Il principe perde il tesoro di Vincenzo Tessandori

Il principe perde il tesoro Ma le trattative con i sequestratori forse stanno continuando Il principe perde il tesoro Bloccati i beni al papà di Farouk PORTO CERVO DAL NOSTRO INVIATO E' deciso, il blocco dei beni della famiglia Kassam dovrebbe diventare esecutivo. Oggi, sei giorni dopo il sequestro. Franco Melis, procuratore distrettuale della Sardegna, ha firmato il provvedimento ieri nella tarda mattina e, alle 14, ha spedito il plico a Michele Jacono, giudice dell'inchiesta preliminare del distretto che glielo dovrebbe restituire stamani, controfirmato. Insomma, come sempre la legge fa la sua strada, magari lunga, inutile forse, ma inesorabile. Certo, col passar del tempo, è scemata l'efficacia del provvedimento teso a impedire il pagamento del riscatto, come legge impone. Ora la Guardia di Finanza, che ha stilato l'elenco dei "beni dei Kassam in Italia, cercherà tracce del patrimonio anche all'estero. Sullo sfondo delle decisioni della magistratura, una serie di smentite e c'è pure chi smentisce le smentite, in questa sporca faccenda del rapimento. C'è la smentita, per esempio, che l'Aga Kahn sarebbe disposto a dare una mano concreta all'amico: lo ha lasciato capire Lodovico Dubini, portavoce della famiglia. «Parlare troppo del principe potrebbe essere controproducente e creare false aspettative in chi sta nascosto da qualche parte», ha avvertito. La famiglia Kas¬ sam si sarebbe già affidata a un legale per continuare le trattative, si dice un avvocato libanese. E Mauro Mura, magistrato della «superprocura», ha detto: «La diffusione, in una vicenda di questa gravità, di notizie incontrollate, rischia di mettere in pericolo la vita del bambino. Del resto, per nessun sequestro sono state fornite notizie di qualsiasi tipo». Poi ha aggiunto che «questo caso è particolarmente difficile proprio perché presenta tutta una serie di implicazioni. A fronte del diritto di cronaca, vi è la necessità primaria di tutelare la vita del bambino e qualla, in prospettiva, di molte altre persone». Quali? Il sostituto Mura non lo ha spiegato. Ora c'è la certezza che il piccolo Farouk, rapito nella tarda serata di mercoledì, sia in mano a un latitante, in una «prigione» sulle montagne fra Lula e Orune, o più giù, nella Barbagia di Ollolai. Chi ha fatto il colpo nella villa di «Pantogia» (Vacca Mansueta), in Costa Smeralda, ha passato l'ostaggio ad altri componenti della banda: è la regola seguita sempre in questi malaffari, sostengono alcuni inquirenti. Il resto sono dubbi. Non esisterebbe neppure una ricostruzione sicura di come si è svolta l'irruzione nella casa. «Non c'è perché non c'è», taglia corto il colonnello Luciano Gavelli, comandante del Gruppo Carabinieri di Oristano, inviato in zona per la grande esperienza nei sequestri. Quando gli vien chiesto che cosa significhi, risponde telegrafico: «Fate voi. Per quanto ci riguarda trattasi di sequestro di persona, punto». Sono indagini difficili. Il dirigente del commissariato di Porto Cervo, dott. Carboni, ha detto: «Non trascuriamo alcuna segnalazione, anche se la maggior parte sono chiaramente frutto dell'inevitabile psicosi che si crea in questi casi e che porta a collegare ogni piccolo episodio sospetto a una vicenda eclatante, come un rapimento». Si sa di un meccanico della Costa Smeralda che ha raccontato di aver visto alla vigilia del kidnapping quattro sacchi a pelo in un'auto in riparazione: segnalazione interessante e suggestiva, quei sacchi avrebbero potuto servire ai banditi nelle ore della vigilia, ma c'è chi ricorda che pochi giorni dopo ci sarebbe stata l'apertura della caccia. Poi c'è la segnalazione di una catena tagliata in un cantiere dal quale è possibile spiare la villa dei Kassam: una base perfetta, si fa osservare. Il mistero della catena non è ancora stato risolto ma, quand'anche lo fosse, difficilmente potrebbe avvicinare gli inquirenti ai banditi. Oggi il procuratore Melis è a Tempio Pausania «per fare il punto della situazione» con i sostituti Mario Marchetti e Mauro Mura e con polizia e carabinieri. Dunque, si assicura, tutto viene preso in considerazione, anche le tre telefonate che sarebbero giunte in villa negli ultimi giorni: avrebbe tentato di prender «contatto» un uomo che parlava in francese con accento corso. Più che a banditi, gli inquirenti sembrano pensare a qualche «sciacallo». Neppure un'impronta rilevata nel giardino della villa ha gettato un po' di luce. Dice un inquirente: «Certo non è quella di Matteo Boe: fosse la sua sarebbe 20 centimetri più basso». E' il primo «alibi» per il latitante doc di Lula. Vincenzo Tessandori Il piccolo Farouk Kassam

Luoghi citati: Italia, Lula, Ollolai, Oristano, Orune, Sardegna, Tempio Pausania