Inps e Avis, la guerra infinita
Inps e Avis, la guerra infinita Rinviata in pretura l'ennesima causa sui contributi non versati fino al '90 Inps e Avis, la guerra infinita Per i donatori di sangue una pensione ridotta Questione di qualche mille lire in più o in meno sulla pensione, dicono all'Inps. Un problema di principio, che può voler dire qualche miliardo, replicano all'Aris. Un'altra tappa della guerra fra istituto e associazione donatori di sangue si è svolta ieri in pretura: è finita in rinvio (al 28 febbraio), ma è solo un episodio. Al centro della contesa c'è un discorso intricato, che ha avuto regolamentazione soltanto con la legge 107 del 27/5/'90.1 donatori hanno diritto a un giorno di riposo dal lavoro in concomitanza col prelievo di sangue, ma fino al maggio '90 quell'assenza prevedeva soltanto una «prestazione previdenziale», un compenso dell'Inps in sostituzione della giornata di paga. Dicono all'ufficio legale dell'Istituto: «Noi ci limitiamo ad applicare la legge. E la legge non prevedeva la contribuzione figurativa, cioè il mantenimento dei contributi pensionistici». In poche parole: quel giorno non hai lavorato, non hai percepito paga bensì una cifra della previdenza, perciò quel giorno non serve per la pensione. La storia giudiziaria ha sempre dato torto all'Inps: «Una ventina di cause, perse in primo e secondo grado. Ora vedremo se la direzione centrale deciderà di presentare ricorso in Cassazione. Potrà anche non farlo, ma per motivi sociali». Replica l'avvocato Mazza, legale dell'Avis: «La Cassazione ha già dato ragione all'Avis». L'Inps ribatte che si tratta di una questione di principio che non modifica affatto le cifre delle pensioni: «Da un minimo di 800 a un massimo di 9 mila lire lorde al mese». L'Avis replica: «Osculiamo fra le 70 e le 200 mila l'anno, fra le 5 e le 18 mila al mese. Proviamo un po' a moltiplicare quelle cifre per il numero dei donatori in pensione dal '91 e stiamo a vedere». I donatori iscrìtti all'Avis sono 90 mila in Piemonte, dei quali 45 mila in provincia di Torino e 28 mila in città. Certo, non tutti affronteranno l'iter giudiziario. Dicono all'Avis: «Considerato il costo legale di una vicenda simile, all'Inps converrebbe accettare i ricorsi senza aspettare le sentenze». Ma l'Inps insiste sulla legge del '90: «Se non si doveva correggere qualcosa, non la si sarebbe fatta». E così si va per preture e tribunali. L'Avis attacca: «L'Inps ha detto a un mio cliente che non aveva potuto fare i conteggi. Invece quello aveva già ricevuto i soldi». E ancora: «Ieri hanno rifiutato di fare conteggi dicendo che non spettano a loro. Allora chiudiamo l'ente inutile». Dall'Ente: «Noi capiamo tutte le ragioni sociali e di principio. Ma ci siamo limitati a rispettare sempre una legge, come ora rispettiamo quella del '90».
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