«Gli uomini non rispettano i minimi sindacali del sesso»

«Gli uomini non rispettano i minimi sindacali del sesso» La comicità delle donne si scatena contro i partner. Ne discutono le attrici Franca Valeri e Leila Costa «Gli uomini non rispettano i minimi sindacali del sesso» Perfide battute nel libro che raccoglie tre storici spettacoli della risata femminista I siamo rese conto che sì, è vero, tendenzialmente gli uomini da noi vogliono una cosa sola, e che sarà mai... La cosa inquietante è che poi il più delle volte non sanno cosa farsene». Perfidina, Leila Costa, no? Ma d'altra parte come si fa a diventare l'alfiera della comicità al femminile senza un po' di cattiveria? «La comicità al femminile è un'espressione balorda favorita e messa in giro dai massmedia e con la loro tipica caducità invecchiata senza sparire - dice Franca Valeri -. Noi siamo pieni di questi rifiuti da vocabolario che ci rimangono sui pianerottoli assieme alle scatolette e alle bottiglie». Prosegue implacabile la Valeri: «La realtà è che la comicità è un dono astratto, indefinibile e come tale asessuato che chi l'ha avuta l'ha avuta e la maggior parte della gente no». Prendi, incassa e porta a casa. O meglio, prendi, paga e porta a casa, se vuoi fare una verifica in prima persona. Perché Leila Costa, 37 anni, di professione «enterteiner», ha riunito i suoi tre spettacoli storici - «Adlib» '87, «Coincidenze» '88 e «Mal sottile» '90 - nel libro La daga nel loden. «Una frase in codice spiega lei - tra me e tutti gli altri che possono capire. Cioè quelli che, sotto l'apparenza della banale quotidianità, nascondono ancora romanticismo, ideologia, passioni». E la comicità al femminile? «Non si sa se esiste, non è detto. Non si sa se le donne sanno far ridere, probabilmente dovranno fare un concilio ecumenico per risolvere la questione, ne hanno fatto uno per attribuirci l'anima e se ne sono doverosamente pentiti, ne facciano uno per la comicità così non ne parliamo più». Presentatrice di «Amici» il sabato pomeriggio su Canale 5, Leila Costa (passato di single con figlia, presente di moglie part-time) è in scena a Milano, Teatro di Porta Romana, con il nuovo spettacolo «Due-abbiamo un'abitudine alla notte» per la prima volta con un partner, Giorgio Melazzi. In fondo, degli uomini non pensa poi così male: «Ce ne sono sempre di più in giro di intelligenti, simpatici, spiritosi, che non sporcano neanche tan¬ to... ci vengono a mangiare in mano». Se ora racconta storie di coppia, nei tre monologhi assurti a dignità di volume Leila Costa raccontava, con i tratti morbidi di una caricatura affettuosa, fatti e misfatti di una generazione «femminile» sul filo della memoria, appunto delle coincidenze, comunque a ruota libera. Facile, per una ex ragazza del '55 o giù di lì, riconoscersi nel ritratto. E nell'affresco di un passato prossimo comune: «Ah, lo dico per i più piccini: quelli erano anni in cui la formula di rito, per rivolgersi a chiunque, in qualsiasi situazione, per introdurre qualunque tipo di discorso era "no, scusate compagni". Per qualunque cosa. Nella situazione di colletti¬ vo delle donne, per esempio, se una voleva sapere l'ora, mica poteva dire "Scusa Clara che ore sono?". No! Doveva chiedere "scusate compagne, qualcuna di voi sa l'ora?". A quel punto tutte le compagne del collettivo dichiaravano la loro ora. Poi si faceva la media aritmetica di tutte le ore dichiarate da tutte le compagne del collettivo, e ce n'era almeno una che aveva l'orologio meteoropatico e sballava i conti e allora si doveva rifare. Saran stati anni di piombo, ma anche il quarzo ha avuto il suo peso». Il sesso: «Ci sono dei minimi, anche sindacali, sotto i quali non... E' una situazione spaventosa, tu sei lì paralizzata, terrorizzata che pensi "Uh Madonna santa, Signore Gesù... sarà anco- ra in posizione di riposo o si sarà già espresso in tutto il suo fulgore?". E ti vien da ridere, ma non si può, se rìdi in quei casi si suicidano. Allora bisogna in qualche modo stroncare quella risata che hai già in gola e devi ricorrere a tutti i trucchi che conosci, piantarti le unghie nella carne, inghiottire la lingua, mangiarti le guance, pensare a tutti i tuoi parenti morti. Non serve, perché la risata è proprio lì, viene fuori, in qualche modo viene fuori. Un grugnito, un verso strano... che Fui e capace che lo scambi per i noti mugolii di piacere e pensi "bestia, cosa gli farò io alle donne''». Ma c'è anche la politica in questo libro qscatenato: il caso di Ustica, per esempio, dove «abbiamo molti generali dell'aeronautica che di quel giorno là famoso, di quello che hanno visto sul radar si ricordano tutto, ma tutto, proprio nei minimi particolari, tranne il momento in cui il missile colpisce il DC 9, e le 75 navi di varia nazionalità che stavano sotto, e che ora era (...) Un caso, forse più unico che raro, di memoria a lunga conservazione parzialmente scremata». hp**'* ^^^^ jh Leila Costa autrice del libro «La daga nel loden» e, a sinistra, Franca Valeri. Dice la Valeri: «La comicità è asessuata. Comicità femminile è un'espressione balorda»

Persone citate: Franca Valeri, Giorgio Melazzi, Leila Costa

Luoghi citati: Milano, Ustica