Doppiette all'assalto della Liguria

Doppiette all'assalto della Liguria Manifestazione a Genova davanti alla Regione, la giunta ora vuole prolungare la caccia Doppiette all'assalto della Liguria Protesta contro il calendario venatorio ridotto GENOVA. I cacciatori liguri sono sul piede di guerra. Ieri una delegazione di «doppiette» provenienti dalle quattro province liguri ha preso d'assalto la sede della Regione in via Fieschi, con cartelli e striscioni, per protestare contro la sentenza del Tar della Liguria che riduce ancora il periodo venatorio e per chiedere alla Regione una normativa meno punitiva. Era da tempo che le ovattate sale di via Fieschi, rivestite di moquette verde, non subivano un assalto come quello vissuto ieri ad opera dei cacciatori. Alcuni anni fa erano stati i contadini dell'immediato entroterra del Tigullio a scatenare una protesta contro la legge sui parchi naturali. Anche in quel caso si era trattato di uno scontro su temi ecologici: da un lato le esigenze di salvaguardia dell'ambiente, dall'altro le esigenze di vita e di lavoro di chi abita nelle zone interessate dai parchi. L'ingresso della sala del Consiglio, dopo un'invasione da parte delle tribune del pubblico, è stato circondato come da una morsa, mentre la folla, urlante e irritata, si allargava per le scale. I lavori del Consiglio sono stati interrotti e il presidente Edmondo Ferrerò, insieme al vicepresidente Fabio Morchio e all'assessore all'agricoltura Giuseppe Merlo, hanno incontrato una delegazione dei cacciatori. Questi ultimi hanno sfogato la loro esasperazione: incombono pesanti restrizioni del calendario sulla base della futura legislazione nazionale: dal 1993 la caccia, a tutte le specie e in tutta Italia, si dovrebbe chiudere il 31 gennaio e non più il 28 febbraio. Inoltre, Tar e Regioni predispongono «paletti» e divieti ovunque è possibile. In effetti, in una regione povera di fauna come la Liguria può sembrare assurdo concedere indiscriminata «libertà di fucile» per specie rare e di cui è un dovere civile e culturale la conservazione. Al tempo stesso, per dovere di equità, forse occorrerebbe concedere ai nostri contadini una maggiore possibilità d'intervento contro cinghiali e porcastri che distruggono le già povere colture di montagna. La protesta dei cacciatori ha avuto ripercussioni anche sull'altro versante della barricata. Il Wwf ha emesso un durissimo comunicato: era stata proprio l'associazione protezionista a presentare al Tar il ricorso - poi accolto - con il quale bloccare per tutto febbraio la caccia all'avifauna migratoria. Il Wwf ha accusato anche alcuni esponenti politici - il presidente della provincia della Spezia Sauro Baruzzo e dell'assessore alla caccia della Provincia di Imperia Lino Craviotto - di essersi messi alla testa della protesta dei cacciatori a fini elettoralistici. Poi è partito un ultimatum: «Il Wwf Liguria si augura che la giunta regionale e l'assessorato competente non si facciano influenzare da prove di forza di una minoranza rumorosa». Si annunciano denunce, ricorsi, polemiche. In Regione, dopo una mattinata tumultuosa, la maggioranza - cui si sono aggiunti il msi, l'indipendente ex Lega Nord Giovanni Genta e Trucchi del pds a titolo personale - ha espresso un breve documento nel quale viene criticata la sentenza del Tar perché «non sussistono al momento dispositivi certi nelle convenzioni europee che giustifichino un atto così fortemente limitativo». Inoltre la Giunta «si impegna ad adottare in via d'urgenza un provvedimento teso a consentire la sostanziale conservazióne dell'esercizio venatorio nel periodo innanzi richiamato» (ovvero dall' 1 al 27 febbraio). In pratica, si cercherà di varare un calendario di poco diverso da quello «cassato» dal Tar, perché la delibera bocciata- dalla magistratura amministrativa non è più proponibile. Marco Ratta

Persone citate: Edmondo Ferrerò, Fabio Morchio, Giovanni Genta, Giuseppe Merlo, Lino Craviotto, Sauro Baruzzo

Luoghi citati: Genova, Imperia, Italia, Liguria