Tomba addio alla coppa di Cristiano Chiavegato

Tomba, addio alla coppa Nel gigante di Adelboden l'azzurro fuori nella 2a manche Tomba, addio alla coppa Accola squalificato, Furuseth T ADELBODEN DAL NOSTRO INVIATO E poi si dice la scaramanzia. Dopo tredici gare consecutive sul podio, Alberto Tomba, pettorale numero 13, non ha finito una gara per la prima volta nella stagione. Un attacco, sganciatosi dopo una quindicina di secondi dal via nella seconda manche, ha vanificato il miglior tempo che il bolognese aveva splendidamente ottenuto nella discesa iniziale. La disavventura dell'azzurro ha riportato alla vittoria Christian Ole Furuseth che da oltre due anni non saliva sul gradino più alto del podio in gigante. Alle spalle del norvegese, lo svizzero Pieren, campione di casa, poi un ritrovato Marc Girardelli, l'unico fra gli uomini da classifica ad uscire bene da una giornata nera. Per la squadra italiana solo piccole consolazioni con il sesto posto di Patrick Holzer e il tredicesimo di Josef Polig. Il peggior risultato di una formazione che sinora aveva fatto scintille. La disdetta maggiore, tuttavia, per Tomba, è che non ha potuto approfittare del colpo a vuoto (il primo anche per lui) del suo grande rivale Paul Accola. Allo svizzero la gara - se vogliamo - è andata ancor peggio, visto che è stato squalificato per essersi presentato in ritardo al cancelletto di partenza. Ma l'atleta di Davos mantiene ugualmente i suoi 130 punti di vantaggio nella classifica di Coppa e potrà eventualmente aumentarli nelle gare di sabato e domenica a Wengen, con discesa e slalom, più la terza combinata dell'anno. A Tomba, tuttavia, questo discorso non interessa. Il bolognese, nerissime in volto, aveva già imprecato dopo la prima manche dicendo della pista: «Sembrava un circuito da motocross. Questi sono matti». Poi ha spiegato con voce concitata l'incidente che lo ha eliminato e si è sfogato: «Stavo andando benissimo. Sono finito in una buca enorme. Con il mio peso evidentemente ho sradicato l'attacco dallo sci sinistro. La cosa che mi fa più rabbia è che dopo il mio guaio hanno riempito con la neve il fosso. Per me la Coppa è finita. Non farò più il superG di Megève e neppure quelli successivi, sarebbe inutile. Accola è stato ancora una volta fortunato perché ho perso una gara che avevo già in tasca». Delusione, amarezza, forse un po' di esagerazione. A mente fredda, comunque, qualche minuto più tardi, il bolognese ha rettificato il tiro. A chi gli diceva che sul piano matematico è ancora in corsa per la Coppa, ha risposto: «Lo so benissimo». E allora perché ha detto che non ci pensava più? «Perché qualcosa dovevo pur dire». Il solito burlone, sempre difficile da interpretare. Accola ha lasciato Adelboden con un diavolo per capello. «Qui - ha detto - non gareggerò mai più. E' uno scandalo. Nelle gare di Coppa si avverte l'atleta al via un minuto prima dell'orario fissato. Mi hanno avvertito che mancavano dieci secondi e avevo ancora gli scarponi slacciati. Comunque, ditelo a Tomba, la sfida non è ancora finita. Lui è molto bravo». Di questo gigante c'è ben poco d'altro da dire: Tomba aveva sciato alla grande fra i trappoloni della pista nella prima manche, pur mostrando qualche piccolissima incertezza nelle porte iniziali. Accola invece aveva soltanto pasticciato. Nervosissimo per l'incombente squalifica, aveva toccato un paletto prima dell'intertempo, scomponendosi mentre gli occhialoni gli andavano di traverso sul volto. Così doveva aggiustarseli e da quel momento non era più stato capace di tenere ritmo e linea. Una serie di errori che lo avevano portato al 27° posto parziale, a 3" 14 da Tomba. Una gara questa, comunque difficilissima per tutti, su una pista impossibile. Il tracciato della Quonisbergli è certamente spettacolare, ma forse non più adatto allo sci moderno. Ieri i gigantisti erano obbligati a fare gli acrobati, il minimo errore si pagava perché la rapidità dell'azione non permetteva recuperi. Soprattutto la prima manche era stata una specie di ecatombe per numerosi fra gli attesi protagonisti. A grappoli erano caduti, avevano inforcato o erano finiti lunghi sulle porte. Anche la squadra italiana era uscita dimezzata. Sergio Bergamelli, il vincitore di Kranjska Gora, dopo aver segnato un intermedio già mediocre, si arrendeva dopo circa un minuto, sbagliando completamente la linea. Poi Luca Pesando (che aveva sciato sino a quel momento benissimo) saltava una porta. E Alberto Senigagliesi lo imitava poco dopo. Fuori anche Matteo Belfrond e Attilio Barcella, quest'ultimo dopo pochi secondi. Il debuttante Massimo Zucchelli, bergamasco ventenne, non era entrato nei trenta ammessi alla seconda manche. Cristiano Chiavegato Una buca in pista gli fa saltare l'attacco dello sci mentre è in testa Tomba furente: «Per me è finita, niente SuperG», ma poi ci ripensa

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