LA MEMORIA DEL CINEMA
LA MEMORIA DEL CINEMA PERSONAGGI LA MEMORIA DEL CINEMA Roberto Radicati, trent'anni fra i libri del Museo ON c'è studente universitario, appassionato o studioso di cinema che in questi ultimi trent'anni non lo abbia conosciuto. I suoi modi gentili, la sua perfetta conoscenza della materia, la disponibilità nel cercare di soddisfare anche le richieste più strane o più assurde erano proverbiali nell'ambiente. Quando si brancolava nel buio, alla ricerca di recensioni o di materiale che illustrasse film di cui si sapeva poco o niente, la soluzione era sempre quella: parlare con il dottor Radicati. Dal 1959, quando è entrato nel Museo del Cinema fondato da Maria Adriana Prolo, Roberto Radicati è stato una sorta di «genius loci», soprattutto quando la biblioteca era situata in quella stanza un po' fuori dal tempo, dotata di un tavolo di legno gigantesco e inamovibile, situata al piano terreno di Palazzo Chiablese. Alla fine del 1991, il dottor Radicati è andato in pensione, festeggiato dalle autorità cittadine e dagli amici che hanno collaborato con lui e che in questi trentatré anni hanno fruito dei suoi validi consigli e hanno apprezzato la sua cortesia. Torino gli deve una collezione di libri, manifesti e fotografie preziosa e fondamentale, reperita con la passione caratteristica sua e di Maria Adriana Prolo. Insieme hanno setacciato antiquari, collezionisti, bancarelle; insieme hanno raccolto donazioni, hanno organizzato scambi; insieme hanno raccolto pezzo dopo pezzo reperti che tutto il mondo ci invidia. La biblioteca del museo è fornita di circa 15.000 monografie e 2000 periodici italiani e stranieri. Si trovano le raccolte complete di quasi tutte le riviste italiane di cinema dagli Anni 30 in poi e di molte straniere, soprattutto inglesi e francesi; ma anche simpatiche curiosità, come i fotoromanzi cinematografici che venivano stampati fino a non molto tempo fa. Ancora più significativa è la collezione dei manifesti: circa 14.000 manifesti di film, circa 120.000 tra fogli pieghevoli, locandine e brochures. Tra queste spiccano le collezioni riguardanti il cinema muto, particolarmente le raccolte della Pathé e della Gaumont. Prezioso è anche il reparto fotografico, che comprende tra l'altro volumi tecnici dell'800 e studi dei secoli precedenti, nonché un fondo sulla storia della fotografia che vanta una raccolta inestimabile delle cosiddette «immagini uniche» (cioè dagherrotipi, ambrotipi e ferrotipi). Dietro questi tesori, c'è l'attività instancabile dello stesso dottor Radicati che trovava anche il tempo per risolvere i problemi degli studenti alla ricerca di materiali per gli esami. Come potesse coordinare la' biblioteca e al tempo stesso organizzare, assieme alla fondatrice del Museo scomparsa lo scorso febbraio, la mostra sulla stereoscopia che fu esposta a Parigi per sei mesi nel 1966, o ancora organizzare le proiezioni della saletta di Palazzo Chiablese (tempio dei cinefili pre-Movie Club), è forse un mistero. C'è un modo per risolverlo, però. Siamo certi che le organizzazioni culturali cinematografiche torinesi non si lasceranno scappare un consulente cinematografico che adesso ha a disposizione più tempo e uguale lucidità. E - anche di questo siamo certi - sarà un beneficio, per tutta la cultura cinematografica della città, continuare ad avere a disposizione il dottor Radicati, [s. d. e] A sinistra Roberto Radicati in pensione dopo oltre treni 'anni di lavoro al Museo del Cinema A destra «Balla coi lupi» di Kevin Costner
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