Parretti l'ultimo ruggito del leone solo di Flavia Amabile

Parretti, l'ultimo ruggito del leone solo Provato dal carcere e abbandonato dai finanziatori, chiede aiuto alla moglie e a un misterioso egiziano Parretti, l'ultimo ruggito del leone solo «La MGMè ancora mia, non la mollerò» ROMA. «Sono meglio di Maxwell. Il suo impero si è dissolto in sei giorni. Con me sono dieci mesi che provano a farmi fuori ma non ci sono ancora riusciti». Giancarlo Parretti non sa che cosa vuol dire la parola rassegnazione e nell'undicesimo giorno di libertà ha deciso di gettarsi in pasto alla stampa e alle televisioni di mezzo mondo perché siano chiare a tutti quali sono le sue intenzioni. «Non è vero che non sono più il proprietario della Metro Goldwyn Mayer. Le azioni sono ancora mie e ci vorranno almeno nove-dieci mesi prima che possano essere cedute a qualche altro acquirente». La guerra di Parretti per la casa cinematografica continua, dunque, senza un attimo di tregua. E va avanti anche la battaglia per ottenere con il suo network Tv 7 Pathé una delle dodici concessioni disponibili per operare su tutto il territorio italiano: un passo necessario per arrivare a creare «una grande società di comunicazione per la Comunità europea». Ma è un Parretti sempre più solo e col volto smagrito e stanco dopo lo sciopero della fame attuato nel supercarcere di Brucoli, quello che si presenta davanti agli schermi di tutto il mondo. Sarà per questo che per la prima volta ha chiesto alla famiglia di apparire in pubblico accanto a lui. «Valentina, vieni qui», ha chiamato all'improvviso con il microfono pochi minuti prima dell'inizio della conferenza stampa, la figlia più grande. E Valentina, ventitré anni, un diploma di relazioni internazionali preso a Parigi, un'infanzia spesa tra Los Angeles, la Francia e l'Italia, quattro lingue parlate alla perfezione, da due anni si occupa dell'attività amministrativa del gruppo, ha sgranato gli occhi un po' imbarazzata. Poi ha obbedito e si è seduta alla sinistra del padre. A destra di Parretti si era intanto sistemata la moglie, Maria, che, di fatto, è la vera proprietaria con il 51% delle azioni del gruppo. Alle estremità gli altri due figli, Mauro di venti e Evelyn di diciotto anni. A loro Parretti ha chiesto di essergli vicino in un momento in cui invece sembra che lo stiano abbandonando un po' tutti. Lo ha abbandonato l'ex amico e collega di scorribande finanziarie Florio Fiorini, il patron della Sasea, anche lui alle prese con un'enorme e intricata matassa di debiti. Lo ha abbandonato il Crédit Lyonnais, «l'unica banca che in tutto il mondo mi ha dato fiducia». Come farà ad andare avanti l'ex cameriere umbro che in totale vanta un miliardo di dollari di debito, vale a dire all'incirca 1200 miliardi di lire, nei confronti di tutte le società da lui controllate e 800 miliardi nei confronti del solo Crédit Lyonnais che lo ha finanziato nella scalata alla Mgm? Nessuna paura. «I soldi sono l'ultima cosa che serve nella vita», risponde Parretti. Poi, rivela alle decine di giornalisti che lo ascoltano: «C'è la Toshiba che mi ha offerto tanti soldi quanti basterebbero a rendere ricchi me e voi tutti». Ma c'è anche il misterioso uomo d'affari egiziano che avrebbe dovuto incontrare al Cairo e che gli aveva assicurato la sua garan- zia. Purché l'incontro fosse avvenuto entro il 31 dicembre. Il giorno di San Silvestro, però, Parretti era in carcere. Ma Parretti insiste. «Andiamo avanti. Quella persona non ha cambiato idea, anche se è stato contattato 'dal Crédit Lyonnais che gli ha chiesto di collaborare con loro». Insomma, all'estero c'è ancora qualcuno che crede in lui. In Italia, invece, gli hanno scavato il vuoto intorno. L'unico che ha aperto i cordoni della borsa è stato Berlusconi: «Nemmeno mio padre se fosse stato al suo posto avrebbe fatto quello che lui ha fatto per me». Gli altri due grandi amici italiani di Parretti sono Cesare De Michelis, presidente di diverse società del gruppo e il fratello Gianni, l'attuale ministro degli Esteri. Non è rimasto completamente solo, insomma, Parretti, ma se anche così fosse, non si perderebbe d'animo: «Posso sempre tornare a fare il cameriere, anche quando servivo ai tavoli ero il migliore». Flavia Amabile Giancarlo Parretti è apparso molto dimagrito, colpa dello sciopero della fame attuato durante la carcerazione

Luoghi citati: Cairo, Francia, Italia, Los Angeles, Parigi, Roma