Brescia, solo tre giorni per scongiurare le elezioni-bis

Brescia, solo tre giorni per scongiurare le elezioni-bis Veti incrociati hanno fatto saltare l'ipotesi di «governassimo». Tra Martinazzoli e Prandini guerra a colpi di querela Brescia, solo tre giorni per scongiurare le elezioni-bis Primo accordo dc-psi con la speranza di conquistare qualche voto «leghista» DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA Nel politichese bresciano l'imperativo categorico è: «Impagliare!». Mancano tre giorni, tre giorni appena, e questa città, una volta Leonessa d'Italia, rischia davvero di tornare al voto anticipato. Ci risiamo o quasi: quello del 24 novembre, con la Lega lombarda che diventa primo partito, con de, psi e pds che ne escono male, è servito a nulla. E allora, propone la de del ministro Gianni Prandini, «impagliare!». Più o meno quel che disse Bettino Craxi per le sfiorate elezioni anticipate a Milano: «Ci vuole una giunta a tutti i costi, anche tenuta su con lo sputo!». Tre giorni sono proprio pochi. Con la fretta che si avverte sembrano un niente. Con le elezioni politiche in arrivo diventano un incubo. I politici bresciani passano da una riunione all'altra, e ogni volta è una sorpresa. La de si sveglia di malumore, con i quotidiani di Brescia che trascurano Francesco Cossiga e titolano le prime pagine sulla lite tra Prandini e la «sinistra» di Mino Martinazzoli: finisce in Tribunale. Il pds si sveglia peggio, perché il consigliere Mario Abba invoca pure lui l'impeachment: non per Cossiga, per il suo segretario Achille Occhetto. Impossibile prevedere cosa accadrà domani, quando si riunirà il consiglio comunale e mancheranno appena 48 ore alla scadenza di lunedì a mezzanotte: o nuovi sindaco e giunta, oppure altre elezioni. L'unica giunta in grado di governare senza rischio e senza Lega lombarda sarebbe quella «istituzionale», o «governissimo», o «tutti dentro»: 13 de, 5 psi, 5 pds, 3 pri, 1 oli. Ma la de vuole sindaco il capolista Mauro Piemonte, il pds non vuole un sindaco de né psi, il pri sta sulle sue, il pli non vuole il pds. Insomma non si sono ancora accordati, con buone probabilità di non accordarsi più. Dice Angelo Baronio, il segretario de: «Va bene, visto che pds e pri non ci stanno, noi andiamo in consiglio comunale con un accordo con il psi, 18 voti, e mettiamo tutti gli altri di fronte alle proprie responsabilità». Risponde Vincenzo Balzarne, deputato e tesoriere psi: «Ne riparliamo, forse». Aggiunge Guglielmo Castagneti, deputato pri: «Con una proposta così non ci stiamo e salta tutto». Dev'essere un lavorio infernale. A leggere i comunicati pare che ognuno vada per conto proprio. Lucio Vinetti, 31 anni, nell'Azione cattolica e nel Consiglio diocesano fino a quando si è candidato ed è stato eletto nella «Lista per Brescia», quella dei Verdi e della Rete, mostra un comunicato che (ri)lancia il «polo progressista»: Lista-pds-pri «che apra le consultazioni per una giunta d'emergenza». Peccato che il pri dica di non saperne nul¬ la. Commenta Vinetti: «Anche a Brescia i partiti dipendono dai segretari di Roma»! Quella di ieri, còme capita da lunedì, è stata giornata «interlocutoria». Forse sarà così anche oggi, e domani si celebrerà un consiglio comunale che è tutto un brivido: ai 18 de é psi si aggiungeranno il liberale più la casalinga e il pensionato della «Lega» inventata dall'ex maresciallo dei carabinieri ed ex psdi Arrigo Varano. E fa 21, ne mancano altri quattro. Per «impagliare!» c'è chi mette nel conto la possibilità di conquistare qualcuno dei 14 leghisti bossiani. «Lo sappiamo dice Giulio Arrighini, il segretario leghista -. La de ne ha corteggiati almeno due». ' Ai tavoli del ristorante «Rafia», dove i prandiniani si ritrovano per spaghetti e verdure, le previsioni non esistono. Piuttosto commentano le vicende giudiziarie, quelli di Martinazzoli che portano in Tribunale i prandinia¬ ni. Acido l'avvocato Lino Gervasoni: «Bel contributo che danno, la notizia l'hanno fatta uscire apposta!». Ovvio che Gervasoni, segretario amministrativo di qui, è prandiniano. Come il consigliere provinciale Guido Galperti, che però è cauto (o realista): «Come stiamo? Nello sgomento». Stanno tutti male, in questi tre giorni. Marino Cadeddu, segretario pds, sospetta che il compagno Abba sia come Piero Borghini e lo scrive in un comunicato. Abba risponde e manda a quel paese: «Confermo tutto: impeachment per Occhetto» o se ne va come Borghini. E intanto parte il presidente degli Industriali Gianfranco Nocivelli: «Dai partiti attendiamo responsabilità». Resta don Gabriele Filippini, direttore del settimanale di Curia. Che scrive: «Brescia non è più la Leonessa Bianca, è la Pantera Rosa». E da domani mancano solo due giorni. Giovanni Cerniti

Luoghi citati: Brescia, Italia, Leonessa, Milano, Roma