Biotecnologie, parte la corsa

Biotecnologie, parte la corsa Investire in ricerca è una scommessa necessaria in vista del mercato unico Biotecnologie, parte la corsa Per l'Italia Bari conquista lapoleposition MILANO DAL NOSTRO INVIATO La scommessa è fatta. L'agricoltura italiana, in particolare quella del Mezzogiorno, potrà contare su una nuova carta per il suo rilancio e per affrontare la concorrenza estera. L'economia di mercato ha le sue regole, il flusso di aiuti economici comunitari si affievolisce: bisogna reagire e a dare una risposta incisiva saranno le biotecnologie. Perché questa scelta? Perché, dicono in sintesi i tecnici, quello delle biotecnologie è un settore assolutamente innovativo, che può veramente essere plasmato sulle esigenze del comparto a cui si rivolge, senza temere concorrenze particolarmente agguerrite. Si potrà insomma partire alla pari, se ci sarà la volontà di farlo. Il problema più grave da risolvere in Italia è quello che riguarda la ricerca e lo sviluppo, vero e proprio ossigeno per un settore «high-tee». Le biotecnologie le cifre parlano chiaro: oggi il mercato mondiale di questo settore ha un fatturato annuo di 3500 miliardi, distribuito su 2500 aziende che danno globalmente lavoro a circa 100 mila dipendenti. Cifre non enormi, dunque. Ma il dato che fa pensare è proprio quello riguardante la ricerca e lo sviluppo, si tratta di 12.000 miliardi l'anno. Più di tre volte quello relativo al fatturato. Che l'Italia debba pedalare in salita viene dal confronto delle cifre nazionali con quelle mon-, diali: il mercato di casa delle biotecnologie vale 300 miliardi, si impernia su 150 imprese che impiegano 7000 persone; sotto la voce ricerca e sviluppo però figurano 430 miliardi, nemmeno un terzo in più del fatturato. Tutti quindi investono per fare delle biotecnologie un elemento economico di punta e lo facciamo anche noi, ma con uno «slancio» relativo. Il punto è che la competizione tecnologica ha assunto in tutti i Paesi occidentali un'importanza tale da richiedere interventi governativi, non solo per favorire l'innovazione, ma anche per consentirne la diffusione nel tessuto economico. E questo secondo aspetto è diventato di fondamentale importanza in relazione alle difficoltà che le imprese minori incontrano nell'accedere ai risultati di ricerca e sviluppo e nell'assorbirli. Insomma che si sta facendo in Italia perché non si parta con una marcia in meno nella corsa allo sviluppo delle biotecnologie? «Ci sono parecchie iniziative già avviate e altre in preparazione - risponde Vincenzo Zappia, direttore dell'istituto Biochimica delle macromolecole dell'Università di Napoli - in alcune università, come Milano, Verona e Roma sono stati istituiti corsi di laurea in biotecnologie. Inoltre si stanno creando alcuni "biopoli", centri di ricerca accademica, che, nel Sud, opereranno a Napoli e Salerno, nel Nord, a Milano». Ma tutto il lavoro che si sta facendo e si farà dovrà essere divulgato e così dovrà esserci modo di conoscere i risultati raggiunti all'estero. Ecco perché, a Bari, dal 15 al 18 ottobre, si svolgerà la prima edizione di Biorama, una sorta di punto d'incontro e di scambio per tutto ciò che riguarda il progresso biotecnologico. La manifestazione, che avrà cadenza biennale, nasce sotto l'egida del ministero per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno, del Cnr, dell'Istituto superiore di Sanità, di Assobiotec (Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, operante nell'ambito di Federchimica), della Regione Puglia e dell'Università di Bari. L'agricoltura si qualifica come uno dei settori di maggior impiego delle biotecnologie: «Ci sono prospettive di enorme sviluppo - sottolinea il professor Zappia - che vanno dal miglioramento delle rese, all'impiego delle biomasse, all'individuazione di fertilizzanti non inquinanti, alla selezione di piante e sementi indenni da germi. Un grosso contributo quindi - continua Zappia - anche ai problemi dell'ambiente, basti pensare alle applicazioni possibili nel campo dell'utilizzazione degli scarti del settore conserviero». Vanni Cornerò I SETTORI "VERDI" DI PUNTA AMBIENTE ZOOTECNIA BIOTECNOLOGIE AGRICOLTURA ACQUACOLTURA ALIMENTARE

Persone citate: Vincenzo Zappia, Zappia