«Mi avete abbandonato Non finirò come Leone»

«Mi avete abbandonato Non finirò come Leone» «Mi avete abbandonato Non finirò come Leone» DOCUMENTO IL TESTO DELLA LETTERA AL «POPOLO» . \<(. ■ * Ecco un'ampia sintesi della lettera di Cossiga al Popolo: ì. Caro direttore, trovo un qualche imbarazzo a scriverle una lettera che non può non avere un certo qual tono polemico, e ciò a motivo della cortesia, dell'amicizia, della comprensione che lei e la parte del quotidiano di cui e su cui lei dispone, hanno sempre avuto per me, assumendo apertamente e coraggiosamente - (alludo al coraggio «verso l'esterno» della de e più ancora al maggior coraggio «verso l'interno») - la difesa del Presidente della Repubblica e di un veccchio amico e compagno di partito anche ! quando non pochi dirigenti e forse anche la parte maggiore i di esso, mantenevano il silenzio .o adottavano atteggiamenti equivoci o addirittura compiacenti o complici verso chi non solo mi attaccava sul piano politico, ma anche mi infangava sul piano personale. SANITÀ' MUTALE. Non mi attendevo, non ho preteso, non ho chiesto mai che lei «assumesse un atteggiamento sereno ed obiettivo», cioè vero e giusto, o che «con fermezza respingesse» quali «apprezzamenti ingiustificati» i giudizi espressi in due interviste a prestigiosi quotidiani, poi ribadite anche in modo spiritoso e pittoresco («per formare un partito non occorre un certificato di sanità mentale!»), sulle mie condizioni mentali, sul desiderio di poter consigliare un ipotetico psichiatra che mi avrebbe in cura a non darmi più pastiglie eccitanti, sul timore così «affettuosamente» espresso che neanche così avrei forse potuto riacquistare la mia primitiva salute mentale! Quanto mi è doluta la «smentita» dell'amico Forlani contro fatti notori (ndr: il riferimento è alle rivelazioni di Cossiga sulle armi dategli dai carabinieri nel '48). Per difendersi da chi? e da che cosa? o forse egli ha voluto seguire 1' insegnamento di chi affermò doversi smentire solo le cose vere, perché quelle false si ismentiscono da sole! (...) Ma quanta improvvisa diplomazia: e perché mai essa? Ricordando l'azione ribalda allora compiuta da alcuni pusillanimi della de, concorrendo alla sommamente ingrata ed ingiusta cacciata dalla presidenza della Repubblica di quel vero, sincero, onesto de- mocratico cristiano, di que grande intellettuale, di quel grande gentiluomo e galantuomo che era, è stato, è e sarà Giovanni Leone, mi sono difeso da solo. SIAMO. Ho difeso «Gladio» ma ne sono forse io il solo o il principale responsabile? O ne è responsabile la maggior parte della classe politica della democrazia cristiana? SEMI E UNO. Ho difeso Antonio Segni, Aldo Moro e Zaccagnini in riferimento al piano Solo dalle assurde accuse di aver complottato contro la Repubblica e di aver innescato la strategia della tensione. Ed io, piccolo sottosegretario di Stato, allontanato per di più dal palazzo del Quirinale perché in odore di «sinistrismo» e perché vicino a Moro, che cosa c'entravo in tutto questo? Ho difeso, inutilmente è vero, Antonio Gava, quando nel 1976 il pei mise il veto, con infamanti obiezioni, alla sua nomina a sottosegretario di Stato al ministero dell'Interno, e la de si arrese ed accettò questo veto e, quindi, le motivazioni che ne erano a monte. CAVA. Ed ora di fronte alle ingiurie ed alle accuse del signor Occhetto (...) ecco il solerte Antonio Gava (solerte ancor più di quando chiedeva il mio aiuto e la mia solidarietà) con zelo insolito prendere le difese di chi insulta e offende il Capo dello Stato, attaccare quest'ultimo ed ingiungergli di tacere in base allo strano principio: «libertà» di parola al calunniatore, se questi è Occhetto, bavaglio al calunniato, se questi è il Presidente della Repubblica. Il no alla sua presenza al ministero dell'Interno e la richiesta di una sua cacciata, il rifiuto dichiarato di concorrere ad una politica unitaria nella lotta contro la criminalità organizzata finché egli fosse rimasto al Viminale, le accuse infamanti rivolte a lui ed alla sua famiglia, le insinuazioni anche giudiziarie a proposito del caso Cirillo e, al contrario, la mia ripetuta, aperta difesa contro politici e magistrati non contano nulla? SEWIUSMO. Comprendo