Oggi a Indianapolis gli occhi dell'America su un altro infuocato processo per violenza carnale

TYSON il mio letto come un ring Oggi a Indianapolis gli occhi dell'America su un altro infuocato processo per violenza carnale TYSON il mio letto come un ring ALOS ANGELES RRIVANDO a Indianapolis alle sei e mezzo del mattino di venerdì, Mike 1 Tyson sperava di potere passare inosservato. Ma ad attenderlo all'aeroporto c'erano i giornalisti e i paparazzi, pronti a dare inizio a una nuova kermesse. Dopo il caso del giudice Clarence Thomas, dopo il processo a William Kennedy, gli occhi dell'America sono di nuovo su un episodio di violenza sessuale. Tyson è accusato di aver violentato una ragazza di 18 anni che era una delle partecipanti a un concorso per Miss Black America. Il processo si apre oggi. Se condannato Tyson rischia sino a 63 anni di carcere. I giornali, non a caso scrivono che per Tyson questo è il «match for his life», l'incontro della sua vita. Oltreché di violenza carnale, il pugile è accusato di condotta criminale depravata e di un atto che si potrebbe tradurre con «ratto a fine di libidine». Come nei casi Kennedy e Thomas, ancóra una volta sarà la parola di una donna contro quella di un uomo, perché tra le ore 2 e 4,45 della notte tra il 18 e il 19 luglio Tyson e la presunta vittima erano da soli. E' pieno tuttavia di persone che assicurano che nel suo soggiorno a Indianapolis il campione non si è comportato esattamente come un galantuomo. Invitato alla Black Expo, una celebrazione della cultura afroamericana, Tyson ha fatto subito capire che quello che a lui interessava veramente era il concorso di bellezza. E fin dalla sua prima visita sono iniziati i guai. Almeno dieci reginette lo hanno accusato di aver messo «le mani nel sedere» e in altre parti private e una di loro ha chiesto un risarcimento di 100 milioni di dollari. Ha fatto causa anche l'organizzatore del concorso, J. Morris Anderson, che ha incolpato Tyson di essere un «serial buttock fondler», un palpeggiatore di sederi impenitente. Ma veniamo all'evento chiave, che secondo l'accusa ha comportato «sesso orale e penetrazione digitale senza consenso». Si sa che l'inizio della serata è stato amichevole e che i due si erano dati un appuntamento. Si sa anche che la telefonata di denuncia alla polizia ha avuto luogo 24 ore dopo, un ritardo che la difesa di Tyson intende sfruttare. Ma per sapere che cosa è successo nel frattempo bisogna affidarsi alla cronaca fantasiosa dei tabloid. Secondo il News of the world di Londra, che il padre della presunta vittima definisce abbastanza vicino alla verità, la studentessa entra nella stanza di Tyson e viene aggredita. E quando la poveretta cerca di opporre resistenza si sente dire: «E' meglio che non ti metti contro il campione». Tyson ha nega to. E ha aggiunto: «Ogni volta che mi fido di una donna o mi faccio coinvolgere in qualche storia succede qualcosa. Qualcosa di brutto .Sono confuso». Per la sua difesa, il pugile ha fatto venire, da Washington, Vincent Fuller, l'avvocato che è riuscito a fare scagionare Don King dall'accusa di frode fiscale e che è riuscito a far assolvere per infermità mentale John Hinckley, l'attentatore di Ronald Reagan. A presiedere processo sarà invece Patricia Gifford, un giudice che quando era pubblico ministero si è specializzata in casi di violenza sessuale a donne e bambini: in un anno, su 52 processi, ha ottenuto 48 condanne. [1. s.ì A sinistra: Tyson con la bellissima moglie Robin Givens. Sotto: con Rosie Jones miss Black America. Sotto il titolo: il giudice Patricia Gifford

Luoghi citati: America, Indianapolis, Londra, Washington