Sfratto dalle case di Stato
Sfratto dalle case di Stato Sfratto dalle case di Stato Mosca caccia i deputati dell'Urss MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Accolti nella capitale con tutti gli onori e i privilegi all'epoca accordati ai «deputati del popolo dell'Urss», i parlamentari di un Paese che non c'è più si trovano oggi a dover lottare per mantenere un tetto: le nuove autorità russe, infatti, vogliono riprendersi gli appartamenti arredati che un tempo erano stati loro concessi dallo Stato comunista. Ingiustizia! Gridano gli ex deputati, ormai privati d'ogni titolo. Vivere a Mosca è il sogno di ogni russo, e tanto più dispiace lasciare appartamenti che lo Stato ha provvisto d'ogni bene: dai mobili ai tappeti, dalle lenzuola alle stoviglie. Ma d'altra parte non si vede perché, in una città dove la crisi degli alloggi è tragica e cronica, lo Stato dovrebbe garantire una casa «lussuosa» a rappresentanti popolari che non rappresentano più nessuno, e che però non voglio¬ no far ritorno alle città di provenienza. Certo i metodi spicci usati dai nuovi dirigenti russi non suscitano simpatia: il 23 dicembre i 205 ex deputati che vivono con le famiglie al numero 34 di via Rubljovskoe, in tutto 900 persone, hanno avuto ordine di lasciare gli appartamenti entro il primo febbraio, per far posto ai deputati russi. «Non tentate di resistere - gli è stato detto perché ormai siete dei semplici cittadini». Su un solo punto le nuove autorità hanno ceduto, concedendo il permesso agli sfrattati di comprare le lenzuola e le sveglie «statali». Nikolaj Engver, figlio di un bolscevico fatto eliminare da Stalin, ha limitato la sua dieta a pane e tè, ottenendo però solo un'ulcera duodenale. Nato in un «lager» 53 anni fa, eletto deputato in Udmurtija, nella regione orientale della Russia europea, Engver ha così scritto a Ruslan Khazbulatov, presidente del Pai-lamento russo, e l'I 1 gen¬ naio ha smesso di mangiare, limitandosi ai liquidi. Khazbulatov non ha risposto, e da ieri Engver, malgrado le insistenze dei colleghi, ha dichiarato lo «sciopero della fame secco»: niente cibo e niente da bere. «Ormai spero solo che mi seppelliscano in modo decente - ci ha detto con un filo di voce - il mio scopo è far capire ai politici che devono essere responsabili delle proprie decisioni». Gli altri ex deputati non hanno seguito il suo esempio, ma hanno costituito un «gruppo di resistenza», e il loro avvocato, Aleksandr Levi, afferma codice alla mano: «Le persone licenziate a causa dell'eliminazione di un'impresa o un'ente non possono essere sfrattate senza che gli venga fornita una nuova abitazione». Non tutti però affidano le proprie speranze alla legge. Il colonnello Ruslan Aushev, eroe dell'Urss, minaccia: «Se verranno a buttarmi fuori, sarò io a cacciarli. Sono un veterano, e so come difendermi». (f. s.]
Persone citate: Aleksandr Levi, Khazbulatov, Nikolaj Engver, Ruslan Aushev, Ruslan Khazbulatov, Stalin
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