«Stiamo tornando ai tempi di Suslov»
«Stiamo tornando ai tempi di Suslov» «Stiamo tornando ai tempi di Suslov» L'accusa di «complotto» anti-Eltsinfa infuriare i democratici MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «Un'assurdità». Così Aleksandr Jakovlev ha definito le accuse di complotto per rovesciare il presidente Boris Eltsin, lanciate contro «i democratici della prima ondata» e contro una presunta organizzazione clandestina comunista dal fantomatico «Centro di ricerche indipendente F.R. Politica». Due giorni fa la «Nezavisimaja gazeta» aveva pubblicato un «documento» che, elaborato dal Centro di ricerche, sarebbe* finito sul tavolo dello stesso Eltsin. Sul banco degli imputati, assieme ad alcuni dei più stretti collaboratori del Presidente, sono finiti il vice di Eltsin Aleksandr Rutskoj, lea¬ lì der del partito del lavoro, il ministro degli interni Barannikov, il presidente del Parlamento Khazbulatov e il Soviet supremo russo al completo, assetato di potere, i «comitati regionali clandestini» dell'ex partito comunista, la stampa democratica e quella ex comunista, la televisione e il Movimento democratico per le riforme. Quest'organizzazione, che ha tenuto ieri un'importante riunione, ha tra i suoi dirigenti l'ex ministro degli esteri Eduard Shevardnadze, lo stesso Jakovlev, uno dei principali artefici della «perestrqjka» gorbacioviana, e i sindaci democratici di Mosca, Gavriil Popov, e Pietroburgo, Anatolij Sobchak. Le gravissime accuse conte¬ nute nel documento, ha detto Jakovlev, «sono pure fantasie, invenzioni che mettono insieme l'inconciliabile. Il nostro Movimento non ha compiuto nessun atto che possa avvalorare queste tesi. L'accusa di collaborazione con comitati clandestini comunisti, poi, è semplicemente ridicola». Durante la riunione, del resto, Jakovlev aveva risposto alle numerose critiche espresse contro la riforma economica, difendendo il governo russo, guidato proprio da Eltsin: «Bisogna dare una chance al governo, che affronta un compito difficilissimo». A chi, come l'economista Petrakov, criticava aspramente la manovra economica iniziata da Eltsin, e le penose conseguenze sul livello di vita della popolazione, Jakovlev ha ribattuto che «la ristrutturazione in corso non può essere realizzata senza dolore. Bisogna avere un po' di pazienza, perché il peso che il governo si è preso sulle spalle è grande». La reazione della «Rabochaja tribuna», uno dei quotidiani direttamente chiamati in causa dal misterioso «documento», è stata ancora più «forte». Accusando gli autori di avere resuscitato l'odiosa pratica delatoria di Mikhail Suslov, l'ideologo ortodosso del comunismo in versione brezneviana, il giornale afferma senza mezzi termini che «agli autori di questa "ricerca" non si può credere». Riconoscendo che Eltsin «sta tentando di fare quello che non è riuscito a Gorbaciov», il quotidiano ex co¬ munista ha preso fin troppo sul serio quella che senza peli sulla lingua definisce come «una nuova caccia alle streghe». «Cittadini, compatrioti, attenzione! Esattamente lo stesso metodo è stato tentato su Mikhail Gorbaciov. I furiosi difensori dell'ideologia si gettarono .contro la sua squadra di professionisti di talento, facendoli cacciare uno dietro l'altro: Jakovlev, Petrakov, Shevardnadze... Non dimenticate come tutto questo è andato a finire!». Gli attacchi delle forze reazionarie ricordati dal giornale, iniziati nel settembre del 1990, si conclusero, come è noto, con il golpe. Un «déjà vu» preoccupante. Fabio Squillante
Luoghi citati: Mosca, Pietroburgo
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