«Una congiura in casa Eltsin»

«Una congiura in casa Eltsin» I telefoni del Cremlino sarebbero controllati, nella trama anche i democratici «Una congiura in casa Eltsin» In un ambiguo rapporto accuse al suo staff MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Che succede nell'entourage del Presidente della Russia? A quanto pare grandi manovre sono in corso, che potrebbero dare luogo a sviluppi clamorosi. Ieri Nezaviziamaja Gazeta ha pubblicato uno «strano» documento che - si dice - sarebbe stato elaborato da un «Centro di ricerche indipendenti, F.R. (forse Federazione Russa, ndr) Politica» e che denuncia un complotto a vasto raggio contro Eltsin e la sua linea riformatrice. Il documento - precisa il giornale - sarebbe «giunto fin sul tavolo di Eltsin». Ma ciò che colpisce l'attenzione è che gli autori del «complotto» sarebbero alcuni degli uomini più vicini al Presidente, una specie di «nomenklatura clandestina che sta prendendo sotto il suo controllo» l'intera struttura del potere: da Jury Petrov, capo dell'amministrazione del Presidente della Russia, a Iliushin, capo della segreteria del Presidente (entrambi, invero, ex uomini dell'apparato del pcus di Sverdlovsk insieme a Eltsin). Entrambi sono al centro dell'accusa: «sottraggono» informazioni essenziali, «fanno sparire» i documenti, «correggono» i decreti del Presidente. Petrov sarebbe addirittura autore di una «direttiva segreta» che ha posto nelle sue mani anche i servizi di sicurezza e di comunicazione del Presidente e dipenderebbero da lui «i controlli telefonici negli edifici governativi». Controlli che - dice il documento - «negli ultimi giorni avrebbero investito in lungo e in largo tutte le conversazioni negli edifici del governo e del Soviet Supremo». Gli autori dello «studio» sembrano tuttavia poter attingere anch'essi a informazioni molto «confidenziali»! E il documento è costellato di allusióni che fanno anch'esse pensare ai bei tempi delle delazioni del famigerato Kgb. Si scava nel passato dù tutta una serie di uomini dellalsquadra eltsiniana, e si «scopre» che il primo vice del «dipartimento generale» è G. Orlov, «uno dei più stretti collaboratori del (golpista) Valeri]' Boldin». Del ministro degl'Interni di Russia, Barannikov, si «rivela» che ha fatto la sua carriera nel ministero degli Interni dell'Azerbajgian, sotto «l'ala protettrice» di Vladimir Polianichko, ex alto ufficiale del Kgb e «uomo della squadra interna di Egor Ligaciov». E altri, meno noti al grande pubblico vengono individuati, per nome e cognome, come gli organizzatori del complotto, il cui scopo sarebbe quello di mettere i bastoni tra le ruote, sabotare, infine far crollare il governo di Eltsin. Ma la parte più interessante viene a questo punto. Alleati cruciali della «banda» sarebbero, nell'ordine, il vicepresidente Rutskoi e il presidente del Parlamento Khasbulatov (e qui la verosimiglianza appare molto forzata, poiché gli stessi aiutanti di Rutskoi hanno denun¬ ciato più volte proprio Petrov e Iliushin di aver tagliato i contatti tra Rutskoi e Eltsin): Aleksandr Rutskoi presentato come «una delle colonne politiche della vera economia sommersa e della corruzione amministrativa», e Khasbulatov come «rappresentante politico delle strutture nomenklaturo-burocratiche». Siamo alla delazione vera e propria, compilata come un mattinale di questura. E il bello viene ora, perché lo schieramento dei nemici del Presidente si estenderebbe a macchia d'olio in tutto il Paese. Non solo esisterebbe un'«organizzazione clandestina» composta da comitati di partito illegali che «eserciterebbero il potere di fatto in molte amministrazioni locali», ma essa darebbe indicazioni di lavoro ai «sindacati», per la «preparazione di uno sciopero generale mediante le tradizionali strutture propagandistiche del partito comunista nelle imprese». Alleati di questa operazione, molto simile a Un colpo di stato, sarebbero però - scrivono gli anonimi autori del documento anche i «politici democratici della prima ondata, che si sono radunati nel Movimento per le Riforme Democratiche e che hanno capito che la via più breve al potere passa sulle rovine del governo russo». Si tratta qui, com'è chiaro (anche se i nomi non compaiono), di Aleksandr Jakovlev, di Eduard Shaverdnadze, di Gavriil Popov e Anatoli Sobchak, sindaci di Mosca e Leningrado. Insieme a loro, sul banco degli imputati, vengono messi i «deputati del soviet supremo e dei soviet locali», «poiché gli interessi di costoro, inclusi 1 democratici, entrano in conflitto con la divisione dei poteri e con la forma presfdenziale». Tutte queste forze «vicine alla direzione clandestina comunista», avrebbero nelle loro mani non solo tela gran parte della stampa a larga diffusione» (si fanno i nomi dei giornali ex comunisti Pravda, Rabociaja Tribuna, Trud, Sovietskaja Rossija , ma si aggiunge che «il resto della stampa non comunista è praticamente oggi sotto il controllo di uomini e strutture vicine al Movimento per le Riforme Democratiche»), ma anche la tv centrale (influenzata dal Mrd) e quella russa (che simpatizzerebbe per Khasbulatov e per il Parlamento). L'elenco è finito e l'impressione è preoccupante. Chi ha ispirato il documento? Non lo sappiamo, ma si capisce che gli autori sono stati «ispirati» da altri uomini della squadra di Eltsin, in particolare da uomini del governo. Pare che qualcuno stia preparando le condizioni per una controffensiva che, dati i nemici che si propone di colpire, dovrebbe infliggere un colpo a tutto lo schieramento democratico e all'entourage nomenklaturista di Eltsin. E anche perché no?, ma dopo - a mostrare Eltsin come uno zimbello nelle mani degli uni e degli altri. Giuliette Chiesa Una vecchia moscovita cerca invano di barattare un pesce con una maglia usata

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Russia