Johara benissimo Diavolo
Johara bellissimo Diavolo Oggi al Piccolo Johara bellissimo Diavolo MILANO. Vanno in scena stasera al Piccolo «Il diavolo non può salvare il mondo» di Moravia, elaborazione teatrale di Dacia Marami, e «Delitto» della Maraini, da un racconto di Moravia. Tema del primo, le tremende conseguenze che la scienza può avere sull'umanità; del secondo, il gusto della violenza gratuita che spinge 4 giovani-bene ad assassinare una bella 50enne. Oltre ai nomi degli autori, questi lavori hanno in comune l'idea del male come spinta all'odio verso l'altro e della seduzione femminile come fattore scatenante del meccanismo distruttivo. La regia è di Gino Zampieri. Giancarlo Dettoli impersona il Diavolo, che per conquistare uno scienziato nucleare (Giulio Brogi) affascinato dalle bambine, assume le fattezze di una studentessa (Johara Velerie Racz) che usa depilarsi il sesso. Il tutto si complica perché il Diavolo-donna finisce con l'innamorarsi. Dettoli, cos'è il diavolo? Credo che ognuno si porti dentro il suo budget di diavolo. Per quanto mi riguarda personalmente, ad esempio, diavolo è fare il pieno di diesel senza prima pulire il carburatore, usare prodotti cancerogeni, trattare i miei simili con lontananza. In scena, è la ricerca nucleare finalizzata alla distruzione. Johara, come riesce a indurre lo scienziato a rivolgere le sue forze al male? Gioco sulla sensualità, nel modo di muovermi, di parlare, di camminare; nello stesso tempo il mio personaggio è duro, freddo, completamente padrone di sé. C'è qualche somiglianza fra Luo Go e lei? No. Nella vita, non esiste niente di simile a una donna-diavoloinnamorata: ho dovuto inventarmi tutto. Quando un uomo m'interessa io cerco di essere il più naturale possibile. Purtroppo molto sovente le persone hanno un'idea sbagliata di me; per il fatto stesso di trovarmi bella pensano che sono un po' scema. E Dettoli cos'ha in comune con il suo Diavolo? Gli ho prestato la mia fisicità. Sono un attore che lavora molto a tavolino, un po' pignolo. Però conosco anche impulsività e abbandoni. Ho costruito il mio Diavolo come un personaggio che mano a mano si sgretola, quasi chiede aiuto. E' la prima volta che Johara recita al Piccolo. SI, anche se avevo già recitato con Gassman. Il fatto di conoscere l'italiano mi consente di lavorare in palcoscenico, oltre che in tv e cinema. Ho studiato russo, spagnolo e italiano. Il francese e l'inglese li ho imparati in casa, mio padre è indiano-britannico e mia madre camerunese-francese. In più, un bisnonno materno era italiano. Lo spettacolo dura fino al 2 febbraio. E poi? Due progetti cinematografici da definire a Parigi. Intanto, uscirà un film con Luca Barbareschi; si intitola «L'amico arabo», è una coproduzione Italia-Francia-Tunisia, regista Calmine Fornari. Su Raiuno, fra qualche mese, andrà in onda la serie «Amidei, un commissario a Roma», protagonista Manfredi. E Dettori, che recita al Piccolo dal 1957? Continuerò qui; in marzo reciterò ne «Il Fiaterò e io» di Jimenez, con le musiche di Tedeschi. Questo testo sul tema della fraternità mi entusiasma; umanamente, vorrei compiere il medesimo percorso, sapendo amare tutto quanto ci circonda e rimanendo sempre consapevole che niente è dovuto o casuale. Ornella Rota
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