«Solo il disastro ci unisce» di Enrico Singer

«Solo il disastro ci unisce» «Solo il disastro ci unisce» Parla l'economista Javlinskij «Boris sta facendo confusione» MILANO DAL NOSTRO INVIATO «Come russo non posso che dire grazie per quel ponte aereo offerto dagli americani: credo che sarà decisivo per passare l'inverno. Ma come economista mi stanno più a cuore gli investimenti, gli aiuti strategici e in questo campo vedo ancora molte divisioni. Noi non stiamo tentando una riforma per migliorare l'economia: dobbiamo crearla da zero. Peggio, dalle macerie del sistema comunista e da soli non ce la faremo». Grigorij Javlinskij non vuole apparire troppo pessimista, ma- è preoccupato. E' l'autore del piano dei 500 giorni bocciato da Gorbaciov nel '90 e del Trattato di unione economica silurato da Eltsin pochi mesi fa: da enfant prodige dell'economia è diventato una specie di Cassandra che predice sventure nel futuro dell'ex Urss. E questo ruolo non gli piace. Sui risultati delle riforme di Eltsin il mondo è diviso tra ottimisti e pessimisti, lei da quale parte si schiera? Non sono né ottimista né pessimista. Sono due atteggiamenti sbagliati: gli ottimisti si bloccano al primo ostacolo, i pessimisti sono già paralizzati in partenza. Dico che bisogna lavorare, ma lavorare con un programma chiaro. Oggi in Russia tutti hanno paura e quando si ha paura si cercano vie di salvezza, mentre noi abbiamo bisogno di una strategia di cambiamento. Il governo di Eltsin sta realizzando quello che avevo proposto nel piano dei 500 giorni, ma lo fa senza rispettare l'ordine degli interventi. Questo in economia è rischioso. Le privatizzazioni sono limitate al settore commerciale e cominciano solo adesso, dopo la liberalizzazione dei prezzi che ha innestato un processo di iperinflazione senza rilanciare la produzione. Lei non crede nella liberalizzazione dei prezzi come strumento di rilancio produttivo? Al contrario. Ci credo talmente che dico che quella realizzata finora non è una vera liberalizzazione. E' stato soltanto decentrato il controllo dei prezzi: prima era affidato ai ministeri, ora sono le commissioni locali del commercio a decidere. La piramide burocratica è stata decapitata, ma tutti i gradini intermedi sono rimasti: l'iniziativa privata non è ancora in grado di muoversi liberamente, mancano le leggi, mancano le banche che possono finanziare i neoimprenditori. C'è molto disordine. Questo mi spaventa e credo che spaventi anche gli investitori stranieri che vogliamo attirare. Assicurare una transizione ordinata al sistema di mercato: questa è la cosa più urgente da fare. Qual è il rischio maggiore che lei teme in questo momento? La disintegrazione totale dei legami economici che ancora esistono tra le Repubbliche dell'ex Urss. Il successo delle riforme economiche dipende molto dal grado di coordinamento che sarà raggiunto. Oggi i leader dei nuovi Stati indipendenti sono attratti più dal nazionalismo. Lo considerano il cemento del loro potere e questo impedisce degli accordi seri. La Comunità degli Stati Indipendenti? Di comune c'è solo il disastro economico. Se vogliamo essere meno catastrofici, possiamo dire che il nostro è uno spazio di problemi comuni e presto o tardi la gente capirà che i problemi comuni possono essere risolti meglio con strategie comuni. Repubbliche come l'Ucraina o la Bielorussia stanno anche per dare il colpo mortale al rublo, ultimo ba¬ luardo di un sistema comune. Anche la Russia dovrà creare una sua moneta? In questa situazione è quasi inevitabile. Con bilanci statali separati, il rublo unico diventa un elemento di disordine. Nessuna delle Repubbliche potrà misurare i risultati reali della sua politica economica dal momento che, con una moneta unica, i successi del Kazakistan - per fare un esempio - potrebbero essere rovinati dagli insuccessi di qualche altro Stato. La scelta giusta sarebbe quella di coordinare le politiche economiche, ma non mi sembra che si marci in questa direzione. Lei aveva proposto le stesse cose già nell'autunno del 1990 sia a Gorbaciov che a Eltsin. Chi ha sbagliato? Tutti hanno sbagliato. Io per primo che non sono stato capace di convincerli. E forse qualche errore lo ha commesso anche l'Occidente, ancora l'estate scorsa quando ha tentennato sulla cooperazione economica. L'importante è non ripetere gli sbagli. Enrico Singer Grigorij Javlinskij

Persone citate: Eltsin, Gorbaciov, Grigorij Javlinskij, Javlinskij

Luoghi citati: Bielorussia, Kazakistan, Milano, Russia, Ucraina, Urss