NEL CUORE DI FORD di Masolino D'amico

NEL CUORE DI FORD NEL CUORE DI FORD «C'erano uomini forti»: ritratti di scrittori da Turgenev a James, da Lawrence a Hardy ^TNJ OME furono nella vijm ■ la i grandi scrittori, Hi 1 ossia coloro verso cui H I 1 abbiamo maturato fa! j miliarità leggendoli | ma senza avere mai la ! I possibilità di vederli ■ I da vicino (questo vavj / le, è ovvio, per l'era pre-televisiva)? Per rispondere a questa domanda ancora più del lavoro di compilazione dei biografi sono preziose le testimonianze dirette dei contemporanei, siano riferite con la vivacissima intelligenza di un Boswell o con la piatta pedanteria di un Eckermann, due ascoltatori che ebbero in comune il fatto di venerare il loro uomo. Più raro, ma per certi versi addirittura più rivelatore, il caso in cui chi riferisce fu, oltre che un ammiratore, un collega dell'autore in questione, in grado quindi di valutarlo dalla sua postazione favorevole anche criticamente - non dico obiettivamente -, alla luce di convinzioni indipendenti. In un simile rapporto con molti colossi delle lettere moderne si trovò Ford Madox Ford (1873-1939), il notevolissimo romanziere nonché, come dire, animatore culturale, prima nella Londra edoardiana, poi nella Parigi degli Anni Venti. Nipote di un famoso pittore preraffaellita, imparentato con i Rossetti, cresciuto in uno dei salotti letterari più ambiti d'Inghilterra, Ford ebbe privilegi molto speciali e ne fece un uso generoso, servendosene all'occasione per aiutare altri talenti. E non molto prima di morire fece in tempo a dettare i suoi ricordi personali su alcuni dei personaggi di maggiore spicco con cui era stato in contatto. Questo libro nacque con un titolo convenzionale, «Portraits from Life», per assumerne in seguito uno più aggressivo, «Mightier than the Sword». Il titolo della sua prima traduzione italiana, C'erano uomini forti, si differenzia da entrambi, e forse fa bene, che, come lealmente confessa Giovanna Mochi nell'introduzione, la raccolta non è completa, essendone rimasti fuori i ritratti di Hudson, di Galsworthy, di Dreiser e di Swinburne, ossia di coloro che secondo i responsabili presentavano minore interesse per il nostro pubblico. Io protesto. Tre nomi sono celebri, e il quarto, quello di W. H. Hudson, dovrebbe esserlo, anche solo perché negli ultimi anni lo si è visto sulle copertine di libri di Adclphi e di altri nostri editori, e in tempi di crescente interesse per la cosiddetta ecologia sempre più spesso lo si vedrà. Quanto rimane basta tutta- via per un banchetto sontuoso. I pezzi forti sono, naturalmente, il tortuoso, pomposo e zitellare Henry James alle prese con problemi di riorganizzazione di vita domestica; il gentilissimo, misterioso, sfuggente Conrad; e l'impaziente, luciferino D. H. Lawre: ce. Col primo Ford ebbe qualche consuetudine quando, molto giovane, fu ammesso all'onore di passeggiate e piccole confidenze, dove posò senza saperlo per il protagonista delle «Ali della colomba»; del secondo Ford fu fra i primi sostenitori, nonché collaborato¬ re in un romanzo a quattro mani (in seguito, quando nacque il culto per lo scrittore anglo-polacco, fu accusato di avergli annacquato lo stile coi suoi consigli, accusa che qui convincentemente respinge). Di Lawrence, forse il ritratto più vivo di tutti, Ford fu il primo a segnalare il talento, anzi, il genio, dopo aver scorso poche righe di un racconto inviatogli da una maestra di scuola; e si vide arrivare nello studio un giovane rossigno e impaziente, che sembrava in tutto e per tutto una volpe. La punta di malignità che mescolata all'ammirazione e all'affetto dà sapore a questi ritratti è meno avvertibile in quelli di Hart Crane, l'americano che nel suo passaggio meteorico rivoluzionò per sempre il modo di raccontare una guerra, e di Thomas Hardy: quest'ultimo è piuttosto una palinodia. Ford conobbe l'autore di «Tess» come un gentile vecchietto i cui romanzi aveva disprezzato senza prendersi la briga di leggerli; l'incontro e un certo rimorso lo spinsero a cercarne la poesia alla quale ora costui si dedicava, e a lodarla sperticata¬ mente, sempre a scapito della narrativa. Completano la raccolta un profilo un po' acido di H. G. Wells, apostolo della scienza e della politica e pertanto agli antipodi del vecchio esteta Ford; e un altro veramente un po' tirato per le lunghe del gigantesco Turgenev, col quale Ford ebbe un unico e per la verità divertente incontro, quando aveva otto anni e gli fece gli onori di casa nella momentanea assenza dei genitori. In un capriccioso poscritto lo scrittore si scusa infine per non aver parlato né di donne la zia Christina Rossetti non affrontò mai davanti a lui argomenti più interessanti della salute di sua cognata, o di certi investimenti in borsa - né di certi giovani leoni che pure passarono davanti alla sua scrivania parigina, come Pound e Hemingway. E' un peccato, in particolare per quest'ultimo, che di Ford ha lasciato a sua volta una descrizione un po' sarcastica. Certamente l'inglese avrebbe potuto rendergli la pariglia. Masolino d'Amico Ford Madox Ford C'erano uomini forti Pratiche Editrice pp.216. L. 25.000 D Hardy Ford. Madox lord vinto <la Levine Da sinistra: Turgenev, James e Conrad

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