Stop agli insediamenti se volete i prestiti Usa
Stop agli insediamenti se volete i prestiti Usa Messaggio di Baker a Gerusalemme Stop agli insediamenti se volete i prestiti Usa Washington: non è un ultimatum Difficile compromesso per Shamir TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Israele deve impegnarsi a congelare gli insediamenti nei territori se desidera ottenere dagli Stati Uniti le garanzie bancarie necessarie per avere prestiti per 10 miliardi di dollari da destinarsi all'assorbimento degli immigrati russi: questo il messaggio affidato ieri dal segretario di Stato, James Baker, all'ambasciatore israeliano a Washington, Zalman Shoval, pochi giorni dopo le categoriche dichiarazioni del premier Shamir secondo cui «nessuna forza al mondo potrà ostacolare la nostra colonizzazione della Giudea-Samaria e di Gaza». Duro nella sostanza, il messaggio dell'Amministrazione Bush è apparso possibilista nella forma. Baker ha tenuto a sottolineare che si tratta solo di «proposte» e non di un ultimatum, e ha dato a Israele dieci giorni di tempo per meditare la sua risposta. Il segretario di Stato ha anche lasciato aperto un notevole spazio per ulteriori contatti diplomatici: dopo aver confermato l'impegno statunitense ad assistere Israele nella «grande impresa umanitaria» dell'assorbimento delle masse di immigrati, ha precisato che Washington non pretende una sospensione immediata delle attività edilizie. Basandosi su dettagliati rilievi topografici dei territori, compiuti di recente da satelliti-spia, gli Usa concedono a Israele di completare gli edifici in fase di costruzione, ma chiedono un esplicito impegno che nei mesi a venire non se ne aggiungeranno altri. Le notizie provenienti da Washington non hanno provocato reazioni ufficiali a Gerusalemme, dove i ministeri erano ieri chiusi per il riposo sabbatico. Un primo commento è previsto per oggi, al termine della seduta del governo. Anonime fonti politiche, citate dai mass-media elettronici israeliani, hanno però notato che il governo di Shamir non potrà di certo impegnarsi in pubblico per un congelamento degli insediamenti. Il premier dovrà infatti ricorrere all'appoggio di tutti i partiti di destra per respingere lunedì in Parlamento un impegnativo voto di sfiducia, presentato dai labori sti. Superato quest'ostacolo, dovrà affrontare al comitato centrale del Likud la sfida alla sua leadership avanzata dal «falco» del partito, Ariel Sharon. Tuttavia, dalle reazioni a caldo ieri di alcuni importanti membri del Likud, sembra trasparire la volontà di cercare un compromesso che tenga in considerazione sia le necessità di carattere interno del presidente Bush, sia quelle di Shamir. Da Pechino dove si trova in visita ufficiale, il ministro degli Esteri David Levy ha ricordato che le garanzie americane sono assolutamente necessarie all'economia e alla società israeliane e ha detto che ne discuterà con Baker la settimana prossima a Mosca, durante i lavori della Conferenza di pace. A Gerusalemme Est le prime reazioni alla possibilità di un congelamento degli insediamenti ebraici nei territori sono state positive nella sostanza, ma molto caute. Hanan Ashrawi, la portavoce della delegazione palestinese ai negoziati di pace israeloarabi, ha detto di accogliere con favore la proposta di Baker, ma ha aggiunto che un parere definitivo potrà essere espresso solo dopo che i palestinesi avranno visto davvero fermarsi i lavori di sviluppo israeliani. ' Filippo Donati
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