Trapianti, una banca-dati con il Videotel di P. Q.

Trapianti, una banca-dati con il Videotel Realizzata a Roma, mentre dal Centro-Sud arriva un secco no al coordinamento unico con sede a Milano Trapianti, una banca-dati con il Videotel Dalla Francia critiche all'Italia: «Non programma i prelievi» ROMA. Pazienti in Usta d'attesa, criteri di selezione e assegnazione degli organi, controllo del decorso post-operatorio dei trapiantati. Da oggi tutto questo sarà continuamente a disposizione attraverso il sistema Videotel. La prima banca dati italiana per i trapianti d'organo, che utilizza il sistema Videotel, è stata presentata ieri a Roma al policlinico Umberto I, realizzata dal Ccst (Centro Sud Italia Transplant). Attraverso la capillare rete del Videotel, i centri regionali di riferimento, i centri di tipizzazione tessutale di Roma, Napoli e Lecce, i centri di trapianto, i centri di rianimazione sono connessi tramite un sistema che raccoglie le differenti liste d'attesa per il trapianto. Potranno così venire incontro alle esigenze dei 2000 pazienti in attesa di ricevere un rene nuovo, degli 80 che aspettano un trapianto di fegato e dei 150 che sperano in un cuore nuovo, nel¬ l'Italia centro-merdionale. E' stata anche l'occasione per innestare una mezza polemica. Il Coordinamento Centro-Sud per i trapianti si è detto contrario alla creazione di un organismo nazionale tecnico, con sede a Milano (presso il Coordinamento del Nord) per i prelievi ed i trapianti di organo, perché sarebbe in contrasto con l'autonomia regionale in materia sanitaria. Dice il suo direttore, Alfredo Salerno: «Con la proposta del ministero della Sanità, in accordo con il Nord Italia Trapianti, quest'ultimo dovrebbe contemporaneamente coordinare se stesso e gli altri centri ed avrebbe l'intento di accentrare l'attività trapiantologica nel Nord, permettendo ai centri dei trapianti che sono attivi di raggiungere standard europei di funzionamento. Gli altri centri sarebbero così relegati a ruoli subalterni». Secondo i responsabili del Ccst, inoltre, in questo modo verrebbe impedita, particolarmente nel Centro-Sud, l'attivazione di nuovi centri di trapianto in base ad una programmazione regionale, e il Sud verrebbe utilizzato come «serbatoio di organi». «Siamo invece favorevoli - ha affermato il presidente Raffaello Cortesini - a che l'attività di coordinamento venga svolta dall'Istituto superiore di Sanità». «Spero - ha infatti aggiunto Cortesini - che le attuali quattro agenzie interregionali che coordinano l'attività di trapianto possano trovare un accordo (forse potranno ridursi a due, colmando così un grande divario tra le attività trapiantistiche esistenti nelle varie regioni) e che ciò possa avvenire con il coordinamento dell'Istituto superiore di Sanità». Infine altre «grane» con tanto di accuse arrivano dalla Francia. «Non è normale» che Paesi i quali, come l'Italia, non si sforzano di procurarsi organi per i tra¬ pianti inviino i loro pazienti nel Paese transalpino: lo ha detto il professor Claude Cabrai, uno dei pionieri dei trapianti cardiaci in Francia e presidente dell' associazione France-Trasplant. Di presunte discriminazioni a favore dei pazienti francesi si era parlato mesi fa, ma Cabrai ha tenuto a premettere: «In quanto medici, non possiamo rifiutarci di accettare qualcuno solo perché è straniero, chiedere il passaporto di un paziente prima di curarlo. Sotto questo riguardo, la nazionalità equivale alla religione o al colore della pelle». «Tuttavia - ha concluso in quanto cittadino sono costretto ad ammettere che non è normale che la Francia assicuri i trapianti a Paesi che non hanno fatto lo sforzo non di avere buoni chirurghi ma di ottenere doni di organi presso la propria popolazione. Sotto questo riguardo, il r caso dell'Italia è sfortunatamente esemplare». [p. q.]

Persone citate: Alfredo Salerno, Claude Cabrai, Cortesini, Raffaello Cortesini, Umberto I