Un film può incastrare i Lupin di Modena

Un film può incastrare i Lupin di Modena Perquisizioni a tappeto ma l'unico indizio sarebbe una registrazione dell'intero blitz Un film può incastrare i Lupin di Modena Tele rubate per chiedere il riscatto MODENA DAL NOSTRO INVIATO La speranza di ritrovare i cinque capolavori d'arte che valgono parecchie decine di miliardi, rapinati l'altra sera alla Galleria Estense di Modena, è legata ad una videocassetta che vale diecimila lire scarse: se, infatti, l'impianto televisivo a circuito chiuso che protegge le sale della raccolta ha continuato a funzionare anche durante l'assalto, nonostante i banditi avessero cercato di manometterlo, il nastro potrebbe aver registrato «in diretta» il drammatico film della prima rapina a mano armata in un museo. Gli investigatori, in tal caso, potrebbero mettere in relazione questi volti, pur semicoperti da una maschera, con quelli, schedati, dei più conosciuti ladri d'arte. Magari esaminando anche le registrazioni compiute dall'impianto automatico nei giorni precedenti quando qualcuno del commando ha forse ispezionato la Galleria. Dagli inquirenti, né smentite, né conferme a queste possibilità. Ci si limita a dire che, ancora, non sono stati ultimati gli accertamenti, ma, forse, non è un caso che un tenente dei carabinieri, ieri mattina, nelle sale della raccolta d'arte depredata, guardasse quella cassetta bianca che stringeva in mano con la stessa espressione d'un collezionista che ammira un Velazquez. Per ora il film dell'assalto dei quattro uomini d'oro vive solo in un racconto di seconda mano: i custodi tenuti in ostaggio dal commando durante il colpo sono ancora talmente terrorizzati dalle minacce di morte che hanno chiesto ai carabinieri di non diffondere i loro nomi. Le sequenze di questa aggressione le racconta la sovrintendente ai Beni Artistici e Storici di Modena, Jadranka Bentini, la da ieri, è chiuso ai visitatori per consentire i rilievi della polizia scientifica e dei carabinieri del Nucleo di Protezione del patrimonio artistico. ~, «I quattro banditi sono arrivati verso le 18,40, pochi minuti prima della chiusura. Il volto coperto da un passamontagna, le rivoltelle in pugno, sono entrati nella biglietteria dove hanno immobilizzato i due addetti». La Galleria è deserta, nelle 16 sale e negli uffici, in quel momento, ci sono soltanto altri sei dipendenti tra custodi ed impiegati. Tre rapinatori li raccolgono nella bigliettiera e poi, lasciatili in consegna al quarto complice, incominciano la razzia dopo aver infranto il monitor dell'impianto televisivo. Hanno in mano un biglietto su cui il committente della rapina ha diligentemente annotato i «pezzi» da rubare. Ma i tre non hanno bisogno di leggere gli appunti per riconoscere le prede. Eccoli davanti alla Madonna con Bambino del Correggio, una tela struggente in cui la Vergine ha grandi occhi sognanti che contrastano con il palpitare di un seno di tesa carne terrena. La tela è protetta da un siste- ma d'allarme «a tenda», costituito, cioè, dalla trama di tanti raggi invisibili che trasmettono un segnale alla centralina di controllo se qualcuno si avvicina pericolosamente all'opera. Il meccanismo ha funzionato, ma, trattandosi di un circuito interno, l'allarme è suonato proprio nel locale in cui i custodi vivevano il loro panico di ostaggi. I banditi, ora, afferrano il piccolo quadro senza neppure curarsi di staccarlo dalla cornice come, pochi secondi, dopo fanno invece per il ritratto di Francesco I d'Este del Velazquez. Un lavoro rapido e preriso che la dott. Bentini definisce «da professionisti. Non hanno tagliato la tela per non correre il rischio di danneggiarla: hanno schiodato la cornice e hanno staccato l'opera con tutto il telaio». II raid continua. Nella mani dei rapinatori ci sono, ora, i due Guardi. Subito dopo, liberato a martellate dalla sua teca di cristallo, il trittico di El Greco. Il commando ritorna sui propri passi e, in quegli attimi, un custode che si trovava negli uffici entra in Galleria. Ancora la sovrintendente: «Ha subito visto un collega immobile che gli ha fatto un impercettibile cenno con il capo. Lui, allora, ha chiuso silenziosamente la porta ed è corso a telefonare alla polizia». Troppo tardi, quando le prime Volanti sono arrivate davanti all'austero Palazzo dei Musei di piazza Sant'Agostino, i rapinatori erano già lontani. In questa mattina di pioggia, a 16 ore dall'assalto, i momenti dell'attesa si intrecciano a quelli della speranza di trovare una pista per risalire ai banditi: proprio come in un caso di sequestro. E il riferimento non è peregrino perché sìa la sovrintendente sia gli investigatori non escludono l'ipotesi. Anzi, l'idea di un «rapimento a scopo di estorsione» è una di quelle che gode maggior credito: «I pezzi sono miti della storia dell'arte e non hanno un valore commerciale perché nessuno compre¬ rebbe mai opere così conosciute». La dottoressa Bentini, parlando di questi dipinti, li definisce «feticci artistici con uno straordinario valore simbolico». Vuol dire che lei coltiva anche il dubbio che il furto sia stato commissionato da un collezionista maniaco? Tetra, la sovrintendente risponde: «A volte la realtà supera le fantasie più ardite. Chi avrebbe mai pensato, ad esempio, ad una rapina in un museo protetto con sistemi sofisticatissimi come questo?». Ricatto allo Stato, colpo ordito da un folle amante dell'arte? La caccia è aperta anche se non tutti gli investigatori condividono l'ottimismo espresso, dopo un vertice in prefettura, dal sottosegretario ai Beni Culturali, Luigi Covatta, il quale ha lasciato intendere che si sarebbe alla vigilia della soluzione del «giallo». E' una caccia che, sinora, si è concretizzata in una raffica di perquisizioni e in un delicato controllo nei confronti dei dipendenti del Museo. Renato Rizzo E' stato un lavoro da professionisti I ladri hanno colpito il Museo con i sistemi di sicurezza più all'avanguardia in Italia Sopra la «Madonna con il Bambino» del Correggio e, a destra, «L'isola di San Giorgio» di Francesco Guardi, due tele rubate a Modena A destra il ritratto di Francesco I d'Este, dipinto da Velazquez nel marzo del 1639 a Madrid: una tela di inestimabile valore, dall'altra sera in mano ài banditi