In carcere il «mago» del vino al pesticida
In carcere il «mago» del vino al pesticida Abita a Vicenza e sarebbe stato lui a mettere a punto il sistema che impediva la fermentazione In carcere il «mago» del vino al pesticida E un chimico in pensione, lo accusa uno dei produttori arrestati PADOVA NOSTRO SERVIZIO Il «mago dei pesticidi» è finito in manette ed è il quinto arresto per la vicenda dei vini adulterati. Domenico Golin, 66 anni, cittadino di Gambellara in provincia di Vicenza, è il chimico che avrebbe inventato il sistema antifermentativo per rendere il vino «più brillante e più giovane». Il suo nome lo ha fatto uno dei tre produttori arrestati dai Nas, Gianni Chiarello, di Brendola, l'unico che abbia ammesso l'uso dell'additivo al metilisodiocianato. Golin è laureato in chimica e ha esercitato a lungo la libera professione a beneficio di numerose aziende vinicole: il che ha messo in allarme, di nuovo, il Nas, nel timore che altri prodotti siano stati trattati con lo stesso stratagemma. Un sistema davvero «miracoloso» per i produttori che volevano stabilizzare vino di bassa qualità, senza dover aumentare i costi e dunque i prezzi di vendita. Tanto miracoloso, che si passavano reciproci consigli per telefono: nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti fin da settembre ci sono numerosi colloqui che sono lampanti. Chiarello, dunque, ammette, ma sostiene che lo faceva in buona fede. Si sarebbe affidato in tutto e per tutto al suo esperto e nulla avrebbe saputo della pericolosità del prodotto. «Tanto che - ha detto al magistrato Antonino Cappelleri che lo interrogava - noi a casa abbiamo sempre bevuto quel vino». Gli altri tre arrestati, Ennio Rampon di Cerverese Santa Croce, Giovanni Poli di Gambellara e l'enologo Giuseppe Sordato di Montebello, invece, finora hanno escluso di avere manipolato il loro prodotto. Anche il sesto imputato, Silvano Poli, fratello di Giovanni, che ha solo ricevuto un'informazio- ne di garanzia, si mantiene sulla stessa linea. Anzi, la famiglia Poli è convinta che alla lunga sarà dimostrata la loro innocenza. L'avvocato Giorgio Saccomandi ha reso noto di aver ricevuto i risultati delle analisi sui cinque campioni prelevati nell'azienda dei suoi assistiti e la presenza di pesticidi è stata esclusa in quattro flaconi su cinque: nel quinto c'erano 0,08 milligrammi per litro della sostanza chimica, che diventa letale solo in quantità diecimila volte superiori. Sul nome dei Poli è sorto anche un equivoco, che rischia di compromettere un'altra azienda vinicola non interessata dall'inchiesta. Il titolare si chiama Poli come gli imputati e ha ricevuto disdette dai propri clienti, senza avere colpa. Potrebbe fallire per un semplice caso di omonimia. Nel frattempo, gli esperti hanno spiegato che il vino trattato con il metilisodiocianato non può essere destinato alla lunga conservazione perché nel giro di pochi mesi l'additivo decade e trasforma il liquido in aceto. In questo senso, il vino già imbottigliato sarebbe relativamente più «sicuro» e infatti, in Germania, le confezioni che erano state bloccate sono già state dissequestrate. Il governo, intanto, sta valutando l'eventualità di costituirsi parte civile al processo ai sofisticatoli. Mario Lotto Gianni Chiarello avrebbe fatto il nome di Domenico Golin
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