Malraux, il sogno di essere Imperatore di Carlo Grande

Malraux, il sogno di essere Imperatore Parigi, ritrovata la vita di Bonaparte che l'ex ministro di De Gaulle scrisse raccogliendo i suoi proclami Malraux, il sogno di essere Imperatore // romanziere, stregato da Napoleone, si specchia nel suo mito 1 UATTROCENTO pagine di Malraux, ma nemmeno una riga scritta da lui. Con la Vie de Napoléon \par lui-méme, pubblica, ta di recente da Gallimard, sembra davvero di vederlo, il «maìtre-à-penser» francese, che si riflette nello stile dell'Imperatore. Proprio come in un gioco degli specchi, Malraux ci fa sognare Napoleone, e gli scritti di Napoleone - a loro volta - ci restituiscono i riflessi di un intellettuale discusso, che da romanzière-rivoluzionario nella guerra di Spagna ed eroe della Resistenza si trasformò in ministro (dell'Informazione prima e della Cultura poi) a fianco di De Gaulle, per lo «Stato forte» e contro il Maggio francese. Il libro è quasi un inedito: fu pubblicato anonimo, nel 1930, dallo stesso editore. Malraux, quell'anno, era direttore editoriale di Gallimard e aveva ideato la collana «Memorie rivelatrici». In essa uscì questa «Vita di Napoleone scritta da lui stesso», che ripropone, con una certa libertà, gli estratti più significativi della corrispondenza, dei proclami, degli ordini del giorno e del Memoriale di Sant'Elena. L'opera, organizzata in ordine cronologico (dal 26 aprile 1786, compleanno del generale Paoli, al pomeriggio in cui muore Napoleone, le 17 e 49 del 5 maggio 1821), nell'edizione originale non reca il nome del compilatore. Ma i suoi biografi, specie Jean Lacouture e Roger Stéphane, non hanno dubbi: il «florilegio» è di Malraux. Non è sorprendente: l'autore era un uomo di lettere che avrebbe voluto essere uomo d'azione. Aveva un debole per le personalità eccezionali e quindi subì il fascino di Bonaparte, del suo genio militare, della sua straordinaria capacità di comunicazione. Nel 1968 diresse il comitato che celebrava il Bicente¬ nario di Napoleone: avrebbe voluto cambiar nome alla «spianata» degli Invalidi, chiamarla «spianata Napoleone». Malraux vede in Napoleone una macchina per prendere decisioni. L'Imperatore vede tutto, sa tutto, controlla tutto. Una specie di superuomo nietzschiano, con una formidabile capacità di persuadere le truppe. Le sue frasi sono chiare, concise, sobrie. Lo stile energico, come quello di Malraux. Il tono cesariano con cui arringa l'Armata d'Italia nei quartieri di Nizza, il 27 marzo 1796, ricorda quello di Carlo Magno prima di entrare in Italia, nell'Adelchi del Manzoni: «Soldati, siete nudi, mal nutriti; il Governo vi deve molto, ma non può darvi nulla... Io voglio condurvi nelle più fertili pianure del mondo. Ricche province, grandi città saranno in vostro potere; là troverete onore, gloria e ricchezze. Soldati d'Italia, mancherete di coraggio o di costanza?». Non c'è traccia del despota guerriero: Napoleone agisce in nome del suo «amore ardente per la Francia», per i francesi. Sembra dire, come Danton nel film di Wajda: «Io sono immortale, perché sono il popolo». Malraux, che rappresenterà De Gaulle in quasi tutte le cerimonie che sanciscono l'indipendenza dei Paesi africani dalla Francia, sottolinea anche il decreto imperiale del 29 marzo 1815, che abolisce la schiavitù. Dal libro (ecco un'altra analogia che accomuna i due personaggi), emerge anche il Napoleone che fonda giornali e sfrutta l'opinione pubblica. Nel 1797 nascono il Corriere dell'Armata d'Italia, La Francia vista dall'Armata d'Italia, Il giornale di Bonaparte e degli uomini virtuosi, e nel 1798 il Corriere d'Egitto, per sostenere la campagna tra le piramidi. Fra il 1800 e il 1803 Napoleone scrive articoli, anche anonimi, sul giornale ufficiale Le moniteur universel, per rispondere agli attacchi dei giornali stranieri, soprattutto delle gazzette inglesi. La spregiudicata abilità propagandistica di Bonaparte, dice Mettermeli, «vale come un esercito di 300 mila uomini». I bollettini di guerra vengono pubblicati sui giornali parigini, i prefetti li fanno affiggere e leggere in tutti i Comuni di Francia. Il proclama all'esercito prima della battaglia di Austerlitz raggiunse rapidamente l'opinione pubblica di tutta Europa. Ma il testo originale è diverso da quello che passerà alla storia: «Soldati, l'esercito russo si presenta davanti a voi... Le posizioni che occupiamo sono formidabili e mentre marceranno sulle nostre batterie (il centro dello schieramento, ndr) io farò attaccare i loro fianchi». Gli austro-russi, però, attaccarono la destra dello schieramento francese; così Napoleone, per esaltare il proprio intuito di stratega militare, fece modificare il testo: «Le posizioni che occupiamo sono formidabili, mentre marceranno per avvolgere la destra, mi presenteranno il fianco». Malraux riporta questa versione. Anche sul campo di battaglia di Waterloo, alle 8,30 del mattino, Napoleone è baldanzoso: «Dalla nostra parte abbiamo 90 probabilità su cento. Vi dico che Wellington è un cattivo generale, che quelle inglesi sono cattive truppe, e che sarà come andare a colazione». Ma l'epopea militare è finita, Napoleone entra nel mito. La sua disfatta, scrive Malraux nel '71, non distrugge la leggenda «perché Sant'Elena fa di lui U compagno di Prometeo. Era diventato Napoleone quando aveva cessato di essere Bonaparte». Ed ecco ampi stralci del Memoriale di Sant'Elena, carichi di tristezza: «Qui tira tutto il giorno un gran vento, con una pioggia e una nebbia "che mi taglia l'anima" (in italiano nel testo, ndr)». Gli ultimi pensieri sono per la «donna in carriera» che lo aveva abbandonato: «Spero inoltre che prendiate il mio cuore, lo mettiate nell'alcol e lo portiate a Parma, alla mia cara Maria Luisa». Carlo Grande Napoleone Bonaparte e André Malraux. Lo scrittore, che fu anche ministro a fianco di De Gaulle, aveva un debole per le personalità eccezionali