Non hai il sosia in tv? Allora sei nessuno

Non hai il sosia in tv? Allora sei nessuno IL PALAZZO Non hai il sosia in tv? Allora sei nessuno AESE che vai, potere e stranezze che trovi. Dopo averlo spremuto per benino, si sa che Stalin deportò uno dei suoi sosia in Siberia, dopo averne sterminato la famiglia. In Italia, dove ci saranno pure «sacche di socialismo reale» ma il dispotismo asiatico non ha attecchito, i sosia finiscono invece a Crème Cammei. Eppure fa uno strano effetto il racconto dell'attore ventisettenne Manlio Dovi, sosia televisivo di Cossiga, ricevuto al Quirinale. Una volta dentro il Palazzo, il Presidente gli ha chiesto di invecchiare (con trucco e adattamento plastico), l'ha pregato di parlare con la sua stessa voce («E' eccezionale!» continuava a ripetere), l'ha presentato al ministro Scotti, gli ha dato dei consigli in tema di gestualità e gli ha regalato due cravatte «perché le indossassi in scena: sono le sue preferite». Le risate... Però poi, al momento dell'addio, Cossiga ha voluto chiedergli cosa farà quando lui non sarà più presidente della Repubblica. " " E si può ànc~hè immaginare che su quell'udienza un po' civettuola, su quel colloquio surreale e tutto -sommato innocente sia improvvisamente calata la minaccia di un comune destino: l'oblio. Peccato, perché Dovi ha appena agguantato la fortuna e il Presidente scade a luglio. Sarà pure un genere di successo. E sarà pure buffa e gratuita, la moltiplicazione dei sosia. Come se i politici «veri» non bastassero e per conquistare audience fosse necessaria anche la loro «carnevalizzazione» in tv. Sta di fatto, però, che da Plauto in poi scherzano col fuoco, i potenti (e i loro sosia). Chi finisce becco, chi in manicomio, chi squartato come Pugaciov. La letteratura (Molière, Dryden, Von Kleist, Dostoevskij, Poe, Wilde) e in parte la storia (Pietro III di Russia, Stalin, fino a quella misteriosa telefonata che nella vicenda Sindona fu attribuita a Noschese che avrebbe imitato I la voce di Andreotti) rimarI cano un groviglio psicologi- co assai meno comico di quel che si pensi. Più che stare a} gioco, più che tollerare esibizioni che sono pur sempre una prova di popolarità a costo minimo, il politico sembra drammaticamente, irresistibilmente attratto dal proprio sosia. Fissazione narcisistica - spiegava lo psicanalista Otto Rank -, esorcizzazione della fine, desiderio di immortalità. Per imitati e imitatori. Così, Mario Zamma, che fa De Mita con l'incoraggiamento della signora Annamaria, è ormai un amico di famiglia, presente ai congressi..-. Craxi spedisce una foto con dedica al suo doppio Pierluigi Zerbinati. Cossiga invita Dovi, che esalta il piccone. E per esibirsf Cóme gemellò télevlsfvo di Spadolini, Alessandro Aiesi chiede l'autorizzazione proprio al Senato, di cui è dipendente. Tra sdoppiamenti, transfert e corti circuiti di comunicazione, intanto, i sosia non solo aumentano ma si raccontano, sfornano memoriali autobiografici a puntate, diventano essi stessi protagonisti. Enzo Maria Marzullo, il doppio di De Michelis, finisce sui giornali per via di una sua personalissima disavventura giudiziaria. E in tutti i titoli campeggia il cognome del ministro. Ingenuo Dovi: «Adesso perfino la mia fidanzata mi chiama Cossiga, anche nella vita privata...». Tenero Zerbinati: «Spero davvero che l'onorevole Craxi non se ne abbia a male se mi sono lasciato fotografare mentre rigoverno la cucina. In fondo è anche questo un modo per ristabilire le distanze». Il sosia di Stalin avrebbe avuto qualche problema in più. Filippo Ceccarelli Bili r~ i>~ — -

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