, lo poteva condurre a trasfigurare la realtà. C'è un aneddoto secondo cui, mentre si trovava in esilio a Parigi, sognò con tale forza le colline della sua piccola patria da arrivare a parlarne come di grandi montagne, di una nuova catena imponente come le Alpi. Ma quel che Unamuno svela nella sua lettera alla madre è la semplicità del suo approccio al mondo. «La cosa che più mi fa male è l'idea completamente sbagliata che tu hai del mio carattere. Commetti l'errore di tutte le madri che credono di conoscere a fondo i loro figli. Ma se mi conoscessi veramente, ammetteresti la mia semplicità puerile». La madre lo accusa di essere superbo, di ricercare la notorietà a ogni costo. Per questo Miguel de Unamuno soffre, si sente tradito. E rinfaccia alla madre di non averlo difeso, di non aver capito che le sue decisioni sono state prese con «grande tranquillità di coscienza», e le strade imboccate «con la maggior lealtà di cui sono capace». Pier Luigi Vercesi Miguel de Unamuno (1864-1936). Nella lettera alla madre, ritrovata da uno studioso spagnolo, attacca i gesuiti, «persone che non hanno studiato la nuova dottrina socialista e che forse non ne avrebbero la capacità o l'intelligenza»

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