Si ispira all'Italia di Bearzot
Si ispira all'Italia di Bearzot Abolita la zona Si ispira all'Italia di Bearzot LUISITO Suarez ieri ha fatto pretattica. Ha detto che prima di decidere le varianti alle mode ed agli schemi di Orrico avrebbe parlato (oggi) con i giocatori. Un ■ modo di muoversi accorto. Lo spogliatoio prima di tutto. Ma oggi dovrà uscire allo scoperto. Con Luis si è parlato spesso - magari a pezzi e bocconi, ma abbastanza per capire certe tendenze nelle tribune stampa dei nostri stadi. Che frequenta da mesi, dopo essersi stabilito a Milano dall'inizio della stagione calcistica, mascherando la voglia di Inter con gli impegni televisivi. La zona non è mai piaciuta a Suarez. La marcatura a uomo, il credo difensivo; il suo modello, l'Italia mondiale di Bearzot. «Certo - diceva - ci vogliono gli uomini adeguati». Che li abbia, con caratteristiche adatte a riportare l'Inter all'antico gioco all'italiana è scontato. Quale sia però il valore reale degli uomini stessi, lo saprà dal campo. L'impressione personale è che Orrico non sia stato tradito dall'impegno dei giocatori, ma dalla loro consistenza attuale. Distrazioni e acciacchi possono scalfire anche un panzer come Matthaeus. Suarez potrà far leva, comunque, sulle voglie di riemergere dal limbo di giocatori che Corrado Orrico ha usato poco, o comunque impiegato alternandoli in ruoli e compiti diversi. Dino Baggio ha sicuramente bisogno per dimostrare il suo valore di una sistemazione definitiva; Battistini invece cerca di capire se è ancora un libero, se è tornato centrocampista o se è diventato un «nessuno». Ferri è il difensore che meglio di tutti ha capito la zona, ma sarà contento di appiccicarsi di nuovo ad un centravanti. Bergomi ambisce al ruolo di libero. Per l'attacco, Suarez sembra aver bocciato in cuor suo Fontolan, preferendo il mobile Ciocci come spalla di Klinsmann. Una punta vera basta. Il ritorno scontato dell'Inter «a uomo» si dovrà quindi concretizzare attraverso le scelte del tecnico. Cercherà i più «vivi», ma il nuovo allenatore nerazzurro nelle partite da osservatore un'idea se l'è già fatta. Se non ha capito, Pellegrini rischia. Intanto, in Spagna lo stupore è grande. Con un errore di fondo. Le delusioni offerte dalla Nazionale prima, durante e dopo Italia '90 sono state accollate a Suarez, ma le ex furie rosse non fanno molto meglio adesso sotto la guida del successore Miera. Quindi i risultati modesti della gestione Luisito avevano altre motivazioni: la «vecchiaia» del blocco Real, le gelosie fra gruppi, lo scontro anziani-giovani. Scordando tutte le verità, Suarez in Spagna è considerato un fallito come allenatore. Uscito dalla nazionale (è ancora in lite per la buonuscita), la scorsa estate è stato cercato da una sola squadra iberica, il Deportivo La Coruna appena promosso in serie A. Luisito avrebbe chiesto 800 milioni di lire per stagione, l'offerta era la metà. Troppo lontane le parti, e la squadra (al momento a metà classifica, dopo la clamorosa vittoria di domenica a Madrid sull'Atletico) è stata affidata a Marco Antonio Boronat, tecnico emergente. Suarez ha sparato grosso perché non voleva «esiliarsi» a La Coruna, il capo Finisterre del calcio europeoMeglio aspettare l'Inter. Doveva essere convinto che Orrico non sarebbe durato. B P
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