Siamo proprio alla frutta, anzi a dopo la frutta

Siamo proprio alla frutta, anzi a dopo la frutta LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Siamo proprio alla frutta, anzi a dopo la frutta Le contraddizioni italiane Egregio signor Del Buono, mi limito a evidenziare soltanto alcune contraddizioni nazionali. Ci sono 3 milioni di disoccupati (nel Mezzogiorno la percentuale arriva a circa il 20 per cento della popolazione attiva: è venuto progressivamente crescendo il numero dei lavoratori stranieri. Le aziende sollecitano personale con caratteristiche precise, ma molti giovani scelgono un indirizzo di studio diverso da quello richiesto dalla maggior parte delle aziende. La durata della vita si è allungata e le condizioni (del vivere) sono migliorate: si sta allargando, in strati crescenti di lavoratori e di cittadini, la percezione di vivere al di sotto delle proprie esigenze. L'Italia si colloca ai primi posti tra i Paesi sviluppati, ma eroga pensioni insufficienti, fa pagare anche chi ha più bisogno di aiuto e ha meno possibilità di integrazioni di reddito. I costruttori che stanno bene costruiscono per altri che stanno bene, au¬ mentano i «poveri» che, anche se lavorano, non possono permettersi di abitare in appartamenti signorili. Gli incidenti sul lavoro sono in crescita costante, e si vien leggendo che in questo o quel cantiere sono state dimenticate le più elementari norme di sicurezza: non si istituisce una specie di «libro nero» in cui far finire tutte le imprese colpevoli di irregolarità. Nelle zone terremotate si spendono («in loco») miliardi e, ad esempio, si fanno tanti acquedotti; l'operazione è quasi sempre gestita da fuori e gli acquedotti magari sono vuoti. I governi tassano sempre più gli onesti cittadini, non sembrano affannarsi più di tanto per scoprire gli evasori: i «furbi». La pubblicità televisiva potrebbe far pensare a uno Stato del Bengodi (e comunque sembra che abbia contribuito anche alla «invasione» degli albanesi): non sono pochi gli italiani che vivono in uno status che ci dovrebbe far vergognare. Si predica che bisogna creare responsabilità nel rapporto con i tossicodipendenti, affinché riscoprano le proprie possibilità e non si lascino andare al degrado: accade che tossicodipendenti si autodenuncino, facendosi trovare con bustine di droga per procurarsi un posto in una comunità. Si chiede solidarietà, che non è, infatti, un optional per idealisti: con certe strategie antidroga si rischia di ridisegnare l'immagine del drogato (da vittima a microcriminale, da soggetto debole a soggetto minaccioso). Si sostiene che l'incremento di spesa per il servizio socio-assistenziale è in costante salita, non s'attenuano disfunzioni, disorganizzazioni e insufficienze. Sembra che di pensionati poveri si stia quasi perdendo la razza (i pensionati sono, infatti, bersagliati da proposte perché «si godano» il tempo libero), ma lo spettro delle molte pensioni minime o comunque insufficienti non è un'invenzione di provocatori di tensioni sociali. Si vogliono gli anziani coinvolti nella dinamica sociale: mancano strutture pubbliche in grado di soddisfare quest'esigenza. Benessere, divertimento, evasio¬ ne permissiva? La gente, spesso intervistata per strada, esprime frustrazioni per l'insufficienza dell'azione politica, per la lentezza dei piani produttivi, per la precarietà della «sicurezza» economica e per molte altre cose... Giulio Lunardi, Torino Gentile signor Lunardi, apprezzo il suo riassunto delle puntate precedenti. Ma come si fa ad andare avanti? Lei ci lascia la scelta tra il veleno, il gas, la pistola, il fumo, lo smog, la droga, l'alcol, l'auto, l'Aids e il cossighismo per raggiungere una fine decorosa. Possibile che l'unica alternativa positiva sia una vincita al Lotto? lo.d.b.l Le lotterie italiane Un Governo, un Parlamento - quali che essi siano - che basino parte delle strutture finanziarie del Paese su «Lotto» e «Lotterie» non possono che essere un governo e un parla¬ mento superficiali e frivoli, ma, soprattutto, diseducativi per gli amministrati. Riferendomi all'ultima edizione della «Lotteria Italia», non si può non biasimare l'eccessiva entità dei primi premi. Ripartendone il cospicuo importo su più quote, così accrescendo le possibilità di vincita, si sarebbero potute «accontentare» più persone, contribuendo forse a risolvere situazioni difficili o ridare speranza e conforto ai più bisognosi. Si dice: la prospettiva di una vincita colossale sprona all'acquisto di biglietti dilatando il montepremi. Bisogna, allora, convenire che la nostra gente o è veramente poco evoluta e di scarso giudizio o è mal considerata da chi ha le redini del potere... Enrico Bonino, Torino Dubbi italiani Gentile sig. OdB, per compiacere mia moglie compro sempre un biglietto delle lotterie e poi, per curiosità, mi diverto a controllare la distribuzione geografica delle vincite. Consideriamo l'estrazione dell'Epifania e consideriamo il percorso che allaccia le città in cui sono stati venduti i sei biglietti miliardari da Roma a Trieste. Restiamo su tale sentiero scartando tutta l'Italia meridionale, Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia e Toscana. Su di esso troviamo un po' di più dei 50 per cento dei premi da 200 milioni e un po' di meno del 50 per cento di quelli da 50. Colpisce inoltre nel Veneto la polverizzazione di premi in paesini di provincia, con due premi da 200 milioni addirittura a Motta di Livenza: un infortunio sul lavoro. In passato, per spiegare la concentrazione dei premi a Roma e a Milano, si disse che I) era concentrata la vendita dei biglietti. Tuttavia, nei casi in cui i giornali fornivano dati sul numero dei biglietti venduti nelle singole regioni, dal raffronto con le corrispondenti vincite ben di rado risultava un rapporto di proporzionalità. Non credo affatto alla fortuna cieca e imparziale. Non so come, ma l'estrazione è pilotata. D'altra parte, almeno nel senso di non estrarre biglietti invenduti, pilotata lo è di sicuro, e allora può essere pilotata in ogni altro modo, salvo, forse, che «ad personam». Qualcuno vuole dimostrarmi che ho torto, ma con argomenti convincenti? Angelo Goglio, Torino Ahimè, gentili signori Bonino e Goglio, quando si comincia a essere insoddisfatti e addirittura a concepire sospetti su quella che è, a tutti gli effetti, la religione di Stato in Italia, ovvero il Lotto e le Lotterie in genere, vuol dire che siamo proprio alla frutta, anzi a dopo la frutta... [o.d.b.l

Persone citate: Angelo Goglio, Bonino, Del Buono, Enrico Bonino, Giulio Lunardi, Goglio, Lunardi