Occhetto: «Libertini scissionista e pagato» di Marina Cassi

Occhetto: «Libertini scissionista e pagato» Il leader del pds a Torino parla davanti ai cancelli di Mirafìori a un centinaio di operai infreddoliti Occhetto: «Libertini scissionista e pagato» Poi la smentita: «Il segretario non ceVaveva con Rifondazione» TORINO. Alle 13 la nebbia si scioglie in neve; davanti alla porta 2 di Mirafìori Achille Occhetto si stringe nella sciarpa colorata, sale sul piccolo palco e incomincia un botta e risposta con i lavoratori. Parla di crisi economica, di costo del lavoro, di nuovo modello industriale. E parla di Rifondazione comunista; due brevi frasi. Una è riservata al senatore Lucio Libertini «che ha già fatto 7 scissioni e che è stato pagato per dividere i partiti della sinistra»; l'altra, più criptica, allude a «un gruppo di scissionisti pagati da Craxi, che quando erano dentro al pei rappresentavano l'ala di destra». In serata le agenzie battono un comunicato stampa del pds che smentisce tutto: «Occhetto non ha pronunciato le frasi che gli sono state attribuite in polemica con Rifondazione comunista. Ha risposto a due interventi, uno pacato e uno esagitato, che lo accusava di aver distrutto il più grande partito dei lavoratori; in quel caso ha replicato che gli scissionisti sono quelli di Rifondazione». Poche ore prima Libertini da Roma e Rifondazione da Torino avevano polemizzato duramente con il segretario del pds. Nei comunicati si parla di nostalgie staliniste, di insulti, di diffamazione. Libertini assicura: «Noi continueremo a lavorare per l'unità della sinistra e per questo servono programmi e idee e non polemiche estranee ai lavoratori e al Paese». La giornata di Occhetto si era iniziata in un albergo del centro; una conferenza stampa per presentare la prestigiosa candidatura del professor Massimo Salvadori. Giacca e camicia verde, lo storico ha spiegato le ragioni che l'hanno indotto a accettare di candidarsi: «Nei momenti cruciali la sinistra si è sempre divisa (nel '21, nel '47, nel '56, nel '64) e oggi la crisi della società italiana è davvero profonda. Credo che la sinistra non possa ragionare nei termini di una prospettiva senza tempo; occorre riuscire a far prevalere le ragioni dell'unità». Il segretario del pds non aveva voglia di parlare delle esternazioni mattutine del Presidente della Repubblica. «Siamo preoccupati: tutto il dibattito politico verte su Cossiga e nessuno si occupa di crisi, occupazione, costo del lavoro, fisco, Mezzogiorno. E invece ogni giorno è un vero e proprio bollettino di guerra di cassa integrazione, licenziamenti». E di questi temi avrebbe poi parlato a Mirafìori, nel pomerig¬ gio a Settimo, nel corso di un affollato incontro con i lavoratori delle aziende in crisi, e alla sera al teatro Nuovo. Sul costo del lavoro il giudizio è netto: «Adesso su 200 lire 80 vanno in busta e 120 in diseconomie e clientele. Io non dico: "La scala mobile non si tocca", ma dico: "Non si toccano il sala¬ rio e il posto di lavoro"». In sostanza solo dopo una riforma della struttura del salario e l'avvio di un nuovo modello di politica industriale sarà possibile anche ragionare sui meccanismi della scala mobile. Sulla polemica rovente imprenditori-governo: «Hanno ragione gli industriah, peccato che poi abbiano sempre sostenuto i governi dello spreco e del dissesto della macchina pubblica e pensato di risolvere i problemi rifacendosi sui salari dei lavoratori». Occhetto non ha commentato la crisi torinese («spetta al gruppo dirigente locale»), ma ha espresso un giudizio su quella di Milano: «Non credo in una prospettiva in cui pezzi di sinistra vengono cooptati in maggioranze con la de» e sul psi ha espresso un giudizio netto: «Forse diventerà un partito di sinistra. Adesso non lo è; può dirsi di sinistra chi prima delle elezioni dice di voler continuare l'alleanza con la de e sta con Cossiga e con Fini?». Marina Cassi Achille Occhetto con i (pochi) operai Fiat al cancello numero 2 di Mirafìori

Luoghi citati: Milano, Mirafìori, Rifondazione, Roma, Torino