Il fronte dei Tir minaccia di mandare in crisi l'ltalia di Gian Carlo Fossi
Il fronte dei Tir minaccia di mandare in crisi l'ltalia Da lunedì trasporti nel caos, stasera le prime agitazioni Il fronte dei Tir minaccia di mandare in crisi l'ltalia ROMA. Trasporti in tilt. Tir e autobotti si fermeranno per sette giorni a partire da lunedì, ma già da stasera alle 21 alla stessa ora di sabato il traffico ferroviario subirà intralci e rallentamenti in seguito a due scioperi indetti dalla Fisast-Cisas. Nuove massicce agitazioni vengono minacciate dai cobas degli assistenti di volo, dopo la precettazione disposta dal ministro dei Trasporti Bernini per evitare il blocco previsto dalle 6 di ieri alla stessa ora di domani. E martedì la partenza di tutte le navi sarà ritardata di 24 ore per un'astensione dei marittimi dell'area comunitaria. Se le agitazioni dei ferrovieri, degli assistenti di volo e dei marittimi provocheranno seri disagi, il blocco dei tir e delle autobotti può determinare danni enormi e situazioni esplosive. L'intero Paese rischia di essere messo in ginocchio per il lungo blocco di oltre 40.000 camionisti, che quotidianamente assicurano il trasporto degli alimenti, delle materie prime alle industrie, dei prodotti finiti alle grandi catene di distribuzione e agli esercizi commerciali, dei carburanti. I mercati della carne, del pesce e dei prodotti agricoli, sia all'ingrosso che al dettaglio, potranno trovarsi in serie difficoltà, come anche i supermarket alimentari e i negozi di minori dimensioni. Gli stabilimenti industriali potrebbero essere costretti a frenare la produzione. La benzina potrebbe mancare negli impianti stradali di vendita per l'arresto dei rifornimenti e non pochi impianti di riscaldamento corrono il pericolo di restare all'asciutto, dato che le consegne verrebbero assicurate solo agli ospedali, alle cliniche private e alle scuole. E' un'emergenza di tale gravità che non poteva, certo, essere superata con una tiepida assicurazione data ieri alle associazioni degli autotrasportatori dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Cristofori. «Il governo - ha detto Cristofori - è impegnato a dare alla categoria, nel '92, gli stessi benefici del '91, in considerazione delle serie difficoltà che stanno incontrando. Abbiamo presentato un emendamento al decreto legge fiscale (approvato in serata alla Camera, ndr) per aumentare di 300 miliardi il limite di spesa (quello attuale è di 275 miliardi) in favore del settore dell'autotrasporto. E ciò per assicurare il bonus fiscale». Ma, per gli autotrasportatori non basta e chiedono un maggiore impegno, dopo aver atteso invano per parecchi mesi una conclusione favorevole della vertenza. Il blocco dei tir, preannunciato da settimane, è stato confermato ieri sera, nonostante un accordo di massima sia stato raggiunto tra il ministro dei Trasporti Bernini, le tre associazioni di categoria in guerra (Uniontrasporti, Confartigianato trasporti e Sna-casa) e le organizzazioni che non aderiscono all'azione di protesta (Anita, Unitai, Lega delle cooperative e sindacati confederali). «Nella sostanza - commenta il segretario generale della Confartigianato trasporti, Marrocchi - le intese concluse si inquadrano nell'ottica delle richieste della categoria, però non possiamo e non dobbiamo sottoscrivere protocolli di intesa che troppo spesso non si sono tradotti in provvedimenti». • Cioè, per revocare la paralisi dell'autotrasporto, le associazioni protestatarie chiedono di vedere già definiti provvedimenti specifici per ognuna delle voci sulle quali si è raggiunto l'accordo. Il che, in verità, sembra quasi impossibile per un governo ormai in dirittura di arrivo. La paralisi, dunque, sarà totale, se entro domenica non si verificheranno novità sostanziali. Una convocazione è prevista per oggi forse a Palazzo Chigi, ma non sarà facile superare il contrasto. Sebbene ieri sera sia stato approvato l'emendamento al decreto fiscale, preannunciato da Cristofori, le resistenze appaiono ancora notevoli. Gian Carlo Fossi
Persone citate: Bernini, Cristofori, Marrocchi
Luoghi citati: Roma
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