Ustica, promosso uno dei generali di Giovanni Bianconi

Ustica, promosso uno dei generali E il governo, per il momento, ha deciso di non costituirsi parte civile Ustica, promosso uno dei generali Tascio, ufficiale sotto inchiesta, va allo stato maggiore Macis: «E' una beffa». Rognoni: «Solo un congelamento» ROMA. Il governo non si schiera contro i generali accusati di attentato alla sua attività e alto tradimento. Niente costituzione di parte civile, almeno per ora, e nessun provvedimento di sospensione per gli alti ufficiali imputati nell'inchiesta per la strage di Ustica. L'unico generale incriminato attualmente in servizio, Zeno Tascio, è stato rimosso dall'incarico che occupava, ma per essere messo alle dipendenze del capo di Stato maggiore dell'Aeronautica militare. «Un congelamento - assicura il ministro della Difesa Rognoni -. Se ci credete, bene, se non ci credete non so che farci». I parlamentari della Commissione d'inchiesta sulle stragi, democristiani compresi, ci credono poco, e già piovono sul governo interrogazioni e interpellanze. Lo Stato maggiore dell'Arma azzurra, infatti, come ha comunicato lo stesso Rognoni, è stato incaricato di seguire l'inchiesta su Ustica: perché mettere proprio lì uno dei generali accusati di aver depistato le indagini su questo caso, al quale l'Aeronautica ha già espresso la propria solidarietà? «Colpisce che Tascio venga trasferito presso lo staff dello Stato maggiore, dove si fornisce quella collaborazione che con il generale Nardini (attuale capo di Stato maggiore, ndr) c'è sempre stata», ammonisce il presidente della commissione Libero Gualtieri. E il senatore Toth, capogruppo della de: «E' comprensibile la solidarietà, ma quando si ricoprono alte cariche tutto deve essere commisurato. Non si può esprimere solidarietà istituzionale a chi è inquisito». Mentre il giudice istruttore Priore e i pubblici ministeri Roselli e Salvi, titolari dell'inchiesta penale, interrogavano gli ex radaristi del centro di Licola Di Micco e Acampora (anche loro imputati) la commissione stragi ha ascoltato ieri il ministro della Difesa. Non è stata un'audizione facile, quella di Rognoni. Doveva annunciare le mosse del governo, che per adesso s'è limitato a nominare un suo avvocato (dell'Avvocatura dello Stato) il quale si limiterà ad assistere ad alcune fasi dell'inchiesta, a visionare alcuni atti e riferire, per permettere all'esecutivo di decidere in seguito se costituirsi parte civile o meno. A quasi dodici anni dalla strage, quindi, nel momento in cui i giudici ritengono di aver raccolto elementi sufficienti per accusare i vertici dell'Aeronautica del 1980 di aver depistato e mentito sulle indagini, commettendo un «attentato all'attività degli organi costituzionali» che sfocia nell'«alto tradimento», il governo prende tempo. «La scelta - ha spiegato Rognoni - è stata differita per po- ter acquisire gli elementi necessari, e non basarsi solo, passivamente, su schegge di processo così come emergono dalle comunicazioni giudiziarie o dalle informazioni dei giornali che violano il segreto istruttorio. Questa decisione non pre-' elude, in seguito, una costituzione di parte civile, possibile fino al momento del dibattimento». Il ministro veste i panni del garantista anche per spiegare la mancata assunzione dei provvedimenti cautelari contro gli ufficiali incriminati: «Non si adotta una misura afflittivacautelare prima ancora degli interrogatori e della conoscenza dei fatti. Non possiamo fare altrimenti. Come ci riserviamo di costituirci parte civile, ci riserviamo di adottare le misure di sospensione precauzionale. Settantamila uomini dell'Aeronautica militare hanno obbedito, in passato, a questi ufficiali e alti ufficiali: credete che questo non conti?». Ma l'attendismo del governo non piace alla maggioranza delle forze politiche: democristiani, pidiessini e verdi hanno già presentato o annunciato interpellanze per chiedere misure più severe e scelte più decise. «Il trasferimento di Tascio - ha detto il capogruppo del pds Macis - è un'autentica beffa, un insulto al Parlamento e a questa commissione che ha messo in risalto le responsabilità di questo generale». Immediata la replica di Rognoni: «Il governo non ha affatto una posizione, morbida, ma responsabile». I familiari delle vittime di Ustica hanno chiesto di incontrare il presidente del Consiglio Andreotti per chiedergli di costituirsi parte civile, mentre La Voce repubblicana ■ considera «un segnale di rispetto e fiducia verso T'Arma» la decisione annunciata da Rognoni. Audizione difficile, sempre ieri, anche per l'ex giudice istruttore Vittorio Bucarelli, che ha indagato sulla strage fino al 1990. Bucarelli ha difeso le sue indagini, spiegando ritardi e cose non fatte col carico di lavoro e con gli scarsi mezzi a disposizione: «Eravamo io, una segretaria, un brigadiere dei carabinieri, un telefono e una macchina da scrivere». Sulle richieste di chiarimenti riguardo alle perizie, ai tracciati radar, alle registrazioni delle telefonate, al recupero del relitto, il magistrato ha sempre rimandato agli atti istruttori. Ad un tratto il presidente Gualtieri l'ha interrotto: «Scusi sa, lei era libero di venire o non venire, ma visto che è qui la sua collaborazione non può tradursi nella ripetizione di atti giudiziari che conosciamo benissimo e che dicono almeno dieci volte di più di quello che sta dicendo lei». Giovanni Bianconi Il ministro della Difesa Virginio Rognoni: «Il governo ha una posizione responsabile»

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