Il raid contro i neri deciso in sala giochi di Francesco Grignetti

Il raid contro i neri deciso in sala giochi Roma, in trappola undici naziskin. Il più piccolo ha 14 anni, il più grande ventidue Il raid contro i neri deciso in sala giochi Fra i picchiatori anche una ragazza ROMA. Non sono granché minacciosi, i naziskin italiani, il giorno in cui vengono arrestati. La banda di Colle Oppio, che alcuni giorni fa ha aggredito e ferito a coltellate un paio di immigrati maghrebini, è stata individuata da polizia e carabinieri. Undici i fermati, accusati di tentato omicidio e lesioni gravi. Tra loro ci sono una ragazza e tre minorenni. Il più piccolo ha quattordici anni; il più grande ventidue. E le loro facce spaurite colte nell'attimo in cui montano sulle auto della polizia per essere portati in carcere - rivelano vite sbandate, storie di disadattamento, paura. Infantilismo, soprattutto. La ragazza arrestata, Silvia Neri, 19 anni, aveva scritto sul suo diario: «Oggi: spedizione punitiva. Digos. Compleanno mamma». Gli investigatori sono arrivati alla banda di picchiatori con relativa facilità. Agenti di polizia li avevano fermati la sera stessa dell'aggressione, in un bar della zona, mezz'ora dopo l'accoltellamento. Non c'erano prove della partecipazione al raid. Però erano loro, i ventenni del rione Esquilino con i capelli rasati e gli scarponi militari, i principali indiziati. E quando le fotografie sono state mostrate ai testimoni - raccolti con fatica nel mondo degli immigrati clandestini - subito è arrivato il riconoscimento. Gli agenti della Digos, per ricostruire i fatti, hanno passato una serata intera tra gli extracomunitari. Con il gruppo di algerini che avevano raccontato di essere stati i primi ad essere aggrediti, i poliziotti hanno cenato, chiacchierato, fumato una sigaretta. Alla fine avevano il quadro completo dell'aggressione. Ecco come la racconta Marcello Fulvi, responsabile della Digos di Roma: «Il gruppo ha deciso il raid in una sala giochi lì vicino. Dicono che si è trattato di una spedizione punitiva, perché il giorno prima c'era stato un alterco tra una "testa rapata" e un gruppo di immigrati..Hanno cercato i-rinforzi tra gli amici del quartiere e quelli che frequentavano la sala giochi. Hanno coinvolto anche i più piccoli. Poi tutti insieme si sono mossi, a piedi e in piccoli gruppi fino al Colle Oppio. Lì hanno raggiunto un primo rudere, circondato da una grata, e se la sono presa con un gruppetto di algerini. Non hanno trovato il varco, però, e poi non sapevano quanti erano dall'altra parte. Allora hanno abbandonato, sono andati più avanti e hanno trovato quelli che dormivano contro la nicchia del muro romano». Con i tre - un algerino e due tunisini - c'era anche un quarto immigrato, in verità. Dormiva avvolto interamente tra i cartoni. E quando ha sentito le urla dei naziskin ha fatto il finto morto, trattenendo anche il respiro. Era notte, pioveva. La squadracela lo ha sorpassato senza notarlo. E lui si è salvato. Uno dei due tunisini, intanto, ex atleta della nazionale di ginnastica, spiccava un lungo salto e si dileguava. Gli sono rimasti così tra le mani i due malcapitati, che ora sono ricoverati all'ospedale San Gio- vanni: le loro condizioni migliorano rapidamente e saranno presto dimessi. Una volta individuati i presunti aggressori, non è restato altro da rare che andarli a prendere. Così, in piena notte, diverse famiglie hanno ricevuto la visita di carabinieri e poliziotti. Fin dal primo interrogatorio, i ragazzi non hanno resistito granché. Hanno ammesso di aver partecipato al raid, ciascuno negando però le coltellate. Si sono giustificati, invocando la provocazione del giorno prima oppure - quello che era stato raccontato ai minorenni e che loro hanno riferito - la storia della ragazzina indotta a drogarsi. E poi c'erano lì i loro diari, aperti sullo scrittoio. In più di uno, alla pagina del 20 gennaio, c'era scritto con fierezza: «Spedizione punitiva». E proprio da quelle agende, gli investigatori leggono la veloce trasformazione del gruppo: festicciole, discoteche, primi amori. Ma anche scritte fasciste, razziste, svastiche, croci runiche, bandiere naziste. «Zecche al muro», uno degli slogan più frequenti. Lo si ritrova anche sui muri del quartiere con una certa frequenza. E le «zecche», ovviamente, sono gli extracomunitari. Il gruppo ha un capo naturale, secondo gli investigatori, che si fa chiamare «il bufalo» per via del collo taurino. E' lui quello che si è scagliato contro i fotografi mentre lo portavano via; e forse, tra tutti, è quello che porta i capelli meglio rasati. C'è poi la «donna del capo» Silvia Neri, 19 anni, commessa nel negozio di jeans del padre: piccolina, con i capelli a spazzola rossastri. Anche lei ha partecipato alla spedizione, spranga alla mano. «Ed è una novità per le formazioni di estrema destra», notano in questura. Le «teste rapate» dell'Esquilino hanno in comune la passione calcistica per la Lazio. Le loro stanze sono tappezzate da manifesti di calciatori. E a casa di Cristiano Di Ponto, fanno bella mostra i gagliardetti e le svastiche: il naziskin, infatti, è un frequentatore del gruppo dei «Vikings», ben noto allo stadio Olimpico per i suoi comportamenti razzisti e violenti. E dice candidamente la sorella Cristina: «Siamo fascisti e nazisti da sempre, in famiglia. Lo era già nostro nonno». Dei fratelli Massimo e Angelo Carboni, sui vent'anni, i genitori, portieri di uno stabile, hanno confermato che i figli si circo ridano di simboli nazisti. Ma per loro non è un problema. «Mio figlio Angelo si è rasato i capelli soltanto per assomigliare al calciatore Paul Gascoigne», dice il padre. Non hanno storie, o precedenti penali, neppure gli altri arrestati Alessio Di Sabatino, Gianluca Cesetti, Giancarlo Toscano. Frequentano una sala giochi vicino alla stazione, hanno finito la scuola e non lavorano o danno una mano ai genitori, vivono per il calcio. Ma se c'è da menare le mani, non si tirano indietro, assicurano in molti. Francesco Grignetti «I tunisini ci danno droga Dovevamo vendicarci» Ma nel diario della donna era annunciata la spedizione Due dei giovani naziskin arrestati a Roma. Sono accusati di avere aggredito un gruppo di immigrati, erano armati di bastoni e coltelli Il raid secondo gli inquirenti era premeditato

Persone citate: Alessio Di Sabatino, Angelo Carboni, Esquilino, Giancarlo Toscano, Gianluca Cesetti, Marcello Fulvi, Paul Gascoigne, Silvia Neri

Luoghi citati: Lazio, Roma