Sandrelli: io madre padrona
William Hurt, la vita distrutta dall'alcol L'attore tenta un'altra cura disintossicante William Hurt, la vita distrutta dall'alcol «Per un anno non mi vedrete sul set voglio guarire dalla mia malattia» WILLIAM Hurt, Oscar per «Il bacio della donna ragno», il dottore che nel film «Un medico, un uomo» riesce a combattere la malattia fisica e il crollo psicologico, nella realtà è un uomo perdente: l'alcol è stato più forte di lui e l'attore dovrà essere ricoverato ancora una volta nella clinica Betty Ford per una cura disintossicante. Il fallimento dell'alcolista ha rischiato anche di trasformarsi nell'ennesimo fallimento familiare. Hurt ha alle spalle il divorzio dall'attrice teatrale Mary Beth, alla quale deve il debutto in palcoscenico, e la clamorosa separazione dalla convivente Sandra Jennings, madre di Alexander, nato nel 1983: una vicenda giudiziaria impietosamente trasmessa in diretta dalle tv statunitensi, con la sfilata dei testimoni a favore dell'attore o della ex compagna, che gli chiedeva una «liquidazione» di circa nove miliardi «per aver contribuito, standogli accanto nel bene e nel male, al suo successo professionale e quindi ai suoi guadagni». Poi ci fu la storia con Marlee Matlin, la giovane attrice sordomuta sua partner nel film «Figli di un dio minore» (la regista, Randa Haines, è la stessa di «Un medico, un uomo»). Quindi il matrimonio con Heidi Henderson e la nascita del secondo figlio, nel 1989. «Questa volta non voglio che l'alcol distrugga la mia famiglia. Starò lontano dal set per un anno e tornerò solo quando sarò completamente guarito e avrò ritrovato il mio equilibrio». L'annuncio del ricovero e della pausa forzata lo dà il settimanale «Gente» nel numero in edicola in questi giorni. William Hurt ha appena finito di girare «La peste», tratto dal romanzo di Albert Camus, e William Hurt il film sta per uscire sugli schermi. Figlio di un funzionario statale, poi cresciuto con la madre e il secondo marito di lei, Henry Luce, proprietario del «New York Times», Hurt comincia a recitare accanto alla prima moglie nella compagnia off Broadway «Circle rep», dove all'inizio lavorava come tecnico di scena. Poi, nel 1980, la rivelazione come attore cinematografico: Ken Russell ne fa il protagonista del suo inquietante «Stati di allucinazione». In soli sei anni arriva all'Oscar come protagonista del film di Babenco tratto da Puig, accanto a Raul Julia e Sonia Braga. Ma già nel 1985 c'è stato il primo ricovero al Betty Ford Center, la clinica fondata dalla moglie dell'ex presidente americano per aiutare quanti, come lei, erano caduti nella dipendenza da alcol, da farmaci, da droghe e potevano permettersi le cure adatte. L'ospedale della rinascita ha ospitato Liza Minnelli, Liz Taylor, che qui ha conosciuto l'attuale marito Larry Fortensky (per lui, muratore, aveva pagato il sindacato), Robert Mitchum, Drew Barrymore (la bambina di E.T.), Carne Fisher (la principessa Laila di «Guerre stellari», figlia di Debbie Reynolds ed Edelie Fisher, poi marito di Liz). La bottiglia non impedisce a William Hurt di conquistare un successo dopo l'altro: «Dentro la notizia» (il perfetto anchorman senza scrupoli), «Turista per caso». «Per un anno non mi vedrete più sul set - avrebbe detto Hurt - devo prima ritrovarmi. Lo devo a chi mi ama e lo devo principalmente a me stesso, alla mia dignità di uomo. La mia è una malattia, che va affrontata e curata». [a. p.l William Hurt
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