IL TRIONFO DI DIO di Sergio Quinzio

IL TRIONFO DI DIO IL TRIONFO DI DIO Kepel: perché la religione riconquista il mondo ~Wk ELLA prospettiva dei decenni immediata\Wk mente seguiti alla seI conda guerra mon- I diale e alle prime fasi I ^ft della ricostruzione j, postbellica, le nostre I ^fl certezze erano fonI V date sui progressi Jk. mt della scienza, della tecnica, dell'organizzazione sociale. Ma sono bastati pochi anni per dimostrare che là «dove sembravano arretrare le barriere della povertà, delle malattie e dell'alienazione, sono subentrati l'esplosione demografica, il flagello dell'Aids, l'inquinamento e le crisi energetiche: altrettante calamità che danno facilmente luogo ad una rappresentazione apocalittica del mondo». Questa, almeno, è la convinzione espressa dal politologo francese Gilles Kepel nel suo libro La rivincita di Dio, la cui versione italiana è uscita presso Rizzoli quasi contemporaneamente all'edizione originale presso le Editions du Seuil. Le religioni, che sembravano ormai definitivamente respinte sul fondale della scena storica, sono quasi improvvisamente ritornate alla ribalta. Kepel muove dall'addensarsi di alcuni segni: nel 1977 per la prima volta le elezioni in Israele vedono la sconfitta dei laboristi, e i partiti religiosi diventano determinanti per co¬ stituire una maggioranza; nel 1978 diventa papa il polacco Wojtyla che, dopo le illusioni conciliari e i dubbi montiniani, agita il pastorale e grida al mondo di «aprire le porte a Cristo»; nel 1979 ritorna a Teheran l'ayatollah Khomeini. Ma Kepel illustra e documenta numerosi altri fatti per esempio l'avanzata dei gruppi fondamentalisti in America - per mostrare come i credenti nelle diverse religioni monoteistiche abbiano saputo rapidamente passare da una iniziale «reazione di smarrimento» a «progetti di ricostruzione del mondo che trovano nei Testi Sacri i fondamenti della società futura». Il ricercatore francese si occupa solo delle tre religioni abramiche ebraismo, cristianesimo, islam -, ma si potrebbe allargare il suo quadro inserendo anche le esplodenti forme di integralismo induista, e perfino buddista, senza contare la proliferazione ovunque di culti e sette minori, di varia e composita ispirazione. La tesi centrale di Kepel mi sembra convincente. E' del tutto inadeguato - dice - concepire questa «rivincita di Dio» come l'emergere di residui del passato, di un ostinato oscurantismo. Non si tratta di un puro e semplice tornare in¬ dietro, ma di una risposta alla deludente esperienza moderna. La «rivincita» (se è tale, o comunque il tentativo di «rivincita») è un evento della modernità, o della contemporaneità. Il mondo moderno ha promesso molto, ma ha dato, se si considerano le cose sul piano planetario, poco, e molto ha invece tolto. La moderna società secolare, laica, figlia dell'illuminismo, dei miti della scienza e del progresso, non sa più rispondere alla nuova miseria e alla nuova angoscia del presente. Si reagisce a questo. Kepel illustra le diverse tattiche «dal basso» e «dall'alto» attraverso le quali nelle diverse parti del mondo sono stati posti in atto i vari progetti di ri-cristianizzazione, ri-islamizzazione, ri-ebraicizzazione (anche contrattando i voti, sfruttando l'aborrita società neopagana per ottenere concessioni, vantaggi, e magari sussidi). Questi movimenti «non sono il prodotto di un disordine della ragione o di un intervento di forze oscure, ma la testimonianza inconfutabile di un malessere sociale profondo, che le nostre categorie di pensiero non permettono più di decifrare». Kepel cerca di capire che cosa sta succedendo, non sposa nessuna causa. Lo stesso carattere mondiale e globale dei movimenti di «rivincita» dimostra che sono figli del nostro tempo: «Creature non desiderate, bastardi dell'informatica e della disoccupazione, e dell'esplosione demografica e dell'alfabetizzazione; le loro grida o lamenti ci incitano a ricercarne le origini, a rintracciarne la genealogia inconfessata in questa fine di secolo». Bisogna avere il coraggio di farlo. Forse, a pancia piena si sopporta anche la più radicale delle incertezze, la riduzione di tutto a pura opinabilità. Il benessere può stare, forse, e comunque almeno per un po', al posto della verità. Ma se non si riesce ad assicurare nemmeno il pane, allora la verità, la follia di avere la verità dalla propria parte, diventa più indispensabile del pane. La verità diventa allora, paradossalmente, un fatto indotto, secondario, una reazione psicologica. E in un mondo come il nostro scatena ormai, verosimilmente, una forza che è soltanto distruttiva. Sergio Quinzio Gilles Kepel La rivincita di Dio Rizzoli, pp. 262, L. 32.000 «La rivincita di Dio»: esce il saggio di Gilles Kepel politologo francese

Luoghi citati: America, Israele, Teheran