lo sbando ideologico e morale della de; comprendo l'umano interesse per i voti del pds nel prossimo Parlamento (...); non comprendo il servilismo e, per esso, l'abbandono degli amici o addirittura il ripudio di essi! I. Io non faccio più parte della de, e non farò assolutamente più parte né della sua organizzazione né del suo gruppo al Senato, perché non la comprendo più e perché ne sono stato non tanto più silenziosamente espulso. NO ALL'UNITA' DEI CATTOLICI. Non credo né vero, né utile, né necessario l'impegno incondizionato dei cattolici italiani all'unità in un solo partito. CATTOCOMUNISMO. La de spazzi via dalla sua prassi e dal suo deposito ideologico la spazzatura del catto-comunismo (che è cosa diversa da quello che fu il severo e coraggioso pensiero ed agire dei «cattolici e comunisti» da Balbo a Rodano); butti a mare i «comunisteggianti», si Uberi dalla paura delle intimidazioni piccolo-comuniste e | neo-staliniste e dal ricatto o dal [calcolo dell'offerta (ma sarà poi vera?) dei suoi voti per piccole operazioni di potere! Il venir meno del proprio impegno storico non vale una manciata di voti per l'elezione di un demoieratico cristiano alla presidenza della Repubblica, né tanto meno una tregua all'aggressione di tipo stalinista condotta iimpudentemente contro i propri uomini. UE DIMISSIONI. Ben conoscendo la de (...) offrii tre volte ai dirigenti di codesto partito le mie dimissioni da Presidente della Repubblica: e tre volte fui scongiurato di non farlo! Alcuni di essi per ben tre volte mi chiesero di non dichiarare che non mi sarei ricandidato, anzi mi prospettarono la ricandidatura: e tre volte per realismo politico, coerenza morale e scelta personale, tutto ciò io rifiutai! DE MITA. Come tacere le accuse di «falsario» per la esposizione che feci delle cause storiche del modo in cui si era sviluppata la storia politico-istituzionale del nostro Paese rivoltemi dall'on. De Mita? MtTtTO "TtASvAslbjNKT >tfn(rche sta sorgendo in Parlamento e nel Paese un potente blocco trasversale di conservazione che ha il suo perno politico in parti importanti del pds e della de e che ad esso occorre quindi creare ed opporre un fronte riformatore (...). Per me il problema dolorosissimo è ormai di compatibilità di un dissenso personale e politico con la mia coscienza e la mia dignità; ma è anche il problema di un contrasto tra una concezione sempre più conservatrice e soprattutto clericale ed una concezione riformatrice, laica e cristiana, di una nuova destra e di una nuova sinistra, nel senso non tanto populista, ma politico, globale, liberal-democratico, europeo del termine! AL SENATO. Accolsi con gioia e con un senso di liberazione l'idea che al Senato potessi occupare quello che sarà il mio seggio, da cattolico Liberale, da cristiano democratico e da riformista libero ed indipendente, senza legami con la de ma senza aperta e per me pur sempre dolorosa rottura di separa-, zione da essa; quelli dei dirigenti della de che ne avevano1 autorità mi hanno rifiutato pervicacemente questa opportunità; e hanno insistito nel rifui- \ to pur quando quasi angosciato mi rivolsi al segretario del partito: altro umanamente squallido e politicamente miserevole j episodio di ingiusto bando o di : inutile provocazione. LO SCHIAFFO. E per ultimo, con un atto che è stato giustamente definito dalla stampa «uno schiaffo al Presidente della Repubblica», si è voluto approvare rompendo la maggioranza ed anche a costo di provocare una gravissima crisi all'interno di essa, un disegno di legge relativo ai rapporti tra Capo dello Stato e Consiglio superiore della magistratura dando torto, contro il suo espresso avviso al primo e dando ragione al secondo con una iniziativa tanto proditoria quanto inutile. PDS. Difendendomi dal beffardo attacco, di stampo stalinista, di una parte moralmente e politicamente miseranda di dirigenti del pds, io difendo la serietà e la correttezza democratica, non solo mia ma delle forze politiche che governano il Paese e con sincerità mi sostengono. T. Se parte della de crede di condizionarmi o ricattarmi con la minaccia di un im- «Esco dalla de e non ci tornerò Mi hanno cacciato silenziosamente»

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