L'Ucraina stronca l'armata unica
L'Ucraina stronca l'armata unica CSI E Gamsakurdia assediato si prepara a una seconda fuga dalla Georgia L'Ucraina stronca l'armata unica Kravciuk contro Eltsin e i «militari nostalgici» MOSCA. Nuova polemica di Leonid Kravciuk contro la Russia e in particolare contro Eltsin. Il presidentre ucraino se l'è presa in particolare per il fatto che Eltsin ha ospitato al Cremlino la Conferenza dei quadri delle Forze Armate, impegnandosi davanti a più di 5 mila ufficiali a garantire un esercito unitario. La Csi, la Comunità che ha preso il posto doll'Urss, ha detto Kravciuk alla televisione, «è un'alleanza di stati indipendenti e non uno stato unitario. Un esercito unico può esistere solo in uno stato unitario e la Csi non è nulla di questo». «L'idea di un esercito unico è stata ripresentata da quelli che hanno nostalgia dei vecchi tempi, ma il ritorno al passato ò impossibile», ha detto il leader ucraino. Secondo Kravciuk, l'assemblea del Cremlino, conclusasi con una dichiarazione contraria alla frammentazione delle For¬ ze Armate dell'ex Urss, non ha nessun valore giuridico, non è legittima e «perciò le sue risoluzioni sono prive di ogni valore sul piano del diritto». Il presidente ha criticato anche il fatto che i lavori della Conferenza siano stati trasmessi in televisione in tutto il territorio dell'ex Urss «contribuendo a rendere più tesa la situazione» e a dividere i popoli e i loro presidenti in buoni e cattivi. Chiaro il riferimento critico a Eltsin e al kazakho Nazarbayev, unici presidenti della Csi che hanno preso parte all'assemblea di venerdì. Kravciuk riconosce i motivi di preoccupazione dei militari per il loro futuro, ma ha consigliato a cercare la soluzione non in tentativi di mantenere uno stato unitario ma nel riconoscimento delle nuove realtà. Particolarmente critico è stato Kravciuk centro il maresciallo. Shaposhnikov, comandante in capo delle forze unificate della Csi, accusandolo di cercare soluzioni con metodi che contraddicono gli accordi di Minsk. Intanto, il cerchio si stringe attorno a Zvjad Gamsakurdia, l'ex Presidente georgiano tornato in patria dopo una settimana di esilio forzato in Armenia. I suoi uomini, alcune centinaia di uomini male armati, tengono ancora Zugdidi, città natale del loro leader, ed alcune altre cittadine della Georgia occidentale, vicino la costa del Mar Nero. Ma gli uomini del governo provvisorio li tengono sotto continua pressione. Due giorni fa, «senza sparare un colpo», i militari della guardia nazionale anti-Gamsakurdia hanno occupato Samtredia, a metà strada tra Zugdidi e Kutaisi, dove i governativi hanno stabilito il proprio quartier generale. Ma l'attacco viene rinviato, nella speranza che il dittatore, definito «psicopatico» dai suoi nemici politici, lasci la repubblica spontaneamente. Dove si trova Gamsakurdia, del resto, nessuno lo sa, tranne pochi stretti collaboratori. Un suo portavoce ha detto che l'ex Presidente non si è presentato in pubblico perché «è indisposto ed ha bisogno di cure mediche». Ma a Tbilisi, la capitale georgiana in mano ai ribelli democratici, si crede che egli si trovi a Gali o a Sukhumi: due località della regione autonoma di Abkhazia, da cui potrebbe partire in aereo da un momento all'altro, [e. st.] I! presidente ucraino Kravciuk
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