Galloni: il Presidente non tacerà

Galloni: il Presidente non tacerà Galloni: il Presidente non tacerà La de lo combatte alzando un muro di silenzio ROMA. Eccolo qua Giovanni Galloni, vicepresidente del Csm, indimenticabile «testa lucida» della sinistra de, ma soprattutto uno dei democristiani che ha duellato più a lungo con Francesco Cossiga in questi mesi, fotografare la situazione all'indomani del divorzio tra il capo dello Stato e il suo ex partito. «Non so come finirà - spiega con il tono dell'osservatore - ma è difficile che il presidente rimanga zitto, anche perché vedrete che nei comizi elettorali qualcuno lo tirerà in ballo. E c'è il rischio che lui faccia la campagna elettorale a favore di chi sta con lui e ai danni di chi gli è contro. Ma ormai che si può fare?». Il vicepresidente del Csm attende un attimo e poi va avanti nella sua analisi: «E pensare che dice che ce l'ha con Occhetto quando gli sta facendo un gran regalo. Anzi, si potrebbe pensare che il segretario del pds lo abbia pagato per trasformare un'idea sbagliata - visto che l'impeachment, diciamo la verità, non regge - in una grande occasione politica: queste elezioni, infatti, si trasformeranno in un referendum tra Occhetto e Cossiga. E questo alla fine favorirà solo il pds da una parte e le leghe e il msi dall'altra. Forlani può solo sperare che gli italiani premino la responsabilità della de, mentre per me chi è nei guai è Bettino Craxi: nel dibattito politico la sua posizione è marginale». Altra pausa e un pensiero al Cossiga uomo. «Io - dice Galloni - sono preoccupato, perché malgrado tutto a Francesco voglio bene: cosa succederà quando si spegneranno i riflettori intorno a lui? Cadrà in una grande depressione come in passato? e allora cosa farà?». Del ragionare di Galloni queste sono le parole che colpiscono di più. Sì, perché sono parole di solidarietà che confermano però la rottura definitiva di un rapporto. E ora, dopo che la de ha certificato la morte del «Cossiga democristiano», si può anche scoprire che il Capo dello Stato è più solo di ieri. Questo è quello che dicono i democristiani nel «day after» del clamoroso divorzio: c'è chi lo dice con amarezza come Martinazzoli; c'è chi invece come Piccoli parla della nuova situazione come del primo atto della vendetta de; ed infine, c'è chi ha tutta l'aria di essersi liberato da una pesante incombenza. E quest'ultimo caso sembra quello del segretario Arnaldo Forlani. Qualche giorno fa al repubblicano Libero Gualtieri che si era sfogato con lui («mi sento un perseguitato politico di Cossiga» gli aveva detto) il segretario della de aveva risposto: «Il perseguitato politico di Cossiga sono io». Ieri, invece, Forlani davanti a piazza del Gesù ha fatto il Ponzio Pilato: «Cossiga non è espulso dalla de... è lui che si è ritratto, perché pensa che la de sia cambiata, ma in realtà è cambiato qualcosa in lui». Ma cosa succederà al Cossiga nori democristiano? La prima conseguenza è che viene a mancargli quella «solidarietà di partito», quella «complicità di appartenenza» che, malgrado i tanti sospetti del presidente verso i suoi compagni di un tempo, probabilmente lo ha tenuto al sicuro fino ad oggi. Ora quel legame non c'è più, è tagliato definitivamente. E la de ha cominciato a trattarlo alla stregua di un qualsiasi avversario. Così ieri Granelli non ha avuto problemi a dichiarare che le Camere debbono approvare una mozione per chiedere a Cossiga di fare il presidente come si deve o di dimettersi. Carlo Fracanzani, più generoso, ha concesso al presidente altri due mesi: per lui il presidente dovrà lasciare il Quirinale subito dopo le elezioni. Ma non sono queste sortite che debbono intimorire Cossiga. Il presidente deve preoccuparsi soprattutto del silenzio in cui lo hanno avvolto da oggi i capi de. Quello sì, non promette niente di buono. Antonio Gava ha deciso di non scrivere l'articolo di risposta a Cossiga previsto per domenica prossima. Per la famiglia risponderà solo Silvio Gava, padre di Antonio, sul Mattino di oggi. Ma è proprio in questo silenzio che la de dorotea agisce. Infatti, basta prestare orecchio alle poche indiscrezioni uscite fuori dalla segreteria di ieri per capire che la de più temibile si sta muovendo. Forlani, ad esempio, ha così parlato degli incontri con gli altri segretari della maggioranza: «Metà sono andati bene, metà sono andati male. Craxi, comunque, è stato il più comprensivo». Oggetto di quei colloqui: la proposta de di un'iniziativa comune di tutti i segretari della maggioranza nel dibattito parlamentare di giovedì prossimo per chiedere a Cossiga di non interferire nella campagna elettorale. E per capire le intenzioni de basta sapere che dal vertice di ieri Gava ha già fatto partire un messaggio verso i segretari riottosi ad isolare Cossiga come Altissimo: «Dopo i risultati elettorali saranno valutate le maggioranze possiti li e i comportamenti». Come dire: chi non è solidale con la de potrebbe anche rimaner fuori. Parole grosse che dimostrano come la de sia intenzionata a non concedere più nulla al Cossiga non democristiano. Se la resa dei conti non è per l'oggi è rinviata solo al «dopo elezioni». E, naturalmente, si svolgerà in silenzio. Augusto MI ruolini Il vicepresidente del Csm, Giovanni Galloni: «Non credo che Cossiga resterà in silenzio durante la campagna elettorale» Il presidente dei deputati de Antonio Gava ha deciso di non scrìvere l'articolo di risposta al Presidente della Repubblica

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