«Raggazzi ottimismo e pedalare»

«Raggiri, ottimismo e pedalare» Il responsabile del Centro ricerche Fiat ammonisce: dopo la laurea l'ingegnere dovrà sempre aggiornarsi «Raggiri, ottimismo e pedalare» La lezione del manager agli studenti del Poli «Ragazzi, ottimismo e... pedalare». Un finale insolito per una lezione inconsueta, ieri mattina, al Politecnico. In cattedra un big della Fiat, Giancarlo Michellone, amministratore delegato del Centro ricerche Fiat, ingegnere laureatosi nello stesso Politecnico, tornato in una delle già frequentate aule universitarie, questa volta nell'insolita veste di docente. Il dipartimento di Meccanica e un ex professore del manager, Pasquale Mario Calderale, l'hanno invitato per spiegare agli aspiranti ingegneri com'è e come sarà la professione. Due ore filate di filosofia aziendale conclusesi con applausi al relatore-docente e con quell'invito a «pedalare», così poco accademico ma di sicuro effetto presso i giovani uditori. Uno dei quali, alla fine, non ha resistito alla tentazione di provocare i compagni di corso: «Ragazzi, avete voluto la bici? Adesso pedalate». Una battuta, la sua, per farsi un po' di coraggio, per esorcizzare la paventata prospettiva di sudore e sangue per chi s'accinge a iniziare i corsi quinquennali (ma solo pochi riescono a laurearsi entro i 5 anni). Ha preferito parlar chiaro ai ragazzi l'alto dirigente Fiat. Per non illuderli su una carriera sprint e sempre in discesa soltanto perché nel loro biglietto da visita c'è l'«ing.». No, non basta. Non s'illudano di poter vivere di rendita, dopo la laurea. Anzi - l'ha ripetuto MichelIone -, appena entrati in un'azienda sarà meglio che i neo-ingegneri riprendano gli studi. Sì perché dalle università italiane i laureati escono con una buona preparazione teorica ma sanno poco o niente sulla gestione di un'impresa. E' uno dei mali storici nazionali: il mondo della formazione e quello della produzione han¬ no troppo poche occasioni per conoscersi e scambiarsi esperienze. Il Politecnico torinese è uno dei pochi atenei italiani dove da sempre teoria e pratica, docenti e manager industriali s'incontrano con reciproca utilità e senza invasione di campo. Non meraviglia allora lo stretto contatto fra Politecnico e uno dei maggiori centri ricerche europei, quello della Fiat ad Orbassano, pilotato dall'ing. Michellone. Una buona parte degli attuali 850 fra laureati e diplomati proviene dal Poli; ogni anno decine di laureandi in ingegneria preparano la tesi nel Centro di Orbassano che spende 6 miliardi ogni giorno (2300 l'anno) in ricerca; ogni anno un centinaio di iscritti beneficiano di borse di studio e vanno a visitare la «fabbrica dell'innovazione»; decine ogni anno i contratti di ricerca tra le due parti. Nel ricordare e illustrare (con diapositive e filmati) questa realtà, Michellone ha voluto anche sfatare consolidati luoghi comuni. Non è sempre vero, ad esempio, che l'auto «made in Italy» sia tecnologicamente meno avanzata rispetto alle straniere, soprattutto giapponesi. Ha citato esempi concreti di nostri prodotti e innovazione di sistemi (uno per tutti, il «controllo del minimo» nei mo- tori) vincenti sui mercati internazionali. Su un punto il «docente» ha insistito: la competitività di un'azienda oggi e domani dipenderà sempre più dai tempi, dai costi, dalla qualità. Messaggio finale: ragazzi, il mondo va avanti con queste regole. Se le accettate, siate ottimisti e pedalate, pedalate. Guido J. Paglia L'ing. Giancarlo Michellone del Centro ricerche Fiat s'è laureato al Politecnico dove ieri è tornato nell'insolita veste di docente per gli studenti di ingegneria

Persone citate: Giancarlo Michellone, Mario Calderale, Michellone

Luoghi citati: Orbassano