Per l'Italia Bari conquista la pole position di Enzo Bacarani

E' nata una «coop» da 21 mila miliardi Fusione per essere più competitivi E' nata una «coop» da 21 mila miliardi Riunirà iprincipali settori agricoli che fanno parte della Con/cooperative ROMA. Una nuova veste per una consistente fetta della Confcooperative. E' nata la Federazione nazionale delle cooperative agricole e agroalimentari. Il nuovo organismo vede la luce dall'unione di Federlatte, Federcantine, Federagricole e Federortofrutta, raggruppa oltre 7000 cooperative per un fatturato di oltre 21.000 miliardi di lire. L'unificazione della quattro federazioni era stata progettata nell'ottobre scorso dal presidente della giunta agricola Alessandro Sandra e dal presidente della Confcooperative Luigi Marino «per aumentare l'efficienza e la rappresentatività economica e politica della cooperazione agricola». Alla guida dell'organo che unificherà i vecchi organismi di settore è stato nominato Giovenale Gerbaudo, 48 anni, vicepresidente della Federortofrutta, una lunga esperienza nel settore agricolo sia a livello nazionale che nella regione Piemonte, dove ricopre l'incarico di presidente della giunta agricola. Alessandro Sandra, presidente della giunta agricola confederale, lascia dunque, dopo diversi anni, la guida della cooperazione agricola per «rientrare», come egli stesso ha precisato, nei ranghi della Coldiretti, dove continuerà ad occuparsi dei problemi del settore. Nel corso dell'assemblea costituente, Alessandro Sandra ha sottolineato gli aspetti positivi della nuova legge sulla cooperazione, tra cui la possibilità per i singoli soci di sottoscrivere fino a 120 milioni di capitale sociale, contro il precedente «anacronistico» tetto di 30 milioni. Sandra non ha però nascosto che «nel mondo cooperativo si sono verificati dissesti che ne hanno pregiudicato l'immagine», sottolineando che «è ormai scontato attaccare chi opera in agricoltura e difendere, anche con contributi pubblici, chi opera nell'industria». A questo proposito ha lamentato la mancata applicazione della delibera Cipi del luglio '90 sull'agroalimentare, «che prevedeva un ruolo importante della Sme con il contributo degli operatori agroalimentari». E in questo traspare una velata critica all'atteggiamento del governo e alla classe politica in generale. Ma, al di là dei proclami di rito, il compito della neonata federazione non è dei più facili. Ora, dopo l'operazione estetica, occorrono i fatti. E i problemi da affrontare sono molteplici. Innanzitutto ristrutturare l'organizzazione. Nel passato la Confcooperative aveva cercato di far crescere l'organizzazione attraverso i consorzi. Tipo di sviluppo che, come riconosce lo stesso Sandra, ha fatto il suo tempo in quanto «sommatoria di realtà piccole». La strada alternativa ora indicata è quella della fusione tra cooperative e società di capitali per avere un maggior peso contrattuale. Un esempio? La Novitalia, una integrazione tra cooperative e società zootecniche. Un altro problema è rappresentato dal rilancio dell'azione politica e infine c'è da governare la riforma delle cooperative. Ora con la possibile rivalutazione delle quote gli investiménti nelle cooperative possono essere più appetibili anche per gli «esterni» al mondo agricolo. «Ma la congiuntura economica non è favorevole - sostiene Gamba - e bisogna ora operare per dare risposte economiche e organizzative adeguate». Una sfida che Giovenale Gerbaudo è pronto a raccogliere: «E' ora di rendere più efficiente questa macchina organizzativa». E a chi chiede se questo «maquillage» è una sorta di sfida anche alla Lega delle cooperative, la risposta è pronta: sono diverse le aree di intervento. «La Lega si occupa principalmente di distribuzione, di assicurazioni oltre che del settore agricolo, mentre noi invece - sostengono alla Confcooperative siamo più specializzati nel settore agroalimentare e in quello bancario». Enzo Bacarani

Persone citate: Alessandro Sandra, Giovenale Gerbaudo, Luigi Marino

Luoghi citati: Piemonte, Roma